Contatto

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Sofia

Si era fatto giorno e per qualche strana ragione ero serena, niente turbamenti, niente preoccupazioni, ero energica nostante avessi dormito poco ma non ero stanca.
Mi lavai lentamente e presi tutto il tempo che mi serviva, mi ero svegliata presto e  non avevo nessuno che mi corre vandietro.
Mi misi dei jeans strappati, una felpa e delle convers 'semplice ma con stile' pensai guardandomi allo specchio.
Feci colazione, salutai mamma ed uscì da casa.
Durante il tragitto verso scuola pensai a 'Lei', pensai a ciò che successe ieri e alle infinità di emozioni che avessi provato e quanto lei potesse provocare in me tutto ciò 'quanto potesse essere bella' mi incalzò suvito il mio subconscio. Passai tutto il mio tragitto con questi pensieri che non mi accorsi che fossi già arrivata a scuola, ci mise veramente così in fretta o ero io che ero troppo presa dai mie pensieri.
Giunta quindi davanti alla scuola e con largo anticipo non mi rimaneva che attendere il suono della campanella e guardandomi in giro vidi l'auto di Caterina parcheggiata  'È già arrivata' pensai.
Oggi non avevo matematica e quindi non avevo lei e ciò mi rese leggermente cupa, un miscuglio tra tristezza e nostalgia.
Entrai a scuola e alla prima ora avevo inglese, la mia voglia era pari a zero  'che palle' borbottai tra me e me.
Quando arrivai in classe mi misi con la testa contro il banco, neanche avevo iniziato che già ero stufa e mi stava salendo piano piano il malumore e l'acidità. Quando la campanella suonò la mia testa era ancora appoggiata al banco e sapevo che la professoressa sarebbe arrivata da un momento all'altro ed essendo poi al primo banco pensai non sarebbe stato conveniente farmi trovare così ma non ce la facevo. Rimasi ancora così senza preoccuparmi più di tanto.

Fhuuuuuuuuu

Sentì all'improvviso un soffio freddo che mi fece rabbrividire tutta la schiena e venire la pelle d'oca, sollevai velocemente la testa e quando la vidi mi accorsi che non era l'insegnante d'inglese "Che ci fa qui?" esclami confusa "La professoressa d'inglese oggi non è potuta venire e quindi mi hanno messo in supplenza da voi " mi rispose con tono pacato
"Per chi non mi conoscesse sono Tiffany Stinson e sono la professoressa di storia " si presentò a tutta la classe mostrando un portamento fiero e rivolgendomi più volte sguardi e sorrisi 'Be almeno meglio di inglese' pensai, "Chi deve fare i compiti li faccia  se no li do io qualcosa da fare" disse a voce alta.
Decisi quindi di approfittarne e farmi i compiti per portami avanti con materie e passai tutta l'ora ad annoiarmi tra un esercizio e l'altro e da sguardi indiscreti provenienti dalla cattedra. Finita l'ora Tiffany preparò le sue robe per potersene andare ma arrivata alla soglia della porta si girò e si rivolse a me "Sofia mi puoi aiutare a portare la roba" chiese con tono ammiccante. La sua figura si estendeva davanti a me e  nonostante le sue continue giocate a me non dispiaceva, in fondo voleva solo scherzare e divertirsi, non era una cattiva persona  "Va bene" le risposi accenando un sorriso.
Mi dirissi verso di lei la quale mi stava aspettando "Sei sempre così disponibile" disse facendo l'occhiolino e accenando un sorriso.
All'improvviso la mia falsa stabilità si trasformò in una acerba tristezza alla quale non seppi spiegare, pensai che forse era stato un bene ad accompagnarla per saltare un po' di lezione dell'ora successiva. 
Scendemmo le scale e la inspiegabile tristezza non mi passava adesso volevo solo tornare a casa.
Pensai a come poteva una giornata partire bene con tranquillità e benessere e finire così con un inspiegabile sbalzo d'umore.
Force centrava Lei, forse ero solo io o forse stavo impazzendo. Perché all'improvviso così, non me lo sapevo proprio spiegare.
Stavo pensando tra me e me quando all'improvviso nel scendere le scale mi diressi, invece di fare uno scalino ne feci due alla volta perdendo  così l'equilibrio.
La mia mente si svuotò di colpo, sentivo solo l'aria farsi più veloce e la gravità perdersi poco a poco, chiusi gli occhi per non vedere, per non sentire  "Attenta!" esclamò Tiffany preoccupata alla vista.
Sentì una stretta verso il mio fianco, una mano stringeva forte la mia maglia e poco dopo con moderata forza e movimento veloce mi spinse verso di lei portandomi verso il suo petto stringendomi forte.
"C'è mancato poco" sospirò affannata tra preoccupazione e sollievo, mi accarezzò lievemente la testa con fare dolce e come risposta mi scostai leggermente a lei facendo scontrare i nostri sguardi "Già" risposi sollevata accennando un sorriso triste.

Caterina

Oggi ero partita presto per andare a scuola. Per qualche motivo ero serena, l'aria era fresca leggermente fredda ma quel freddo che si sopportava. Appena arrivai a scuola vidi solo i bidelli, entrai nella sala insegnanti e con calma mi preparai il materiale necessario. Oggi non era una giornata impegnativa avevo solo 3 ore da svolgere e varie ore buche, rimasi sulla sedia fissando il paessaggio oltre la finestra dell'aula a contemplare.
La mia mente era calma, serena e spontaneamente pensai a ieri, pensai a Sofia.
Quella ragazza era uno scrigno di segreti, di espressioni, di carattere; i suoi occhi trasmettevano un qualcosa di affascinante ma al tempo stesso pericoloso, scoprire le varie sfaccettature dei miei allievi mi piaceva ma in particolare questa soprattutto. Sofia non era come le altre, lei aveva un non so che la rende speciale. I suoi vari sbalzi di umore, da tenera poteva diventare sfacciata e viceversa. La sua profondità caratterizzata  dal una fragilità così nascosta ma sopratutto la sua capacità di entrare così  dentro nelle menti delle persone.
Mi soffermai abbastanza a lungo sui miei pensieri quando però la campanella li interruppe 'E ora di andare' sospirai.
Per fortuna le prime due passarono velocemente trovandomi bene con la nuova. Era brava, volenterosa e capace, come le miea altre classi.
Adoravo quando riuscivo a trasmettere ai miei alunni la voglia di fare e di imparare, mi stimolava solo a fare meglio ed amare questo lavoro ,maggiormente.
Quando le due prime ore finirono avevo a disposizione un'ora libera, e quindi  decisi di andare a prendere un caffè ma prima mi recai in sala  insegnanti per posare la roba e prendere i soldi.
Sistemato e preso l'occorrente mi dirissi verso la machinetta del caffè e giunta al luogo improvvisamente sentì una mano appoggiarsi alla mia spalla era grande e forte " Biongiorno" disse con voce roca e profonda, riconobbi quella voce "Buongiorno a lei preside" gli risposi dopo essermi voltata "Si sta prendendo un caffè?" mi domandò con aria allegra 'no guarda contemplavo la macchinetta del caffè' incalzò il mio subconscio "Si" risposi  educatamente tralasciando il commento ironico del mio subconscio  "Anche io, che coincidenza" esclamò fin troppo entusiasto " Già " risposi semplicemente sorridendo e notando l'espressione felice del suo viso.
Ci presimo un caffè e poco dopo ci dirigemmo davanti alla porta dell'ufficio del preside e durante il poco tragitto parlammo del più e del meno. L'osservai nelle sue espressioni, nei suoi movimenti, e nei gesti. Egli era un uomo tanto bello quanto buffo, faceva domande sciocche e faccie strane che mi facevano molto ridere ma dovetti trattenere le risate per non apparire scortese.
Arrivati alla porta del suo ufficio lo ringraziai della compagnia e lo salutai con cordialità dirigendomi anche io nel mio luogo, ma proprio prima che potessi avviarmi verso la sala insegnanti una mano mi prese e fermò il mio movimento facendomi girare "L'accompagno" mi disse risentendo la stessa voce si prima con tono gentile sorridendo e al suo sorriso mi accorsi che aveva un sorriso bellissimo e inoltre anche un buon profumo.
Ci avviammo insieme verso la sala insegnanti quando all'improvviso sentimmo un grido provenire dalle scale, preoccupati  ci affrettammo a raggiungere, a passo svelto, il luogo dal quale proveniva l'urlo ma giungemmo sul posto rimasi a bocca chiusa osservando solo la scena.

Davanti a te non ho difeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora