Di nuovo umana

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Solo in quell'istante mi resi conto di quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che avevo avuto due gambe ed una voce che non ringhiava.

Così mi avvicinai a September, che se ne stava rannicchiato come gli altri sotto un albero, il volto pallido ornato di quella barba che lui non sopportava, ispida, incolta. Lo avevo sentito lamentarsi parecchie volte di non potersi radere, ma adesso era in uno dei suoi rari stati di quiete assoluta.

Era fermo e con la testa di Yanrin, grigia e bordata di bianco, sulle ginocchia. Yanrin era una giovane lupa di un anno che lo aveva accolto con una positività che non mi sarei aspettata da una creatura selvaggia e passava con lui molto più tempo di quanto non ne passassi io.

Non appena September mi vide avvicinarmi fece una specie di cenno con la testa e affondò le dita nella pelliccia del collo della lupa grigia, poi non si mosse più. Io gli premetti il naso sulla camicia, poi insinua la punta del muso dentro il colletto, toccando i miei vestiti che lui si era conservato addosso.

September capì

«Vuoi i vestiti?» mi chiese, felice di potermi rivedere in forma umana «Questi?» estrasse un pacco da dentro la camicia e lo porse alle mie mascelle.

Io afferrai la stoffa fra i denti e mi allontanai. Mi ricordai di non aver mai tentato il procedimento inverso, in teoria non avrei dovuto sapere come si torna umana... ma io sentivo dentro la mia testa una specie di pulsante che aspettava di essere premuto per farmi tornare umana... in realtà più che ad un pulsante somigliava a una specie di corda di seta bianca, lunga e sottile, perfetta al tatto.

Mi addentrai nel bosco, sapevo di avere bisogno di calma e di silenzio.

Posai i vestiti, che sballottati da me non avevano più quel loro aspetto perfettamente piegato, e mi sedetti sul terreno compatto. Bene, adesso dovevo solo toccare quella corda nella mia testa, ma non sapevo con quali mani avrei dovuto farlo... quelle fisiche non le avevo, dovevo immaginarmele.

E d'improvviso capii che quel filo bianco e liscio era la mia glabra umanità e che per toccarla dovevo desiderarla.

Desiderare l'umanità... forse era più difficile di quanto pensassi, ma ci provai.

Per quale motivo avrei dovuto desiderarla? Ecco, ne trovai uno di motivo: fare felice September.

Incredibilmente riuscii per un istante a sfiorare il filo bianco.

Il mio corpo ebbe uno spasmo. Per un istante immaginai di avere le mani per poter tenere la mia pelle al suo posto, pelle che sembrava rivoltarsi e bollire. Le volevo quelle mani, per trattenere il mio calore sulle spalle. Pensai per qualche istante che forse avevo sbagliato procedimento e stavo morendo, ma boccheggiando mi dissi che non era possibile, che era giusto così, che dovevo soffrire un po' per avere le mani, che era un prezzo da pagare per tornare su due gambe.

Così mi piegai in avanti sulla terra, finendo con il muso sul muschio. Stupidamente mi ritrovai a tentare di concentrarmi disperatamente sull'odore di una animale che non conoscevo e che era passato giorni prima in quel punto. Strinsi i denti e stranamente li sentii cedere e mi spaventai finché non capii che quella sensazione era dovuto al fatto che stavano rientrando dentro le mie gengive fondendosi con le ossa facciali.

Tutto il mio corpo scricchiolava e gemeva, le mie labbra tremavano e su esse passava l'aria che fuoriuscendo emetteva versi strani, incomprensibili, bassi e bestiali.

Il dolore che stavo provando non era neppure la metà di quello che avevo provato quando mi ero trasformata in lupo e capii che probabilmente era dovuto al fatto che ormai il mio corpo era divenuto più elastico, aveva imparato a trasformarsi.

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