Uno spettacolo di magia

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Ci dirigemmo verso l'esterno, dove fra poco sarebbero iniziati i veri festeggiamenti. Finii rapidamente il coniglio arrosto e mi asciugai le dita sulla maglietta.

September mi fulminò con lo sguardo, storcendo la bocca con disappunto.

Arrivarono altre macchine ed altri ospiti. Nessuno di loro era insignificante, ma cosa mi aspettavo da September? Non certo impiegati statali.

I più formali di tutti erano i due gemelli, William e Teodore, nei loro completi marroni con cravatte rosse, occhiali lindi dalla montatura nera e neppure un ciuffo della loro capigliatura castana fuori posto, considerato il fatto che i due minuscoli riccioli che gli cadevano sulla fronte erano uguali fra loro e dunque assolutamente voluti. Non parlarono con nessuno, non porsero la mano a nessuno, non accennarono neppure a fare auguri o portare regali.

Lucrezia gli girava sempre intorno, come se quei due stecchini potessero proteggerla da me. Beh, forse potevano,erano tanto strani che non avevo ancora avuto modo di capire fino a che punto fossero realmente pericolosi.

L'ospite più caotico, disordinato, euforico di tutti era invece Eugenio, un ragazzino di circa diciassette anni, spettinato, unto, macchiato, incapace di stare lontano dal cibo. Si presentò a me non appena scese dalla sua Smart gialla a pallini rossi tutta infangata, porgendomi una mano grassa con dita che somigliavano a wurstel crudi, con unghie piccolissime. Odorava di maionese, ketchup e di colori a tempera, ma il fatto che usasse spesso questi materiali era già perfettamente visibile ad occhio nudo.

Indossava una maglietta nera a disegnini gialli che mi dava l'impressione di potermi fare venire il mal di testa e, forse, le convulsioni se la avessi fissata troppo a lungo.

«Piacere, sono Eugenio, vengo da Palermo, sono uno studente».

Io lo guardai socchiudendo gli occhi.

«Io sono Furiadoro» Gli risposi «E sono un licantropo»

«Oh, un licantropo? Le femmine possono essere licantropi?» parve stupito

«Certo che si»

«Ah, certo... che stupido... me lo dicono sempre che guardo troppi film» si passò una mano dietro la testa

«Fra i film e la realtà c'è un certo stacco, anche quando sono film sugli umani normali» concordai io «Penso che molte versioni cinematografiche mentano su di noi»

«Non venirmi a dire che siete i buoni della storia» fece una strana mossa, puntandomi con entrambi gli indici «Ho sentito storie da raccapriccio su di voi, lupi»

«Si, anche io»

«Sentite o... provate?» c'era una luce strana nei suoi occhietti castani

«Provate» risposi, sogghignando «Ovviamente»

«Ovviamente» anche lui sogghignò, ma come per riflesso, e non riuscì ad essere convincente come lo ero io «Ti interesserebbe... il dominio del mondo?» mosse su e giù le sopracciglia, come un personaggio dei cartoni animati

«Mi sembrava quasi ovvio che avessi capito... è il mio principale hobby»

«Conquistare il mondo?» Eugenio saltellò sul posto, buffamente «Anche il mio!».

Quel ragazzino poteva anche sembrare buffo e infantile ad un'occhiata superficiale, ma in verità vi dico che trovai in lui un pizzico di iniziativa e di buonsenso in più rispetto a chiunque altro fra gli ospiti fino ad ora presenti. E poi c'era una scintilla di non so che nei suoi occhi castani, vivaci, che lo rendeva, in qualche modo, complice. E di cosa, complice? Avremmo davvero conquistato il mondo? Beh, non per merito suo, poco ma sicuro. Ma io... era da un po' che ci pensavo, da quando avevo saputo di essere la chiave speciale di non si sapeva bene cosa... era una cosa che avevo messo in conto, quello di diventare padrona della terra.

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