Epilogo

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Non posso neanche muovermi, lo spazio è troppo poco. Ho un leggero mal di testa, ma è dovuto alla persistenza dell'odore del luogo e all'aria viziata, non troppo preoccupante.

Sono qui, in questa piccola cella, una cosa come tre metri e mezzo per tre metri e mezzo, niente luce eccetto una candela, unico oggetto presente oltre al notebook Acer, grigio chiaro, su cui sto scrivendo.

Perché tutte le mie speranze sono andate in fumo in quel momento, proprio quando il sole è sorto. Posso giurare su tutto ciò che mi è caro che ho creduto fermamente di poter vincere, quando ho visto le pianure sabbiose indorarsi gloriosamente.

Eppure è andata in maniera completamente diversa da come immaginavo. Il mio organismo non ha retto a tutto quello stress, se ne è infischiato del glorioso momento della vittoria ed ha deciso che tornare normali in quel momento fosse la cosa migliore da fare. Se solo mi avesse lasciato un minuto in più... e invece no, mi ha lasciata a contorcermi in mezzo alle sofferenze più atroci e a una pozza di materiale organico che continuava a fuoriuscire dalla mia bocca e che sapevo essere la mia stessa carne, il mio stesso sangue.

Sapevo che avevo incastrata fra i denti la sfera di luce e ho cercato di raggiungerla con la lingua oppure di forarla con i denti per attivarla, ma all'improvviso ho sentito uno strappo enormemente doloroso al livello della gola ed ho gridato. La camicia di Vlad mi è scivolata fuori dalla bocca, ancora avvolgendo la pallina che doveva essere la mia speranza di salvezza e Lilith se ne è impadronita, sogghignando davanti ai miei occhi increduli ed annebbiati.

Su, forza, dormi lupo... dormi.

Tutto era diventato confuso, mi sono addormentata, e quando mi sono svegliata ero qui. Lilith aveva deciso di essere abbastanza "misericordiosa" per fornirmi dei vestiti. Vestiti, francamente, scomodi e probabilmente di una taglia più piccola. La verità è che fa freddo e lei non vuole che io ne muoia. Ne deduco che non siamo più in Arabia, ma da dove sono in questo momento, capitemi, non si vede molto e quindi non posso capire dove mi trovo.

Il fatto che io sia ancora qui significa che molto probabilmente September e Vlad sono morti. Dopotutto l'ultima visione che ho avuto del piccoletto non lasciava presagire che sarebbe sopravvissuto. Pazienza.

Due giorni dopo l'inizio della mia permanenza in questo schifoso, lurido, cubicolo nero, Lilith mi ha fatto mandare un suo servitore vampiro che, oltre alla classica razione di sbobba al sapore gomma di camion, mi ha portato il notebook. Lo chiamano così, "notebook". È un computer portatile.

Quando l'ho acceso e sono entrata nell'account che portava il nome di "Fenrir", mi è apparso sullo schermo un avviso particolare, niente a che vedere con il solito "T'è scaduto l'Antivirus, vattelo a rinnovare".

No, era un messaggio fermato da vossignoria "schifo" Lilith in persona. Marcisci all'inferno, brutta bastarda infida e libidinosa, visto che so che leggerai tutto quello che ho scritto. Marcisci, ti dico.

Il messaggio che mi ha mandato faceva così (ho usato un copia e incolla, le mie dita sono già troppo stanche):

Furiadoro, o Fenrir, se preferisci il tuo nome arcaico, con questo oggetto ti chiedo un favore.

Lo so che, dopo aver letto questo frase, il tuo istinto ti suggerirà di scagliare il computer contro il muro, ma per favore non farlo, anche per te stessa, e capirai il perché quando avrai finito di leggere. Leggi tutto, poi sei libera anche di non obbedire al mio consiglio, di non farmi questo favore.

So di te che hai avuto una vita intensa, per quanto tu ne possa ricordare poco, e vorrei che tu me la scrivessi. Dopotutto non hai più speranze di vita e i tuoi amici sono stati uccisi (di questo ti fornirò le prove, se mi farai il favore di scrivere), perciò non farai loro un torto confessandomi la vostra storia. Inoltre, desidero sapere il tuo cammino anche per fare un favore a te. Vlad definiva questo "il Cammino delle Leggende" e credeva che solo i vincitori di questo scontro sarebbero stati in seguito ricordati dagli uomini come le nuove leggende, i nuovi mostri, i nuovi timori.

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