Cacciare cacciatori

119 21 2
                                    

«Set» Mormorai «Non lo vedo. Cosa devo fare?»

«Pensavo che ormai lo avessi capito... certo, gli esempi che ti ho dato oggi sono piuttosto rozzi e grossolani, ma pensavo che il succo lo avessi carpito» il suo tono si fece falsamente lusinghiero «Sei una creatura così intelligente»

«Di cosa stai parlando?»

«Vieni con me. Allontaniamoci da qui... tu dai troppo nell'occhio».

Uscimmo dal salone. Il cortile esterno si era già quasi spopolato del tutto da quando dentro avevano attaccato con la musica da ballo. Tutta quella gente, probabilmente, non aveva mai avuto la possibilità di ballare un vero valzer e non voleva certo farsi scappare l'occasione. Questo, considerata la situazione, era un bene perché finalmente avevamo uno spazio per parlare di cose sovrannaturali senza che gli invitati ci fissassero straniti.

Set si fermò e si appoggiò al muro con fare stanco

«Avrei voluto un approccio pacifico» iniziò, socchiudendo gli occhi «Avrei voluto raccogliere informazioni su di loro, su come vivono, dove operano e perché, esattamente, vi danno la caccia. Ma un lupo dorato gigante mi ha messo i bastoni fra le ruote. E allora sono costretto a trovare un altro modo per prendermi quello che voglio» mi guardò con le palpebre strette, come se fossi troppo luminosa ed insieme irritante «Il grande lupo dorato deve fare quello per cui è nato, no?»

«Cosa?» chiesi, avanzando verso di lui di un passo

«Non credevo che tu non riuscissi a indovinarlo...» era deluso

«Un lupo... un lupo, da quel che ne so, è fatto per cacciare » mi giustificai «Non riesco a trovare altre... cioè... è quello che sa fare meglio»

«Esatto» illuminandosi mi prese la mano e la voltò verso l'alto «Queste mani... queste mani sono fatte per tendersi nel buio e per carpire la preda mentre essa corre. Corre incontro alla morte.. Guardale. Tu sei fatta per cacciare ed è quello che ti chiedo di fare stasera» di nuovo si sollevò in punta di piedi e mi guardò dritta negli occhi, a un soffio dal mio volto, il fiato caldo che mi sfiorava le guance «Nasconditi nell'ombra. E divieni ombra. Devi solo prendere quell'uomo, Sebastian Barren. Non mi interessa se lo ferisci, se gli strappi un braccio o una gamba, se lo accechi, ma fa in modo che possa parlare quando lo porterai al mio cospetto»

«Sei diabolico, Set» constatai, affascinata dal lato oscuro che il mio giovane amico non mi aveva mai mostrato «Non pensavo che mi avresti mai chiesto una cosa del genere»

«Neanch'io» ammise lui, riabbassandosi alla propria altezza e chinando un po' il capo «Ma tu mi stai facendo vedere le cose da... da un lato diverso, Se fossi solo non lo fare mai, ma tu sei un goldenwolfen. Cacciare gli esseri umani è nella tua natura ed io non voglio forzarti a fare cose che in natura non faresti. Sono contro i maltrattamenti agli animali, lo sai, no?» mi sorrise, genuino, gentile, con ogni traccia di malignità dissolta.

No, non era malvagio, lui. Solo che voleva il mio bene ed io ero una persona assolutamente malvagia. Forse. No, non ero malvagia, ero, come diceva lui, solo molto naturale. Ed era nella mia natura uccidere e ferire. Feci un bel respiro profondo, poi mi chinai verso September e cinsi il suo piccolo corpo morbido con le braccia. Era una bella sensazione.

«Grazie, Set» Sussurrai.

Lui rimase immobile per qualche istante, poi ricambiò l'abbraccio cercando di metterci forza, ma non sarebbe mai riuscito, comunque, a farmi male

«A cosa devo questa tenerezza?» chiese, rassegnato

«Sei piacevole, da strizzare» mentii. O forse no.

Urban LegendsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora