Quel che Lilith fece a Vlad

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Venne la sera e la nave attraccò ad un molo ampio di una città che non potevo conoscere. Nessun ricordo ancestrale che sorgeva, nessuna impressione, era solo una vecchia cittadella araba nella quale i turisti si sarebbero fermati a fare le foto. Ero tornata giù nella cabina, con la scusa che dovevo andare in bagno, e mi ero consultata con September e con Vlad, che si era svegliato.

«C'è qualcosa che non va, sembra che in cucina sia andata a male una scorta di qualcosa di cui adesso devono fare rifornimento» Mi spiegò September, mentre Vlad, seduto sul letto, continuava a darmi pacche amichevoli sulle spalle «Così hanno messo in conto una tappa in più. La maggior parte dei turisti, comunque, non si sono lamentati, a loro piace scendere a prendere souvenir... ed è sicuro come la morte che le scorte della cucina le abbia manomesse proprio la piccola Angela, per poter scendere qui»

«Logico e plausibile» commentai «Quindi, adesso, ci porta da Lilith. Dovete venire con me, giusto?»

«Si, esattamente, non possiamo mica lasciarti lì da sola... eh, Furio? Com'eravate romantici oggi pomeriggio, mano nella mano, a guardare il cielo... ohhhh!»

«Ma dai, piantala!» gli diedi una breve spinta e lui ridacchiò «Quella lì voleva baciarmi! Ci credi?»

«Ma è perché sei terribilmente affascinante, no? Avresti dovuto legarti i capelli»

«A proposito, stanno crescendo troppo... ormai mi ci viene quasi una coda vera, se li lego»

«E non è male, credimi. I capelli lunghi sono belli, no? Lo vedo come guardi quelli di Vlad»

«È... diverso... » scoccai un'occhiata al vampiro, che sembrava non aver sentito una sola parola del discorso «I suoi sono morbidi e neri. I miei sono chiari e ispidi. E non saranno mai lunghi come i suoi, non ci arrivano»

«Ah, è vero che i tuoi più di tanto non crescono. Comunque la tua innamorata ti aspetta, adesso, non vorrai farla attender oltre, non è vero?»

«Smettila. Andiamo, Vlad, Angela crede che tu sia il mio vampiro domestico di infimo livello»

«Cosa?» Dracula sobbalzò, borbottando adirato con le sopracciglia così basse da ombreggiare i suoi occhi scarlatti «Come hai osato?».

September tirò fuori un registratore, trafficò per qualche istante e poi dalla scatola nera venne fuori la voce di Angela

«Deve essere proprio un novellino...».

Vlad sbuffò, irritato

«Si riferisce a me?»

«Si» confermai, con un po' di riluttanza

«La dissanguerò»

«Ma a quanto pare lo sei, sei davvero un... novellino. I vampiri dell'esercito di Lilith possono stare svegli di giorno»

«Anche io posso!» si lamentò lui, con ferocia

«Beh, adesso andiamo, non vorrete farla aspettare?» si intromise September, prendendo con una mano la mia spalla e con l'altra quella del vampiro e spingendoci con un certo vigore verso la porta «Forza, forza, forza!».

Io e Vlad raggiungemmo la ragazzina. Notai che il principe non stava neppure tentando di essere affascinante come al solito, anzi, nascondeva tutto quello di buono (o di malvagio, a seconda dei punti di vista) c'era in lui sotto un velo di sonno e stordimento che non era da lui. Ovviamente stava recitando, ne era segno che mi aveva persino fatto l'occhiolino, nascosto sotto la frangia spettinata in una maniera assurda. Doveva essersi messo dell'acqua in testa, perché i capelli gli stavano appiccicati alla fronte.

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