E si aprirono le porte dell'inferno

115 18 5
                                    

Il cacciatore non faceva parte di nessuna associazione. Lui lavorava da solo, e lavorava sodo, bastando a sé stesso. Anche se adesso era stato usato da qualcuno.

Ma non ero sicura che fosse la stessa cosa per l'essere che stava battendo le ali nel cielo. Non era solo, c'erano occhi che mi guardavano dalla foresta. Erano arrivati da poco, da pochissimo, ma non mi ero neppure accorta della loro presenza finché il loro signore non si era sollevato.

L'odore nell'aria non era più solo quello del sangue.

L'atmosfera vibrava. Guardai il corpo del cacciatore, stramazzato al suolo, poi sollevai ancora lo sguardo.

Non avevo mai visto qualcosa del genere.

Delle propaggini nere si dipanarono dalle ali gigantesche, silenziose nell'aria immota, mentre il battito potente dei due arti fatti per volare mi lanciava contro un odore sgradevole, acuto, dolce. Maturo come un frutto caduto dall'albero, come un loto sfatto, l'odore della putrefazione coperto da qualcos'altro di più carnoso, che nell'insieme davano l'odore dello zucchero, del succo di arance e di spazzatura lontana.

Lanciai un ululato di avvertimento, poi richiusi la bocca ed il suono della rabbia continuò a vibrarmi dietro i denti serrati.

Tutto intorno a me vibrava e ronzava. Spasmi incontrollabili mi colpivano alla gola, facendomi emettere un verso iroso e spasmodicamente prolungato, un singhiozzo ferino.

Poi mi voltai e iniziai a correre. Non fuggivo nel vero e proprio senso del termine, piuttosto cercavo di evitare uno scontro che mi sembrava facilmente evitabile, anche se, per motivi a me stessa ignoti, mi dispiaceva lasciare il cacciatore alla sua sorte.

Mentre correvo, qualcosa cercò di afferrarmi una zampa e mi strisciò sul fianco, ma non mi fermai a controllare cosa fosse, pur avendo qualche sospetto dato dalla natura fredda e asciutta dell'oggetto.

Giunsi in fretta nella conca naturale in cui si erano accampati i miei compagni. Loro si erano già addormentati, ma era più che normale calcolando la stanchezza delle fatiche giornaliere che comportava il nostro viaggio.

September era davvero un amorino, piccolo e cicciottello, con gli occhi chiusi, le braccia chiuse intorno al collo di Cuscino. Decisi di parlargli per raccontargli quello che era successo.

La primavera non era del tutto inoltrata, ma quel giorno faceva particolarmente caldo, e September dormiva senza giacca, così come la mia felpa, di solito indossata da Sharazad, giaceva appallottolata vicino a un sasso. Mi avvicinai allo zaino di September e lo aprii lentamente afferrando fra i denti la cerniera e aiutandomi con le zampe, poi estrassi i miei pantaloni grigi, sepolti sotto una valanga di prodotti di primo soccorso, pomate e posate.

Trascinai via anche la giacca e cercai di trasformarmi sotto un albero poco lontano. Non ci riuscivo, ogni volta che cercavo di innescare la reazione iniziavo a tremare sempre più forte, fino a sentire dolore, e allora dovevo sdraiarmi e respirare profondamente per riprendere il controllo.
Per la prima volta nella vita desideravo profondamente essere umana, per avere una voce chiara che confidasse a September ciò che provavo. E ciò che provavo era rabbia e dolore. Ero stata a un passo dall'andare in berserker, prima, davanti al cacciatore. Ce l'avevo quasi fatta a diventare la cosa più feroce e incontrollata che conoscevo.

Se fossi andata in berserker, se avessi ucciso il cacciatore... le mie prede seguenti, quelle che avrei incontrato dopo, sarebbero state Cuscino e September.

Capii la necessita di possedere un autocontrollo.

Ma ciò che desideravo di più era riuscire di nuovo a trasformarmi. Mi sedetti tranquillamente e controllai le ferite. Una era un buco all'attaccatura della coscia, la più profonda, un'altra, che non riuscivo a vedere, era probabilmente lunga e sottile sul mio collo. Ma quella più spaventosa era sul fianco: uno squarcia ampio e dritto nella carne, sanguinante, con i bordi gonfi a causa dell'infiammazione. Iniziai a leccarlo, cercando di ripulirmi abbastanza da potermi rigenerare rapidamente.

Urban LegendsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora