Ehy Lavinia,
mi chiamo Thomas ed ho diciassette anni.Sento la porta dell'ingresso aprirsi e richiudersi, segno che probabilmente mia madre è tornata a casa dopo aver accompagnato mia sorella a logopedia.
Oggi a ricreazione ho passeggiato per i corridoi come mio solito e ti ho vista con Federica.
Parlavate. Niente di speciale.
Era il giorno in cui mi aveva detto che si trasferiva...
Poi sei scoppiata a piangere e lei ti ha imitata.
Vi siete abbracciate non avete smesso un secondo di singhiozzare o di tenervi strette l'una all'altra finchè non è suonata la campanella.
La porta si riapre e mia madre riesce: chissà dove sta andando. Non lo so mai dove va o con chi sta.
Vi siete prese per mano, come eravate solite fare all'uscita da scuola, quando vi aspettavate davanti al portone, in attesa, in caso una di voi due fosse uscita più tardi.
Eh già, era il nostro rito...lo facevamo sempre.
Ma perchè tu lo sapevi?
Nonostante fossimo alla terza ora, vi siete prese mano ed avete varcato la soglia del portone della scuola, uscendo.
Davvero tenevi a me, Thomas?
Non sei più tornata in classe quel giorno, Lavinia.
L'ho accompagnata in stazione e ci siamo salutate là.
Non avevo capito cosa fosse successo a te o a Federica.
Avrei voluto chiedertelo e stringerti forte a me, in caso ne avessi avuto bisogno. Io ne avevo.
Io anche Thomas. Ma tu non l'hai mai fatto.
Ma sono stato fermo, per paura di fare qualcosa di sbagliato.
Scusa, forse avrei dovuto farlo.
Io non aspettavo altro.
Tuo, Thomas.
***
Ehy Lavinia,
mi chiamo Thomas ed ho diciassette anni.Osservo l'orologio al mio polso: sono le 10, e quindi mio padre arriverà tra quattro ore da lavoro, visto che sta in tribunale, dato che da famoso avvocato in città qual'è, oggi aveva un'udienza.
Oggi ho aspettato che tu uscissi dalla classe per andare in corridoio per parlare con Federica ma non l'hai fatto.
Mi ricordo quel giorno. È stato l'unico giorno di pace che io abbia mai avuto in quel periodo.
Sei rimasta seduta al tuo posto, ferma lì, all'ultimo banco all'angolo, vicino la finestra, mentre la classe si svuotava.
Fissavi fuori dal vetro, senza battere ciglio. Non mangiavi, non bevevi.
Niente.
Eri lì Thomas?
Mi sono sporto dalla porta della classe per vedere in corridoio e Federica non c'era.
Ti ho osservata a lungo, sai?
No, non lo sapevo di piacerti.
Avevi lo sguardo perso nel vuoto ed un'espressione apatica in viso.
Avrei voluto venirmi a sedere all'ultimo banco affianco a te.
Perchè non l'hai fatto, cavolo. Io avevo bisogno di te.
Ma non l'ho fatto per paura che non avresti gradito la mia presenza.
Volevo la tua presenza più di ogni altra cosa al mondo, Thomas.
Scusa, forse sarei dovuto venire.
Tuo, Thomas.
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Thoughts/Thomas Bocchimpani [IN REVISIONE]
Hayran KurguStill hear you in the breeze, see your shadow in the trees.