Chapter 48

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~Erika's Pov

"Ecco, tieni" dissi porgendo il bicchiere d'acqua con la medicina a Logan.

Lo bevve a fatica, dopodiché si coricò nuovamente.

Gli misi in fronte una pezza bagnata per far scendere la febbre.

Chiuse gli occhi e cercò la mia mano tra le coperte; la strinse.

"Vuoi riposare?" chiesi accarezzando il dorso della sua mano con il mio pollice.
Scosse la testa "Voglio stare con te" sussurrò.

Sorrisi e gli stampai un bacio sulla guancia.

"Passerà" sussurai.

Lui annuì con il capo, prendendo respiro.

"Ti amo tanto" disse stringendo gli occhi; forse gli faceva male troppo la testa.
"Ti amo anch'io" risposi.

Mi alzai lasciandogli la mano e coprendolo per bene.

"Dormi un po', ok?" chiesi.

Mi guardò per qualche secondo e annuì richiudendo gli occhi.

Chiusi la porta e telefonai sua madre.

"Erika, è successo qualcosa?" chiese lei.
"Logan ha la febbre" la informai.

Non la sentii più.

"Pamela, ci sei?" domandai.
"Si... Si... Cosa gli hai dato?"
"Un'aspirina" risposi.
"Va bene... Sto arrivando" mi disse.
"Va bene... A più tardi"
"A dopo" disse chiudendo.

Dopo circa un quarto d'ora, arrivò; aveva un busta in mano.

"È in camera tua?" mi chiese.
"Si, ti acc" stavo per dire, ma mi interruppe "So la strada, non preoccuparti" sorrise e salì.

Mi chiesi come mai era così preoccupata per suo figlio... Era solo una semplice febbre, o no?

~Logan's Pov

Non riuscivo a prendere sonno... Troppi pensieri, troppi incubi che stavano diventando reali; sentii la porta aprirsi e si rivelò la figura di mia madre.

"Ti ho portato le medicine" mi informò.
"Non voglio prenderle" mi lamentai.
"Vuoi che Erika scopra qualcosa?" chiese lei.

Roteai gli occhi.

Si sedette accanto a me, mise nel bicchiere l'acqua che Erika aveva lasciato sul comodino e mi diede in mano tre pasticche.

"Tutte queste?!" chiesi esterrefatto.
"Tutto queste" affermò mia madre.

Le buttai tutte giù; avevano uno strano sapore.

"Vedrai che fra qualche minuto ti sentirai meglio" mi disse mamma dolcemente, accarezzandomi la guancia.

Annuii abbassando il capo e nascondendo il viso tra le mani.

"Che c'è?" mi chiese.
"Tutto ciò è estenuante... Erika si è preoccupata così tanto e io le ho mentito per l'ennesima volta" confessai.
"Dille tutto" mi consigliò.
"Non voglio che soffra" controbbattei.
"Soffrirà comunque appena lo verrà a sapere da qualcun'altro"

Ci fu qualche minuto di silenzio, poi mi disse "Il dottore stamattina mi ha telefonata... Mi ha detto che devi partire fra quattro giorni"

Guardai il calendario "Cosa?! Proprio il giorno della Vigilia di Natale?!"
"Mi dispiace"
"Volevo passarlo con Erika" mi lamentai.

In quel momento sentimmo bussare; entrò la mia ragazza.

"Come stai?" mi chiese premurosa.
"Meglio" risposi.
"Credo che voi due dobbiate parlare" disse mia madre uscendo, prendendo con sé la busta contenente le medicine.

Erika si avvicinò al letto e si sedette accanto a me.

"Abbracciami" le ordinai supplichevole.

Lei mi guardò per un attimo incuriosita, ma poi fece quanto le avevo detto, comprensiva.

La strinsi a me dandole un bacio sulla guancia.

"Devo dirti una cosa" dissi serio.

Lei si staccò un po' da me e mi guardò in attesa della notizia.

"La Vigilia di Natale partirò" confessai.

Lei distolse il suo sguardo dal mio e si alzò.

Passeggiò da un lato all'altra della stanza.

Si morse le labbra, ma alla fine scoppiò a piangere.

"Perché?" mi chiese fermandosi e guardandomi.
"Me lo ha detto mamma" risposi.

Si risedette vicino a me e mi chiese "Cosa diavolo sta succedendo Logan?"

E ora? Che cosa le avrei detto? 'Sai Erika, ho un tumore al fegato e devo andare a fare la chemioterapia per un anno, sperando di non lasciarci le cuoia' oppure le avrei inventato una scusa.

Alla fine mi decisi "Devo andare in un centro di riabilitazione in Texas"
Lei rimase stupita e chiese nuovamente la causa.
"Mamma ha l'ernia del disco e deve fare fisioterapia" dissi guardando altrove.
"E perché non la fa qua?" chiese.
"Perché i migliori fisioterapisti vivono in Texas e lavorano in quella clinica" spiegai.
"E perché devi andarci pure tu?"
Non sapendo che rispondere, seguii il mio stupido istinto "PORCA PUTTANA ERIKA, MA I CAZZI TUOI NO?! MI STAI FACENDO MILLE DOMANDE, MI HAI ROTTO I COGLIONI" gridai.
"Scusa" balbettò sussurrando, versando delle lacrime silenziosamente.

-C.c.cosa avevo fatto... Cosa minchia le avevo detto?!-

"Oddio, scusami tu. Sono un mostro, non volevo dirti quelle cose" dissi abbracciandola forte.

Le feci appoggiare il capo sul mio petto e le accarezzai i capelli.

"Mi dispiace tanto" le bisbigliai con voce rotta "Non volevo" continuai.

La sentii singhiozzare e sapevo che era stata colpa mia, ma ero stressato da tutto quello che stava accadendo e mi ero sfogato contro di lei ingiustamente.

"Non c'entri niente tu" dissi passando un dito sotto i suoi occhi per asciugarle le lacrime.
"Domani andiamo a prendere i regali per tutti, ok?" chiesi dolcemente.

Lei sollevò il capo e annuì accennando un sorriso.

Le impressi un bacio sulle labbra e le accarezzai le guance.

"Quando tornerò, staremo per sempre insieme" mormorai.
"Lo spero" disse sfiduciata.
"Ma certo piccola... Te lo prometto su me stesso" le risposi, poggiando la mano destra sul cuore.

Mi diede un bacio e stampo e sistemò la sua testa nell'incavo del mio collo.

Poi, ad un tratto, il mio cellulare squillò: Sparks.

"Pronto" sbruffai.
"Henderson domani mattina, qui alle 9. Devi fare un'intervista, pubblicheremo la tua prima canzone su Spotify, Deezer, Play Store e chi ne ha più ne metta e, infine, lavoreremo sulla seconda canzone" mi informò d'un fiato.
"Ok" risposi semplicemente.
"Non fare ritardo" gridò attaccando.

"Che carattere" mi lamentai mettendo in stand by il cellulare.
"Secondo me, in fondo, è fiero di te" disse Erika.
"Dici?"

Annuì sorridente.

"E tu?" chiesi.
"E io cosa?" domandò non capendo.
"Tu sei fiera di me?" richiesi.
"Certo" rispose senza indugio.
"Se non ci fossi tu avrei già mollato tutto" sospirai.

Lei mi guardò stranita.

"Mollato tutto?" chiese.
Deglutii "Si insomma... Sparks e tutto il resto che ha a che fare con lui" spiegai gesticolando; in realtà, se non ci fosse stata lei, non avrei neanche iniziato la chemioterapia.
"Logan, hai talento e devi metterlo sul palco, devi dare il meglio di te. Sarai il migliore" mi disse accarezzandomi la guancia e imprimendo un bacio sul mio naso.

Posai le mani sui suoi fianchi e la avvicinai di più, baciandola dolcemente per un minuto abbondante.

"Ci riposiamo un po'?" chiesi.

Annuì e si mise tra le coperte, poggiando dolcemente il capo sul mio petto.

Mi sarebbe mancato tutto ciò.

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