Capitolo secondo: Thè al melograno

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La seconda volta che Ryley incontrò il corvino di certo non fu più per una casualità.

In università aveva concluso poco e niente. Non era riuscito nemmeno a prendere degli appunti decenti e se n'era accorto con rammarico solo quando, uscito dall'ultima lezione, aveva provato a rileggere quella specie di cruciverba che aveva formato sulla pagina.

Aveva tanto pensato al commesso che, nonostante fossero ormai le sei e fosse davvero improbabile che si trovasse ancora nel piccolo market, Ryley decise comunque di passare a dare un'occhiata.

La gioia che aveva provato nel trovarlo ancora dietro il bancone, ma questa volta con le cuffie nelle orecchie ed intento a leggere un libro, fu indescrivibile.

Senza passare davanti al bancone, si spostò verso il frigorifero per poter scegliere disinteressatamente la sua bibita. Si girò varie volte verso il commesso e più lo guardava, più si convinceva che quella polo blu non sarebbe mai potuta stare meglio su qualcun altro.

Provò anche a leggere il titolo del libro, ma la copertina era praticamente spiaccicata sul bancone e lui ancora non aveva sviluppato la vista a raggi X, tristemente.

Solo alla terza occhiata, dopo aver pensato a come volesse sfiorare le sue goti lattee e potersi perdere nei suoi occhi scuri come la pece, notò un cartellino appeso alla polo celeste.

Preso dalla foga di scoprire il suo nome, afferrò la prima bevanda che gli capitò sotto mano e si avvicinò alla cassa.

Il cartellino citava uno stringato "Shougi" che gli fece venire voglia di piangere. Non era nemmeno sicuro della corretta pronuncia di quel nome straniero, ma subito gli parve il più bello che avesse mai sentito, o meglio, letto.

"Esattamente com'è che si pronuncia il tuo nome?"

Ovviamente Ryley non perse occasione per fare suo quell'argomento e provare ad iniziare una conversazione con quella specie di figura celestiale che si era ritrovato davanti agli occhi.

Figura celestiale che non si era nemmeno accorta della presenza dell'altro finché non aveva aperto bocca. Dopotutto aveva ancora le cuffie infilate nelle orecchie.

"Cosa, scusami?"

Si tolse giusto una cuffia ,mentre nell'altra ancora fluivano le note della canzone.

Ryley pensò di non aver mai visto cosa più adorabile della sua espressione confusa.

"Come si pronuncia il tuo nome?"

Non perse il sorriso nemmeno un attimo mentre porgeva nuovamente la domanda al commesso. Non lo perse nemmeno quando quello si rinfilò la cuffia dopo aver brutalmente troncato la conversazione.

"Non sono cazzi tuoi."

E mentre il corvino si convinceva che l'altro non fosse altro che un parassita fastidioso...

...Ryley si sentiva sempre più attratto dal suo modo gelido di trattare con lui e giusto per vedergli alzare gli occhi dal libro ancora una volta, posò la bevanda che aveva precedentemente afferrato sul bancone.

Lo sguardo color pece effettivamente si spostò dal libro all'oggetto, ma il ragazzo si premurò di non guardare mai il cliente. Voleva solo che sparisse dalla sua vista e così che potesse continuare a leggere il suo libro in pace.

Batté il codice della bevanda sulla cassa e diede lo scontrino all'altro.

"Sono 1.80€."

"Ecco qui, arrivederci."

Ma l'altro non stette nemmeno a sentire le sue parole e tornò a leggere.

Ryley uscì dal negozio con un gran sorriso in volto e una schifosissima bottiglia di thè al melograno.

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