Capitolo Venticinquesimo: Amore

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ShouGi aspettava ormai da ore il rientro del castano con ansia.

Quel giorno, ShouGi era di riposo e ciò significava che aveva visto Ryley giusto a colazione, prima che uscisse per recarsi a lavoro.

Dall'incendio erano passati più di due mesi ed il castano si era ormai ambientato nell'appartamento di ShouGi.

I due ragazzi erano più vicini che mai.. Erano, appunto..

ShouGi non sapeva più cosa pensare dopo ciò che era accaduto la sera prima.

I due ragazzi, come molte volte prima di allora, entrarono a tentoni dentro la stanza.
Le mani esploravano i corpi e le bocce suggellavano baci frenetici, disordinati.
Le guance arrossate dalla passione ed i cuori a mille, premuti l'uno contro l'altro.

Sentivano entrambi quel familiare nodo allo stomaco, quella stretta potente creata dall'unione di passione e sentimenti.

Poi il castano venne spinto sul letto, che ormai non era più solo impregnato dell'odore del corvino, ma di un miscuglio a metà tra l'uno e l'altro ragazzo.

Una fragranza che era solo loro e che racchiudeva ogni loro più nascosto sentimento.

ShouGi, nonostante avesse visto, ormai più volte, il castano in quelle condizioni-eccitato ed accaldato, con i capelli che ricadevano sul viso e le clavicole piene dei suoi marchi- non riusciva ancora ad abituarsi a quella visione.

Ogni volta pareva di vedere un nuovo lato di Ryley, qualcosa di inesplorato, che nessun altro avrebbe avuto il piacere di osservare.

A quel punto fu un attimo ed i loro corpi nudi erano a contatto, ogni centimetro di pelle esposta alla mercé dell'altro, fidandosi ciecamente.

Dopo aver intrecciato le dita, aver mischiato le anime, aver marchiato a fuoco nel profondo l'altro.
Dopo essere stati un tutt'uno.

Seguì un attimo instabile e l'aria sembrò tremare quando dalle labbra del castano sfuggì un tenero "Ti amo".

ShouGi, con il capo poggiato sul suo petto e solo il rumore dei loro pesanti respiri nell'aria, sentì la gola chiudersi.

Avrebbe voluto rispondere, dire qualcosa, qualunque cosa. Dire che anche lui l'amava, che non aspettava altro, che desiderava che quel momento non finisse, ma le parole sembravano morirgli in gola ogni qualvolta aprisse la bocca.

Ci vollero pochi secondi perchè sentisse il castano diventare teso sotto di lui e ne servirono ancora meno perchè il più basso si alzasse dal letto e dopo aver recuperato velocemente i vestiti, uscisse a passo svelto dalla stanza.

Il corvino pensò di seguirlo, di raggiungerlo e dirgli che andava tutto bene, ma non riusciva a muoversi, si sentiva impotente.

Passarono la notte in quel modo:
Il castano che silenziosamente affogava la propria sofferenza nei cuscini del divano ed il corvino, appena nella stanza affianco, con le coperte fin sopra la testa a chiedersi cosa ci fosse di sbagliato in lui.

Il mattino seguente Ryley aveva cucinato la colazione per entrambi, com'era solito fare e poi, senza donare al corvino un secondo sguardo, era uscito di casa.

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