Capitolo Diciasettesimo: Cena

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Quella sera, dopo ore di corsi, Ryley uscì dall'università non desiderando altro che il proprio letto, ma ormai si era preso l'impegno di aiutare ShouGi mattina e sera, non poteva mica tirarsi indietro.

Quando arrivò al market però, davanti alla cassa si estendeva una lunga fila di clienti e neanche a farlo a posta, la prima della fila era una signora sugli ottanta che contava le monetine una ad una poggiandole sul bancone difronte a ShouGi.

ShouGi approfittò del castano sulla porta per distrarsi dal contare centesimo per centesimo i soldi dell'anziana signora.

Quando Ryley vide il corvino gesticolare verso il magazzino, non perse tempo a raggiungere la porta.
Una volta dentro, Ryley camminò diretto verso la scrivania in cui ShouGi teneva i documenti e si lasciò andare pesantemente sulla sedia.

ShouGi, tra tutti i clienti in fila e la chiusura, impiegò più di due ore a raggiungere il castano e quando infine  si avvicinò alla scrivania, non si sorprese nel trovarlo profondamente addormentato contro il mogano scuro.

Non tentò nemmeno di svegliarlo, andò semplicemente a recuperare la propria giacca e gliela adagiò sulle spalle, per poi sparire tra i vari corridoi del magazzino per ripulire e fare l'inventario.

A fine turno, tra la spalla dolorante da quella mattina e la schiena a pezzi, l'unico desiderio di ShouGi era chiudere il market e allontanarsi il più velocemente possibile.

Si ricordò del castano addormentato nel magazzino giusto perché non riusciva a trovare la propria giacca.

"Hey, Ryley. Sveglia"

Ryley rispose con un paio di mugoli e girandosi dall'altra parte.

ShouGi lo trovò tanto adorabile che per un secondo si chiese se fosse il caso di non svegliarlo e ammirarlo ancora per il qualche minuto.

Ovviamente, non era il caso.

"Ryley, svegliati. Devi andare a casa"

Ryley intanto aprì gli occhi e per un attimo credette di star ancora sognando quando la prima cosa su cui si posò il suo sguardo fu ShouGi.

Poi, in seguito, realizzò di trovarsi in uno scuro scuro e polveroso magazzino.
Magazzino che avrebbe dovuto aiutare a pulire e sistemare, cosa che, ovviamente, non era accaduta.

Sperava solo che il corvino non fosse troppo arrabbiato con lui.

ShouGi intanto stava ammirando l'imbarazzo farsi spazio sul volto dell'altro ragazzo. Era così abituato a vederlo arrossire, ma il viso arrossato dell'altro gli faceva sempre un certo effetto.

"Dai, alzati e andiamo. Devo solo chiudere la grata"

Ryley realizzò che l'altro dovesse aver fatto tutto da solo e quando lo vide stringere i denti mentre tirava la grata del negozio, Ryley si sentì davvero in colpa per essersi addormentato.
Oltretutto, sempre per colpa sua, il corvino doveva aver una spalla fortemente dolorante e lavorare da solo doveva solo aver peggiorato la situazione.

ShouGi, nel frattempo, si massaggiava lievemente la spalla. In quel momento davvero agognava che le mani delle ragazzino al suo fianco lo toccassero come quella mattina.

Poi a Ryley venne un colpo di genio e con chissà qualche coraggio, fece una proposta piuttosto azzardata al ragazzo dai capelli color pece.

"Per caso posso offrirti la cena?"

ShouGi si sentì spaesato. Sapeva di interessare all'altro, ma non credeva che Ryley sarebbe mai riuscito ad essere così diretto.

Per diavolo! Solo per baciarlo aveva dovuto fare ShouGi il primo passo, questo cambio di ruoli lo aveva sconvolto.

"C- cosa?"

Ed ora balbettava anche. Di male in peggio ShouGi, di male in peggio.

Ryley entrò in panico. Solo in quel momento si rese conto di quanto le sue parole potessero essere fraintese.

"S- sì, la cena. Mi dispiace di non esserti stato d'aiuto oggi e la tua spalla sembra davvero messa male. Se vuoi posso offrirti una cena molto casalinga e poi cercare di alleviare un po' il tuo dolore. Non ti aspettare troppo però, non sono un ottimo cuoco"

ShouGi ridacchiò mentalmente. Vedere quel brunetto così frustrato era sempre un piacere. Sapere che era lui stesso a renderlo così, ancora di più.

"Mm.."

ShouGi fece finta di pensarci

"Ma sì, perchè no. Andiamo, sai guidare?"

Ryley annuì e ShouGi gli lanciò le proprie chiavi della macchina.

"Perfetto, allora per questa volta guidi tu, ma guai se ferisci la mia bambina"

E Ryley non potè far altro che ridere quando si rese conto che ShouGi parlava effettivamente della propria auto.

Il viaggio fu silenzioso, Ryley cercava di non deconcentrarsi, ma lo sguardo di ShouGi su di sè lo metteva a dura prova.

ShouGi, d'altro canto, approfittò apertamente della situazione per osservare i lineamenti dell'altro e si domandò da quanto si fosse trasformato in un tale ammasso di romanticume. Forse Ryley non aveva poi tutta questa "buona influenza" su di lui.

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