Capitolo 19

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Stinse i denti. Non avrebbe urlato. Non gli avrebbe dato questa soddisfazione. Quando era tornato al castello era consapevole di cosa lo aspettava. Aveva attraversato l'arco di pietra che dava accesso al cortile interno con tutta la dignità possibile ma sapeva di star tornando da fallito. Non aveva mai mancato un incarico. Aveva ucciso tutti gli oppositori che gli erano stati indicati senza porre domande o farsi alcun tipo di problema. Quella ragazza era diversa però .Aveva capito che apparteneva alla sua vita precedente, a quella vita che non riusciva a ricordare. Prima di incontrarla i suoi ricordi partivano dal giardino mezzo distrutto di una villa. Non aveva mai pensato alla sua vita precedente, non gli interessava, sentiva solo il bisogno di ubbidire e rendere il padrone fiero di lui. Aveva spesso sentito gli altri paragonarlo ad un cane, un animale che vive solo per rendere felice il padrone ma lui non era un cane, era un lupo. Nonostante la poca simpatia che i più vicini a Salomon nutrivano per lui il ragazzo era diventato fin da subito una figura fra le più importanti nella nuova gerarchia. Ma adesso che aveva fallito, che non aveva ucciso l'unica persona in grado di annientare il suo sovrano cosa sarebbe diventato? Forse era davvero solo un cane che ritornava a casa con la coda fra le zampe. Appena messo piede alla corte quattro guardie lo circondarono e lo portarono ai livelli inferiori. Non gli dettero nemmeno il tempo di vedere il signore che serviva. Poco dopo essere entrato era già legato e pronto per essere punito.


Non sapeva da quanto era che veniva frustato ma era sicuro di non aver mai emesso un suono per dar soddisfazione al suo aguzzino. Lord Russel era fra quelli che più lo odiavano ed infatti non si era stupito di trovare lui già pronto con la verga in mano al suo arrivo in quella stanza.


"Sapevo che prima o poi avresti sbagliato lupacchiotto. Così impari cosa succede a credersi i padroni quando invece si è solo un cane"il ragazzo trattene un ringhio, non era il caso di dare al lord un motivo per prolungare la punizione.


Per provare a distrarsi aveva provato a pensare a quella ragazza. Voleva capire perché gli faceva quell'effetto. Ma soprattutto voleva sapere perché l'amava. La consapevolezza di quel sentimento era arrivata come una doccia gelida, inaspettata. Non capiva come potesse amare qualcuno che non aveva mai visto se non da lontano eppure sentiva di conoscerla. Non ci aveva mai parlato ma sapeva che la sua voce era la più bella del mondo. Non l'aveva mai vista sorridere ma sapeva che il suo sorriso era meraviglioso. Lui doveva ucciderla ed invece si ritrovava a volerla proteggere. Dal nulla era apparsa la consapevolezza che Salomon la voleva morta e che siccome lui non aveva portato a termine l'obbiettivo probabilmente qualcun altro l'avrebbe fatto al posto suo. Doveva fermarlo, chiunque egli fosse. No in realtà non doveva. Doveva solo subire la sua punizione e poi rimettersi al servizio del padrone, e ubbidire, stavolta.


Aveva meno libertà, gli sembrava di essere sempre sotto controllo. Faceva finta di nulla ma continuava a sentirsi a disagio. Non perché fosse controllato ma perché non sapeva dove era lei, cosa stesse facendo o come stesse.


Si ritrovava spesso a vagare e dalle parti del portone di ingesso principale o vicino la Porta del Lupo, un portale più piccolo situato sul retro e poco sorvegliato. Il legno scuro con intaglati dei lupi che ululano ad una luna nera sotto una rupe su cui svetta una figura demoniaca. Il giovane non l'aveva mai utilizzata. Non ne aveva motivo. Aveva sempre pensato che quella porta fosse per coloro che volessero scappare o non avessero buone intenzioni. Ora però quella porta lo attirava inspiegabilmente anche se era semplicemente una porta chiusa da tempo e impossibile da aprire.


Si svegliò nel suo letto nel cuore della notte, la luna calante era solo uno spicchio poco luminoso. La stanza era fresca ma lui era fradicio di sudore. Provò a ricordare cosa stesse sognando prima di svegliarsi ma fu tutto inutile. Si alzò e andò in bagno per recuperare un panno in modo da potersi asciugare. Il sonno lo aveva abbandonato del tutto. Non poteva uscire dalla stanza a quell'ora della notte senza destare sospetti così si sedette sul davanzale della finestra osservando il giardino che circondava il palazzo. Al limitare degli alberi una figura attirava tutta la luce. Un lupo dal manto chiaro lo fissava insistentemente. Non era molto lontano e il ragazzo riuscì a vedere nitidamente i suoi occhi. Erano scuri con un anello celeste a circondare la pupilla. Il cuore gli perse un battito. Aveva già visto quel lupo ne era sicuro. Ancora una volta non sapeva quando o come l'avesse incontrato ma sapeva di conoscerlo.

la Vexillifer,  il lupo e il dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora