"Allora adesso qual'é il piano?" gli chiese Clary, mentre lo seguiva in corridoio. Sebastian le dava le spalle e da quella prospettiva le ricordò Jace. Una fitta al cuore la pervase, ma cercò di scacciarla. Doveva raccogliere informazioni prima di cercare di fuggire.
Erano arrivati in soggiorno quando Sebastian si fermò e voltandosi le porse una giacca nera appena presa dall'appendiabiti. "Mettila. Andiamo a fare un giro." Clary lo guardò scettica.
"So che cosa stai pensando Clarissa. Pensi sia strano che io ti lasci uscire, senza prima potermi fidare di te."
"Incredibile. Mi hai letto nel pensiero." gli disse lei ironica, infilandosi la giacca pesante.
Sebastian tirò la bocca in un sorriso. "Be forse è reciproco." I suoi occhi si fissarono su quelli di Clary, seri e risoluti, e una strana sensazione pervase lo stomaco della ragazza. Le sembrava allo stesso tempo di andare a fuoco e di sentire puro ghiaccio sulla sua pelle.
"Forse dobbiamo imparare entrambi a fidarci a vicenda." E con questo si voltò verso la parete del soggiorno, che adesso emanava un vago bagliore azzurro, e ci passò attraverso. Un portale. Senza pensarci due volte anche Clary ci si buttò a capofitto e per un attimo le parve di venire risucchiata da un vortice d'acqua. Non sapeva dove stesse andando o che cosa la attendesse dall'altra parte. L'unica cosa che sapeva, era che non avrebbe perso di vista Sebastian.
Dall'altra parte Clary trovò veramente l'acqua. Metri e metri di acqua che si estendevano per chilometri intorno a loro. Di varie sfumature e tonalità che variavano dal verde bottiglia al grigio azzurro degli occhi di Alec. I vari corsi d'acqua formavano spirali intorno a loro, unendosi, per poi biforcarsi di nuovo. L'aria era umida e un po' opprimente e una vasta nebbia avvolgeva i canali e gli edifici intorno ad essi. Sembrava una città rimasta ferma nei secoli. Riemersa da un quadro del Romanticismo soltanto per essere rimirata ancora una volta, prima di sparire per sempre. Un bellissima illusione, che com'era arrivata, sarebbe svanita.
"Benvenuta a Venezia." le disse la voce profonda e vibrante di Sebastian all'orecchio dietro di lei. Il suo respiro le solleticò la guancia e il collo, e il suo naso le aveva sfiorato i capelli ritraendosi, provocando leggeri brividi nel piccolo corpo di Clary. La ragazza si scostò in fretta, attribuendoli alla paura.
"Io non... non credevo fosse possibile" balbettò Clary senza fiato. Era ancora presa ad ammirare gli stupendi edifici, le guglie, le gondole, i canali... L'artista che era in lei avrebbe voluto dipingere tutto, fermarsi lì per ore a cercare di immortalare il colore, la magia, l'essenza di Venezia. Ma sapendo di non poterlo fare, cercò di imprimersi nella mente ogni dettaglio, come una fotografia.
"Sapevo ti sarebbe piaciuto." Sebastian le rivolse un sorriso compiaciuto. In qualche modo in quel gesto Clary riconobbe qualcosa di Valentine, forza, furbizia, sicurezza. Lui si mosse e quel ricordo sparì così com'era comparso. "Forza andiamo."
Clary seguì Sebastian lungo le strette stradine che fiancheggiavano i canali, tenere il suo passo non le era più difficile, grazie al duro allenamento con Jace, ma quando arrivarono finalmente a destinazione ne fu felice. Era una zona di Venezia totalmente sconosciuta ai turisti, anzi al mondo. Sembrava che quella piccola parte di città non fosse ancora stata contaminata da niente. Manteneva il suo splendore unico, simile ad un paesaggio incantato. La magia era palpabile in quella piccola piazzetta illuminata dalle flebili luci natalizie, che pendevano dai rami di un albero cresciuto proprio in mezzo alla piazza. Sembravano tante piccole lucciole pronte a rischiarare l'oscurità col loro bagliore. Tutto intorno alla quercia erano disposti dei tavoli con delle tovaglie a scacchiera e delle candele. Clary non avrebbe saputo immaginare niente di più bello.
"Vieni." Aprofittando di quel momento di distrazione, Sebastian afferrò la mano di Clary e la condusse ad uno dei tavoli, sotto ai rami della quercia.
"é bellissimo, Sebastian. Come hai fatto..."
"Come faccio a conoscere un posto del genere?" lui sorrise, abbassando lo sguardo mentre si accomodava di fronte a Clary. Le sue ciglia fini come granelli di sabbia, che gettavano ombre sulle sue guance, al lume di candela. "Negli ultimi anni ho viaggiato molto, Clarissa. E in uno di questi viaggi mi è capitato di trovare questo posto."
"Di sicuro fa colpo sulle ragazze." scherzò Clary, non sapendo bene come le fosse venuto in mente di scherzare con suo fratello.
"Non ci porto le ragazze qui. Tu sei la prima." Le disse lui sollevando lo sguardo dal suo menù. Clary si sentì arrossire e non capì a cosa fosse dovuto. Decise di rimanere in silenzio, anche quando Sebastian ordinò la loro cena al cameriere in italiano.
"Hai deciso di non parlarmi più?" le domandò lui subito dopo, sporgendosi in avanti sul tavolo.
Ricordandosi del suo proposito, Clary si risvegliò dal suo letargo. "No. Solo che io sto in silenzio se non ho nulla da dire."
"Tu non hai mai nulla da dire, Clarissa. è questo che mi piace di te. Sei sincera. E anche impulsiva. Non ti importa di che danni può provocare quello che dici o fai. Lo fai e basta." Silenzio. Clary riusciva a sentire l'acqua del canale lambire i ciottoli della piazza. Era una musica incessante ed eterna. "A volte vorrei tanto sapere quello che pensi in quella tua testa."
"Perché hai liberato Jace? Perché proprio me per seguirti? Perché mi hai portato qui, Sebastian?" Clary scoppiò esasperata. La stanchezza della giornata che le piombava addosso all'improvviso come un macigno sul cuore. Non riusciva più a sopportare tutti quei segreti, quei dubbi, quelle mezze verità, le menzogne.
Lui la guardò con il suo sguardo nero pece che sembrava farla affogare nelle profondità dell'oceano. Appoggiandosi allo schienale della sedia, le rispose: "Ho liberato Jace, perché faceva parte del nostro patto. E ho scelto te, per seguirmi, perchè sei mia sorella. Sei una Morgenstern, Clarissa, che ti piaccia o no. Noi due siamo le ultime due persone al mondo che condividono lo stesso sangue." La luce della candela fece scintillare l'anello dei Morgenstern al suo anulare. "Tu sei la mia ultima possibilità. E io non ho intenzione di lasciarmela scappare." Nei suoi occhi c'era qualcosa di indecifrabile e oscuro, che Clary non riuscì a capire.
"La tua ultima possibilità per cosa?" gli domandò lei, indagatoria. Voleva tutta la verità e sapeva che quello sarebbe stato forse l'unico momento in cui Sebastian gliel'avrebbe detta.
Lui la scrutò con gli occhi luccicanti e Clary si chiese se fosse per il vino o per le candele. Nella penombra i suoi lineamenti sembravano più marcati, ancor più spigolosi e scuri. "Lo scoprirai. E poi anche noi dobbiamo mangiare, no?"
"Che cosa?" Clary era spiazzata.
"La tua ultima domanda. Perché ti ho portato qua." Le fece un cenno della mano come per indicare la piazzetta. "Anche noi dobbiamo mangiare e io non avevo certo voglia di cucinare."
"E poi" proseguì, "bisogna festeggiare. E qui hanno il vino migliore della città."
E così dicendo prese il bicchiere di Clary e lo riempì fino a metà di vino, glielo porse e poi prendendo il suo, disse: "Un brindisi. Alla tua salute sorella. Acheronta movebo."
Chiudendo gli occhi, Clary mandò giù.
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Le Stelle del Mattino (Clabastian)
Fanfiction"Tu a chi appartieni?"gli chiese Clary ridacchiando. "Io appartengo a te, come tu appartieni a me, Clarissa." Lui le si avvicinò. Clary riusciva a sentire il suo respiro sul viso, il calore del suo corpo contro il suo, il suo cuore battere contro la...