Clary camminava sulla strada sterrata. Un sottile strato di polvere si stava depositando sulla punta degli stivali, mentre il vento autunnale le scompigliava i ricci ribelli, insinuandosi nei suoi vestiti. Era sola. Sola con se stessa e con i suoi pensieri. Gli eventi degli ultimi giorni avevano stravolto il suo mondo. Pochi attimi erano riusciti a cambiarla.
I ricordi le affollarono la mente, mentre le immagini si susseguivano senza sosta. D'un tratto i suoi pensieri tornarono agli attimi successivi alla morte di Sebastian. Lo sguardo addolorato di Jace, mentre col viso impassibile di un angelo l'osservava, china sul corpo ancora caldo del fratello. "Tu lo ami." aveva detto d'un tratto. Clary era stata colta alla sprovvista da quella frase, soprattutto pronunciata da Jace. Ma poi comprese che lui aveva capito, molto prima di quanto non avesse fatto lei, la verità. Così gli aveva risposto fra le lacrime, con quanta più sincerità possibile: "Lo so che la sua natura é cattiva." Si era girata per ammirare il ragazzo senza vita accanto a lei, soffermandosi sul suo volto. Aveva un espressione serena, le labbra rilassate, quasi piegate in un sorriso, gli occhi neri chiusi. Così le sembrò quasi che stesse dormendo, che da un momento all'altro avrebbe aperto gli occhi e l'avrebbe baciata. E il suo cuore pianse ancora più forte. "Ma lui mi ama. E per questo io lo amo."
Poi era comparso Simon in cima alla collina, con la sua fronte corrugata dalla preoccupazione e l'espressione angosciata, che osservando la scena con una prima occhiata, aveva espresso a Clary tutto il suo dolore e la sua compassione per lei in uno sguardo color nocciola. Uno sguardo che le assicurava la sua protezione e il suo supporto, come amico e come fratello, qualsiasi cosa fosse accaduta. E subito dopo, come margherite in un prato primaverile, spuntarono l'uno dopo l'altro, Isabelle, Alec, Magnus. Clary sentiva il peso di ognuno dei loro sguardi su di sé, come un enorme macigno.
Subito dopo quel ricordo svanì e venne rimpiazzato da un altro. Delle voci che si rincorrevano a vicenda, una grande sala illuminata, centinaia di uomini vestiti di nero. I suoi amici che testimoniavano al suo processo davanti al Conclave. Le loro parole impresse nella sua mente con lettere di fuoco. "Clary non ha nulla a che vedere con i piani del fratello. Ne sono certo." aveva giurato Simon davanti a tutti gli Shadowhunters presenti nella Sala degli Accordi.
Se non fosse stata ritenuta innocente, le aveva spiegato Jace, poco prima dell'inizio del processo, sarebbe finita nei sotterranei della Guardia, marchiata come traditrice e condannata a morte. Dovevano crederle. Dovevano crederle ad ogni costo, aveva detto. Doveva convincerli con ogni mezzo necessario. O sarebbe morta.
Dopo Simon, era salito Jace sul palco, per raccontare la sua versione dei fatti. Lui l'avrebbe protetta, di questo non dubitava. Tutti l'avrebbero fatto. Ma a quale prezzo? "Ho ucciso Sebastian Morgenstern." L'intonazione oscura della sua voce risuonò come un eco nella mente di Clary. "Poi ho liberato Clary. Che si trovava lì, nel Burren, alla battaglia, come sua prigioniera, dopo che Sebastian l'aveva rapita a New York contro al suo volere." Furono chiamati anche Isabelle, Alec, Magnus, Luke. Tutti testimoniarono i fatti di quella fatidica notte nell'Irlanda del Nord. Tutti testimoniarono il falso, pur di salvarla. Ma voleva essere salvata? Poteva essere salvata?
Una leggera foschia stava immergendo il paesaggio in un vago grigiore, mentre gli enormi pini si stagliavano verso l'alto, come giganti neri. Il cielo sopra di lei era ormai denso di pesanti nuvole. L'aria era diventata gelata e tagliente, mentre Clary avanzava a passo spedito. Il limitare della foresta apparve davanti a lei. L'odore del muschio, della corteccia bagnata e della terra umida, l'avvolsero completamente, appena vi entrò. Continuava ad avanzare, avvicinandosi sempre di più al cuore verde e pulsante di quel luogo avvolto nel mistero, dove ogni cosa le dava una sensazione di profonda pace, eppure al contempo anche di profonda tristezza. Il tempo e il luogo sembravano aver compreso il suo stato d'animo, e rispecchiarlo in loro stessi.
Più incedeva, più sentiva l'aria densa di umidità riempirle i polmoni. Ed ecco, dopo aver superato le ultime linee di pini, estendersi davanti ai suoi occhi, una lacrima argentea in mezzo a quel mare verde. La terra nera accoglieva le sponde del lago, dove si infrangeva l'acqua, nel suo leggero, ma costante movimento. Il riflesso dei pini si rifletteva in quello specchio d'acqua insieme allo spettacolo del cielo, mentre Clary vi si avvicinava ancor di più, fino ad arrivare a sfiorare l'acqua.
Era gelata e limpida eppure allo stesso tempo il suo colore, che variava dal grigioblu, al verde e talvolta anche al nero, le fece venire voglia di immergersi. Farsi lambire dalle acque e dal silenzio, venire trascinata nelle profondità più oscure e dimenticare. Ma il metallo freddo che teneva in mano glielo impedì. Era lì per una ragione. Doveva dare l'ultimo saluto a Sebastian.
Fissò l'urna dorata che teneva nelle mani tremanti, dal freddo e dalla paura di quel gesto. La paura di quello che quel gesto significava: Dire addio per sempre a suo fratello. Accarezzò il metallo lucente e notò il suo riflesso un pò contorto e sbiadito. Vide i suoi capelli rossi riflettersi in una macchia scarlatta vivida e compatta e le parole di Sebastian le risuonarono in testa come un eco: "Rosso. Il colore del fuoco. Del sangue. Del nostro sangue, Clarissa." Chiuse gli occhi, sopprimendo le lacrime che minacciavano di venire a galla. Ma poi altri ricordi, altre parole, altri momenti si intrufolarono nei suoi pensieri. Sebastian che compariva nella sua stanza a New York per portarla con sé, lui che le chiedeva una seconda occasione, e poi ancora loro che visitavano Venezia, il ristorantino nella piazzetta, la gita in gondola. Quando lo aveva seguito a Praga, combattendo per la prima volta al sua fianco dal rigattiere, e poi la loro notte di follia al lampadario di ossa. Il loro bacio sotto le esplosioni di mille polveri fatate. E poi ancora a Parigi, quando le aveva salvato la vita in quello scantinato. La prima notte in cui fecero l'amore e il combattimento in palestra. E infine il Burren. La landa desolata e Sebastian in piedi davanti al suo esercito. La lama di Jace dentro al corpo di suo fratello. Il suo sguardo, quando la vita scivolò via da lui.
E quello fu troppo per lei da sopportare. Il suo cuore si spezzò di nuovo e pianse. Per la prima volta dopo quella notte in Irlanda, pianse. Un mare di lacrime le annebbiò gli occhi e le rigò il viso, ormai gelato dal freddo, ma non le importava. E in quella cieca disperazione si ricordò delle parole di conforto di Simon. "Se ne é andato sapendo di essere stato amato e perdonato. Il tuo amore é il dono che hai fatto al buono che c'era in lui e sarà anche la luce che lo porterà a casa."
E sarebbe stato così. Era andata nella foresta di Brocelind, perché sapeva che era dove Sebastian aveva trascorso la sua infanzia. Era il luogo dove era stato cresciuto, la sua casa. E ora spettava a lei riportarlo lì. Il Conclave aveva negato al corpo di Sebastian la degna sepoltura da Shadowhunter. Lo avevano bruciato e consegnato le ceneri a lei, perché ne facesse quello che voleva. E ora lei gli restituiva la sua libertà e il dovuto onore che si meritava. Era uno Shadowhunter ed era morto in battaglia. Meritava l'ultimo saluto.
Afferrò l'urna nelle sue mani e l'aprì. Al suo interno cumuli di cenere grigia erano tutto ciò che restava di Sebastian. Soppresse un singhiozzo, dicendosi che doveva essere forte e dignitosa. Per Sebastian. Guardò un ultima volta il contenuto dell'urna e poi lo sparse, finché non si divise, cospargendo l'acqua e fluttuando insieme al vento. Vedendo quello spettacolo la mano della ragazza corse istintivamente alla medaglietta al suo collo, con incisi sopra i versi di Virgilio, e una punta di dolore le attanagliò il petto.
"Ave atque vale, fratello."
Pronunciò i versi sacri con onore e speranza. "Trova la tua pace."
E dopo essersi impressa nella mente quell'attimo, voltò le spalle al lago. Sentì un rumore provenire dalla boscaglia e subito dopo un corvo volò gracchiando sopra la sua testa. Alzò lo sguardo e fissò il cielo torbido. Un tuono squarciò il silenzio. E cominciò a piovere.
Per ricordare e non dimenticare.
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Le Stelle del Mattino (Clabastian)
Fanfiction"Tu a chi appartieni?"gli chiese Clary ridacchiando. "Io appartengo a te, come tu appartieni a me, Clarissa." Lui le si avvicinò. Clary riusciva a sentire il suo respiro sul viso, il calore del suo corpo contro il suo, il suo cuore battere contro la...