Facilis descensus Averno

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"Allora adesso che si fa?" domandò Clary, sedendosi su una pila di vecchi libri. Si era già tolta la giacca della tenuta e la camicia, che erano state consumate dall'acido. E ora stava lì ad aspettare che gli Iraze facessero effetto. Sentiva già il bruciore scomparire e le ferite lungo le braccia e sulla coscia rimarginarsi. Sebastian nel frattempo, che non aveva riportato danni dal combattimento, a parte qualche capello fuori posto, stava rovistando in un mucchio di vestiti vintage, ammassati in un angolo della bottega. Dopo la battaglia avevano spento tutte le luci e l'insegna, per non attirare l'attenzione di qualche mondano, quindi ora l'ambiente veniva rischiarato soltanto da una piccola lampadina gialla, che pendeva dal centro del soffitto.

Finalmente suo fratello si voltò verso di lei. Aveva in mano qualcosa di scuro e lucente. La raggiunse con poche semplici falcate e glielo porse. "Adesso andiamo a festeggiare." Aveva un sorriso provocante stampato in faccia. Un sorriso così avrebbe fatto cadere ai suoi piedi migliaia di ragazze, pensò lei. 

Prese l'indumento dalla sua mano e lo osservò. Era una sottoveste nera, con i bordi in pizzo e le spalline talmente sottili, da dare l'idea di spezzarsi soltanto a guardarle. La stoffa era elasticizzata, quindi non ci sarebbe stato un problema con la taglia. Ma con la decenza sì. Non aveva il coraggio di mettere una cosa del genere, anche se l'alternativa non la allettava molto. In discoteca non l'avrebbero fatta entrare con un paio di jeans macchiati e una maglietta ridotta a brandelli. Quindi decise di accettare la proposta di Sebastian, nonostante non ne fosse convinta. 

Andò a chiudersi in bagno nel retrobottega e poco dopo osservò una Clary del tutto diversa riflessa nel piccolo specchio logoro. La sottoveste le sfiorava appena le cosce con il pizzo leggero, e con una generosa scollatura a v, aderiva perfettamente al suo corpo e faceva notare delle curve che non credeva di possedere. Le gambe e le braccia le sembrarono più lunghe e snelle e i ricci indomabili formavano una criniera di fuoco intorno al suo viso. Gli occhi sembravano più cupi e bui del solito e gli stivali fino al polpaccio le davano un aria da dura. Con tutta quella pelle scoperta, lasciava decisamente poco all'immaginazione.

Sebastian la attendeva in negozio. Annoiato stava passando in rassegna dei vecchi volumi, per poi rimetterli al loro posto. Anche lui si era cambiato nel frattempo. Ora indossava una giacca militare vintage sopra alla maglietta e ai jeans neri, con gli anfibi ai piedi a completare il look. Aveva un aspetto da soldato, una macchina da guerra implacabile ed inarrestabile. Persino ora, con i capelli leggermente scompigliati ed umidi, sarebbe potuto finire sulla copertina di una rivista. Per un attimo lo ammirò ed invidiò in silenzio, finché lui non la notò. I suoi occhi neri la intrappolarono, viaggiarono lenti sul suo corpo, partendo dagli stivali, per risalire le gambe e la vita, il seno e infine il viso. Un brivido di disagio la percorse.

"Be direi che va bene." disse infine, aprendo la porta e chinando il capo in una plateale riverenza: "è pronta per divertirsi, mylady?" Quel gesto le ricordò Jace e un acuta fitta di nostalgia le attanagliò il cuore. Cercò di scacciarla, ripetendosi che almeno uno dei due era al sicuro. "Certamente." Lo oltrepassò e uscì fuori nella fredda notte.

I vicoli di Praga erano freddi e bui. Il vento freddo del pomeriggio si era trasformato in tagliente che fece raggelare il sangue caldo di Clary. Aveva ancora l'adrenalina della battaglia in corpo e quel senso euforico, ma pian piano sentì che stava svanendo. Seguì Sebastian lungo vicoli e stradine nascoste e sempre più buie e cupe. Non avevano incontrato persone sul loro cammino e Clary cominciò a dubitare del fatto che fossero ancora a Praga. Di sicuro era notte fonda, ma questo non giustificava il fatto non vedere neanche un anima in giro. Venne distolta dai suoi pensieri quando giunsero a degli scalini di pietra, che sembravano condurre ad una porta incastonata in uno spesso muro medievale. Volse lo sguardo verso l'insegna. "Lampadario di Ossa." le disse Sebastian, camminando all'indietro. "è questo il nome della discoteca in cui ti sto portando." Le diede di nuovo le spalle e attraversò lo spazio che li divideva dalla porta baldanzoso. Sembrava eccitato all'idea di festeggiare.

Le Stelle del Mattino  (Clabastian)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora