Quando dopo la cena uscirono dal ristorante era già notte fonda. Le finestre degli edifici non erano più illuminate, le persone che prima popolavano la piazza così numerose si erano ritirate e la città sembrava essere sprofondata nell'oblio. L'oscurità e il rumore incessante dell'acqua in movimento nei canali accompagnarono Clary e Sebastian mentre tornavano a casa. L'unica cosa a rischiarare la via del ritorno erano gli alti lampioni, che ad interruzioni illuminavano la strada di ciottoli di un vago bagliore. Venezia assume tutta un altra prospettiva di notte, pensò Clary mentre percorreva il fascio di luce di un lampione.
Accanto a lei Sebastian era silenzioso. La sua presenza era in qualche modo rassicurante. In una Venezia sprofondata da un quadro romantico in un atmosfera gotica, Sebastian sembrava essere l'unica costante che avrebbe potuto adattarsi in entrambi i periodi. I capelli chiari sembravano un piccolo punto di luce nell'oscurità, mentre il suo capotto nero lo faceva confondere con la notte. I tratti del viso esprimevano grazia, proprio come quelli di Jocelyn, ma anche forza, grazie agli zigomi spigolosi. La bocca sottile era rilassata, ma gli occhi vigili e sempre all'erta. é bello, pensò Clary con sua sorpresa, era inutile negarlo. Così com'era, illuminato dalla fioca luce gialla, Sebastian poteva sembrare il principe oscuro e maledetto di un romanzo inglese.
D'un tratto Clary sentì mancare la famigliare rotondità dei ciottoli sotto al suo piede e scivolando sulla strada bagnata, cadde per terra, interrompendo i suoi pensieri. Non si era fatta male, ma il suo fondoschiena ne avrebbe risentito il giorno dopo. Comunque cominciò a ridere.
"Clary." Sebastian, che si era mosso in contemporanea con la sua caduta, però, nonostante tutta la sua velocità, non era riuscito ad afferrarla, si piegò subito verso di lei. Nei suoi occhi vide incomprensione, forse preoccupazione, e una punta di fastidio, quando se lo ritrovò davanti.
"Cerca di stare attenta. Non ho voglia di andarti a ripescare nel canale" le disse, afferrando una delle sue braccia e portandosela intorno al collo. Nel frattempo le aveva preso la vita con l'altra mano e la stava tirando su. Nonostante i vestiti, Clary sentì comunque la pressione delle sue dita affusolate sulla pelle. Quando fu di nuovo in piedi, si liberò dalla sua presa il più in fretta possibile, divincolandosi. Fece qualche passo in avanti e andò a sbattere conto al lampione.
"Ma quanto hai bevuto, Clarissa?"le chiese lui, raggiungendola. "Sto bene" biascicò lei, aggrappandosi al palo di ferro, lo sguardo rivolto verso il basso. Accasciata contro al lampione, sembrava un punto bianco e rosso nella notte.
"No, tu noi stai bene. Non riesci nemmeno a camminare dritta." Le afferrò il mento con le dita e la costrinse a guardarlo. Clary cercò di opporre resistenza, ma senza successo. Non voleva che lui la guardasse, non voleva che la vedesse in quello stato. I suoi occhi erano seri, risoluti, intenti ad ispezionarla, ma d'un tratto qualcosa cambiò. Sembravano...divertiti. Nascondevano un idea pericolosa. Una scintilla brillava dento di loro, come a voler rischiarare l'oscurità. "Accetta il mio aiuto, Clarissa." la sua voce era profonda, vibrante, invitante. Sembrava che quel semplice invito nascondesse qualcosa di proibito.
"Io...io..." voleva dirgli di no, voleva dirgli di allontanarsi da lei, ma c'era una parte sconosciuta di lei che avrebbe sentito la mancanza del suo corpo, del suo calore, e del brivido che le faceva provare. Ogni parola mormorata, invito pericoloso, la voce profonda, bastavano a far venire la pelle d'oca a Clary. "Accetto" sospirò lei, vedendo il compiacimento che si allargava sul suo volto.
Senza rendersene conto Clary si trovò in braccio a suo fratello, che la stringeva con mani sicure e avide, come se non la lasciassero più andare. Sentiva la sua gabbia toracica premere contro quella di lui e il suo dopo barba che la inebriava. Sebastian sapeva di uomo, di vino, di acqua salmastra e di vento in tempesta. C'era qualcosa di libero e di selvaggio dentro di lui, qualcosa che Clary non aveva mai visto. Le sue dita chiuse intorno al suo collo sfioravano i suoi capelli fini e folti, che Clary moriva dalla voglia di toccare. Scrutò il suo viso in cerca di segni di affaticamento, ma lui la stava portando sereno, come se fosse una piuma. Si stava lasciando cullare dalla camminata di Sebastian, sentiva i suoi passi sicuri e maschili e capì che nessuno l'avrebbe fermato, se non avesse voluto lui.
D'un tratto però lui si fermò e lei restò delusa. "Ma che cosa..." non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase. Lui le rivolse uno sguardo, come ad assicurarsi che fosse ancora lì, al sicuro, fra le sue braccia, e poi saltò.
Cary si strinse a lui, avvinghiandosi al suo corpo, lui la strinse a sua volta, come per proteggerla dall'impatto. La caduta non fu lunga, ma bastò per ricordare a Clary il loro bacio a Idris vicino alla tenuta dei Fairchild. Allora aveva percepito lo stesso senso di caduta, con la differenza che questa volta era reale.
Quando atterrarono il suo cuore batteva talmente forte contro alla cassa toracica, che temette che Sebastian l'avrebbe sentito. Staccò il viso che aveva nascosto nel suo petto per guardarlo. "Tu sei pazzo" gli disse con espressione seria. "E ora mettimi giù."
Lui sorrise, mostrando i denti bianchi e perfetti. Lo invidiava. Lei non avrebbe mai posseduto quella bellezza perfetta ed incondizionata. Jace la trovava bella, ma Clary ancora non riusciva a capire a che cosa si riferisse. Con i suoi ricci disordinati, gli occhi troppo grandi e la statura minuta e poco formosa, sembrava più una bambola di pezza che un angelo venuto dal paradiso.
"Ti sei fidata" constatò, posandola a terra, o meglio a quello che le sembrava terra. In realtà era una piattaforma di legno, che ondeggiava a ritmo con l'acqua. Era una gondola.
"Non avevo altra scelta." "E ora verrai ricompensata." Clary si voltò a guardarlo sorpresa.
"Sdraiati." La voce di Sebastian era calma e il suo atteggiamento altrettanto, ma Clary notò da una vena che gli pulsava sul collo che era agitato, più di quanto non volesse dare a vedere.
"Che cosa?" gli domandò lei sbalordita, alzando leggermente la voce.
"Ti assicuro che non te ne pentirai, ma fa come ti dico." Lei lo guardò negli occhi, che sembravano volerla penetrare, e non vide niente. Sebastian restava un mistero imperscrutabile per lei.
Decise di fare come le aveva chiesto, dato che non avrebbe ceduto, e si sdraiò. Percepiva il legno umido sotto alla sua schiena e il suo sguardo nero su di lei. Subito dopo anche lui si mosse per sdraiarsi accanto a lei. Movimenti fluidi, aggraziati. Erano vicini, ma non si sfioravano.
"E ora guarda." Lei alzò lo sguardo e dritto di fronte a loro c'era un celo stellato mozzafiato. Nel blu della notte più profonda, migliaia, milioni di stelle facevano a gara per brillare come una manciata di diamanti. Loro stavano ammirando qualcosa che si era già estinto, le spiegò Sebastian. La luce di ogni stella giunge in ritardo sulla terra, in realtà quella stella è già morta. Nonostante tutto però Clary lo trovò confortante. Sapere che anche Simon, Jace, sua madre o Luke potessero guardare quel cielo, magari nello stesse istante la rincuorò.
Il tempo passava, ma loro restavano lì. Andavano alla deriva e si lasciavano cullare dalla ninna nanna delle onde. Ad un certo punto si doveva essere avvicinata a Sebastian, perché ora aveva la testa poggiata vicino alla sua. Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti e lo stordimento e la beatitudine del sonno avvolgerla come una coperta. Desiderava tanto dimenticare. I suoi problemi, la sua situazione, la verità.
Poco prima di scivolare nel sonno, sentì la voce di Sebastian giungerle da lontano, come in un sussurro, come sottacqua, ma sempre calda e confortante:
"C'è qualcosa di affascinante all'idea di perdere completamente il controllo."
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Le Stelle del Mattino (Clabastian)
Fiksi Penggemar"Tu a chi appartieni?"gli chiese Clary ridacchiando. "Io appartengo a te, come tu appartieni a me, Clarissa." Lui le si avvicinò. Clary riusciva a sentire il suo respiro sul viso, il calore del suo corpo contro il suo, il suo cuore battere contro la...