Durante la notte l'appartamento si era spostato e ora Clary stava seguendo Sebastian per i vicoli acciottolati di Praga. In lontananza, dal lugo dove si trovavano, Clary riuscì a scorgere delle guglie, che emergevano dalla fitta nebbia, come in una fiaba. Rimase in silenzio e non disse niente. Le sembrò che anche una sola parola fuori posto avrebbe rovinato la silenziosa eleganza della città. Alcuni edifici medievali, altri in stile coloniale e rustico, costeggiavano le stradine insieme a svariati negozi di souvenir. Praga era famosa tra i ragazzi della sua età per avere tante discoteche, ma in quel momento a lei non importò. Avrebbe di gran lunga preferito visitare quelle dimore medievali e ritrarre le guglie immerse nella foschia.
Ma Sebastian aveva altri piani, anche se non sapeva bene quali. Dopo tanto camminare e girovagare arrivarono in una piazza piena di turisti dove al centro attirava l'attenzione di tutti il grande orologio del municipio. Quasi inconsapevolmente Clary mosse le dita, come per afferrare una matita. Sebastian la osservò con la coda dell'occhio, pur non facendolo notare, e subito dopo si fermò su un lato della piazza. All'ombra faceva freddo, più freddo che a New York in quel periodo dell'anno, e Clary si strinse nelle spalle, rabbrividendo, nonostante la spessa giacca della tenuta.
"Sai c'è una leggenda su quell'orologio" disse lui poi, mettendosi al suo fianco ad ammirare quell' opera di meccanica.
"Si dice che il re abbia commissionato il lavoro ad un artigiano del luogo." Fece una pausa, distogliendo lo sguardo dall'orologio e rivolgendolo verso di lei. "E che alla fine ne fu talmente entusiasta, che fece strappare gli occhi a colui che lo creò."
Clary si voltò a guardarlo, scioccata. "Perché?" gli domandò esterrefatta, con una morsa che le opprimeva il cuore.
"Perché, Clarissa?" Per un momento la fissò meravigliato, quasi incuriosito. "Perché così gli impedì per sempre di costruire qualcosa di altrettanto bello."
"Ma perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?" Lui si sporse in avanti verso di lei e afferrò un riccio ribelle mettendoglielo dietro all'orecchio.
"Perché gli uomini fanno quel che fanno, Clarissa?" la scrutò. Senza attendere una risposta continuò in tono gentile. "Perché sono malvagi. Ogni uomo, anche il più buono al mondo, ha una parte di oscurità dentro di sé. Anche tu. E penso che te ne sia già resa conto." Le accarezzò la guancia con delicatezza. La sua pelle era fredda e ruvida contro alla guancia di Clary e le dita affusolate le sfioravano i capelli.
Clary non sapeva cosa rispondere. In fondo era vero. Anche lei in parte aveva fatto cose orribili e non se ne era pentita. Aveva ucciso suo padre senza pietà e non aveva mai avuto il benché minimo rimorso. Per colpa sua e del suo egoismo Simon era morto ed era stato trasformato in un vampiro. E sempre per colpa sua Jace era costantemente in pericolo. Ma nonostante tutto lei continuava a fare tutto senza rimorsi o ripensamenti.
Immersa com'era nei suoi pensieri e con Sebastian che le mostrava la via, Clary lo seguì lungo le stradine, che si facevano sempre più strette e buie. Qualche lampada a gas rischiarava il percorso. La città sembrava essere sprofondata nell'oscurità e nella nebbia. Si vedeva poca gente in giro e sugli stretti marciapiedi tortuosi, ancor meno. Rallentarono il passo, quando giunsero ad un vecchio arco di pietra che si affacciava su un isolata ed intima piazzetta. Tutte le vetrine dei negozi erano buie, tranne una poco illuminata. Si avvicinarono proprio a quella, cosa che la meravigliò molto. Cosa poteva mai volere Sebastian da una antiquario ceco? Immaginò che lo avrebbe scoperto presto.
Prima di entrare Sebastian si raccomandò di lasciare parlare lui e di non toccare niente. Appena mise piede dentro al piccolo negozietto venne travolta da un odore di vecchi libri, profumi, qualcosa che sapeva di stantio e guardandosi attorno capì il perché. Sugli scaffali c'era esposta qualsiasi cosa, dai calendari anni 50, alle radio, dalle boccette di profumo, ai fermagli per capelli. Di certo era un posto strano e un po' stravagante per Sebastian. Non lo figurava come un appassionato del vintage. Poi vide il demone Vetis dietro al bancone e la mano le corse automaticamente alla cintura delle armi. Sebastian accanto a lei scosse la testa. Si diresse verso il bancone e parlò col demone. Scambiarono qualche parola in ceco e poi capì anche lei quello che si dissero.
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Le Stelle del Mattino (Clabastian)
Fanfiction"Tu a chi appartieni?"gli chiese Clary ridacchiando. "Io appartengo a te, come tu appartieni a me, Clarissa." Lui le si avvicinò. Clary riusciva a sentire il suo respiro sul viso, il calore del suo corpo contro il suo, il suo cuore battere contro la...