Dimostralo

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La mattina dopo, quando Clary si svegliò, si trovava nel letto a baldacchino dalle tende bianche in camera sua, intrappolata in un groviglio di lenzuola e coperte. Aveva un terribile mal di testa, sembrava che il suono di mille tamburi risuonasse nel suo cervello, ma decise di alzarsi comunque. Soltanto dopo aver fatto qualche passo scoprì la sua pessima decisione. L'assalì un senso di vertigini e di nausea e corse verso il bagno. 

Dopo aver vomitato tutto il contenuto del suo stomaco, ed essersi fatta una bella doccia fredda per svegliarsi, decise di vestirsi. Prese un paio di jeans decisamente costosi e una camicetta beige a pois bianchi con l'aria decisamente vintage. Vedere il suo riflesso nello specchio appeso al muro le ricordò per un attimo suo madre. I capelli rosso fiamma che ricadevano in morbidi ricci intorno al suo viso, gli occhi verdi che la fissavano immensi, il viso pallido.  Le mancava tanto, sentiva la mancanza di tutti, specialmente Jace... Ma doveva fare il suo dove, come Shadowhunter e per se stessa. Voleva scoprire i piani di Sebastian e fermarlo una volta per tutte, consegnandolo al Conclave. Decise che oggi sarebbe stato quel giorno, il giorno in cui avrebbe scoperto qualcosa. E con questo proposito fisso nei suoi pensieri scese al piano di sotto. 

Scendendo per le scale sentì rumore di piatti e una volta arrivata in cucina venne investita da un ondata di profumo. Sebastian le dava le spalle e non sembrava essersi accorto della sua presenza. "Buongiorno" lo salutò con una voce flebile. Lui si girò a guardarla sorpreso per un attimo, ma poi si ricompose subito. "Buongiorno. Non credevo ti saresti svegliata stamattina."

"Stavo preparando la colazione. Pancake." Si voltò di nuovo, tornando a dedicare tutta la sua attenzione ai fornelli. Indossava pantaloni della tuta grigi ed una maglia nera, che delineava perfettamente i contorni del suo corpo. Per un secondo Clary rimase a fissarlo incantata, crogiolandosi nell'idea che fosse Jace, ma si riscosse subito dopo. Prese posto ad uno sgabello del tavolo da colazione di fronte al piano da lavoro. C'erano farina e uova sparse un po' dovunque in quel luogo, per non parlare dello zucchero. 

"Sembra un campo di battaglia" constatò Clary. Sebastian girò appena la testa e le rivolse un sorriso, i denti bianchi scintillarono a contrasto coi suoi occhi.  "Ci puoi giurare."

Quando finalmente ebbe finito la sua opera, portò una fila di Pancake impilati su due piatti sul tavolo da colazione. Clary li osservò e le si chiuse lo stomaco. "A dire il vero non ho molta fame" disse a Sebastian, che nel frattempo aveva preso posto di fronte a lei. "Devi mangiare" le ordinò lui con un tono che non ammetteva repliche, mentre le versava una tazza di caffé. "Bevi questo e vedrai che ti passerà." Clary prese la tazza di buon grado, stringendola fra le dita, assorbendone il calore e inspirando l'aroma del caffé. Cominciò anche a mangiucchiare il suo pancake. Non che ne avesse voglia, ma sospettava che Sebastian sarebbe stato capace di imboccarla a forza, se non l'avesse fatto. Lui la fissava con sguardo indagatore, poi cominciò a mangiare.

"Non credevo sapessi cucinare." Clary era curiosa. Non si sarebbe mai immaginata che proprio Sebastian sapesse cucinare, anzi non si sarebbe mai immaginata che Sebastian facesse niente di lontanamente normale. Cucinare, ridere, amare, le sembravano tutte caratteristiche così umane.

"Ho dovuto imparare da bambino." Il suo sguardo rivolto verso il piatto di pancake. "Valentine mi lasciava spesso da solo quando partiva. A volte soltanto per delle settimane, altre per mesi. Così dovetti imparare ad arrangiarmi." "Ma non avrebbe potuto..." la domanda di Clary rimase incompiuta, quando si rese conto del suo sbaglio. Suo fratello alzò lo sguardo, che ora la osservava ferino. Il nero ebano venne attraversato da un lampo. "Non poteva portarmi con sé, perché andava a trovare l'altro figlio, il prediletto. Tu sai a chi mi riferisco." 

"Jace" sussurrò Clary sommessamente. "Esatto." Ormai la bocca morbida si era ridotta ad una linea dura. "Mentre nostro padre trascorreva le sue giornate con il ragazzo d'oro, io mi allenavo, cacciavo e badavo a me stesso." Clary lo guardò e per la prima volta provò tanta compassione per il ragazzo di fronte a lei, per suo fratello.  "Niente di tutto ciò che facevo era mai abbastanza. Non ero mai all'altezza. Per quanto mi allenassi, per quanto facessi per compiacerlo, Jace restava sempre il bambino sensibile, troppo per uccidere il suo falco, ed emotivo, troppo per sopportare una perdita. Era fragile eppure restava sempre il suo preferito." Le rivolse un sorriso amaro.

"Ma devo ringraziarlo. Mi ha reso ancor più forte. Ha contribuito a fare di me quello che sono." Sebastian alzò il mento in segno di sfida. Si era alzato e ora si ergeva in tutta la sua statura davanti a Clary. Era perfetto. I muscoli ben delineati sotto alla maglietta erano in tensione. Il sangue che pulsava nelle vene del collo e delle tempie impetuoso.  La postura fiera e gloriosa di un guerriero pronto alla battaglia. Gli occhi un altro universo. Buio e tormentato, che ormai non la spaventavano più. Le ricordò una pantera. Spietata, fiera, sinuosa, ma anche ferita e danneggiata in un certo modo. 

Alzò la mano e, con un attimo di esitazione, la portò al suo viso. "Comunque non é giusto quello che ti ha fatto." La mano di Clary era piccola in confronto al viso di lui, il suo palmo aperto non copriva nemmeno tutta la sua guancia, ma lui si abbandonò comunque al conforto che la sua mano poteva offrirgli. Lui la fissò sbalordito e per un attimo Clary vide qualcosa, fragilità, dietro ai suoi occhi scuri, ma svanì così in fretta, che non seppe se se lo era solo immaginato. 

Lui si staccò da lei bruscamente, interrompendo il contatto. 

"è quello che hai fatto anche tu, o sbaglio?" la voce velenosa. "Anche tu hai preferito Jace a me." Sebastian le si avvicinò con passo lento, ma inarrestabile, mentre Clary arretrava, pensando ad una via di fuga. 

"Questo non è vero." La sua voce era ferma e sicura. Lui la scrutò, sembrava implacabile nella sua avanzata. "Io ho seguito te." 

Clary sentì le piastrelle del muro premere contro la sua schiena. Riusciva a sentire il freddo penetrare attraverso la camicetta. Lui le fu difronte in men che non si dica. Le afferrò il mento e la costrinse a guardarlo. Si sporse in avanti, finché i loro volti non si trovarono a pochi centimetri di distanza. Clary riusciva a sentire il suo respiro caldo sul suo viso. Aveva il cuore a mille e l'adrenalina che le scorreva come sangue nelle vene. Percepiva la vicinanza del suo corpo.

"Dimostralo."

Quella parola bastò a farle scorrere un brivido lungo tutta la spina dorsale. 



Le Stelle del Mattino  (Clabastian)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora