L'arte della discrezione

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Dov'è il mio dannato portafoglio, Mickey?!"

L'unico e solo stronzetto entra, virando a destra. Mickey non si disturba neanche di guardare nella sua direzione. È sufficientemente bravo a immaginarsi un Ian incazzato, e onestamente preferisce la propria caricatura mentale.

"Ciao anche a te. Sto bene, grazie per averlo chiesto"

"Taglia con le stronzate. Ridammi il mio portafoglio, adesso"

"Non so di cosa stai parlando"

Mickey sta, naturalmente, mentendo. Mentire e rubare sono stati i fondamenti della sua educazione, e sa fare entrambi da professionista.

"Allora perché è sparito quando sono uscito dalla doccia ieri?" domanda Ian.

"Non so. Magari lo hai perso. La tua roba non è un problema mio" dice Mickey, scrollando le spalle. "Hai controllato l'armadietto"

"Se ho controllat-quanto stupido pensi che sia?"

Mickey guarda Ian e sorride. Ian si limita a scuotere il capo, gettando le mani in aria, e si mette a badare ai fatti propri col proprio armadietto. Mickey lo tiene d'occhio, aspettando quello che succederà.

Ian lo apre.

"Figlio di puttana" borbotta.

Eccolo lì.

"Scusa" dice Ian a Mickey, diventando rosso. Agita il portafoglio per aria. "Devo averlo dimenticato o una cosa simile"

Okay, no. Ian non ha dimenticato il portafoglio. Non era decisamente nell'armadietto quando ha controllato ieri, nonostante fosse proprio lì qualche secondo fa. Mickey lo sa perché lo ha riposto lui stesso. Per tutto il tragitto sul treno di ieri, si è dibattuto su cosa fare seriamente con quel dannato coso. Avrebbe potuto intascarsi tutti i sette dollari che Ian aveva e coprire la corsa del bus, o avrebbe potuto farsi furbo.

Quindi quando è tornato a scuola questa mattina, ha rotto il lucchetto di Ian per l'ennesima volta. Per un breve istante, Mickey era rimasto lì ad ammirare il suo lavoro, perché qualcosa di svolto così bene avrebbe dovuto essere mostrato in un museo. Non che qualcuno avrebbe mai fatto entrare Mickey in un museo.

"E il tuo primo istinto è stato incolpare me" dice Mickey.

"Beh, voglio dire, hai rubato un sacco di mie cose ultimamente" dice Ian.

"Non significa nulla" dice Mickey con un grugnito.

"Davvero?" Ian lo guarda di sbieco, in quel modo che Mickey odia davvero fottutamente. "Mandy non la pensa così"

"Chi diavolo è Mandy?"

"La mia partner. Vi siete visti la settimana scorsa...capelli neri? Alta più o meno così?" Ian alza la mano sulla propria spalla. È come se suonasse un campanello. Mickey riesce ad evocare un'immagine il più possibile nitida della partner di Ian, quella che lui solleva in aria come niente. Onestamente, comunque, riesce a colmare il vuoto con un tipo di ballerina generico.

"E perché dovrebbe fottermene di quello che Mandy pensa?"

"Perché lei pensa che tu ti stia comportando come un bambino di quarta elementare. Sai, più o meno quello che significa quando uno ti spinge nel fango e ti tira i capelli"

Non ci sono due modi di interpretare ciò che Ian intende. Mickey si ghiaccia, a partire dalle gambe e poi tocca ai polmoni e poi al suo intero corpo. Le dita si stringono sull'anta dell'armadietto. La sua testa è una fitta sequenza di volgarità, perché merda Ian l'ha scoperto e porca puttana pensava di averlo nascosto meglio di così e fottuta dannazione avrebbe dovuto isolare la cosa sufficientemente bene.

I ragazzi etero non fanno danza classicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora