Mickey non smette di cercare Ian. Una volta che ha cominciato, sente di non potersi fermare. Lo fa con spietata ossessione, se non come un segugio. Più luoghi controlla, più diventa determinato a trovare Ian anche se ci vogliono dieci dannati anni.
Rimane sveglio quasi ogni notte a pensare a dove Ian sia potuto andare (dopo aver pensato al modo in cui Ian gli sorrideva e lo baciava). È maledettamente sicuro che Ian non sia più a Chicago, perché Mickey ha praticamente rivoltato la città come un calzino per cercarlo. Per non parlare degli sforzi dei Gallagher.
Ian aveva una quantità di soldi limitata per quanto ne sa Mickey, il che significa che anche le sue opzioni per uscire dalla città devono essere state piuttosto limitate. Dunque, dove va la gente con una quantità limitata di contanti quando ha bisogno di scappare?
Mickey prende il treno per andare alla stazione dei pullman non appena sa che è aperta.
Ed ecco un fatto sulle stazioni dei pullman: sono fottutamente strane. Cioè, innegabilmente, inconfutabilmente strane. Ci sono i normali, comuni turisti con budget limitato. Hanno marsupi e pranzi al sacco e bambini che piangono, ed è abbastanza normale. Poi ci sono gli scappati di casa, che hanno sempre uno sguardo spaventato e zaini mai lontanamente pieni. Infine, ci sono i vagabondi e i drogati, che si nascondono dietro l'edificio e si comportano come se nessuno potesse vederli mentre si bucano.
Ogni tanto Mickey aveva spacciato dietro la stazione dei pullman. Sa che gente c'è qui.
Il tizio allo sportello è piuttosto normale, perlomeno per gli standard di una stazione dei pullman. Ha una sciarpa avvolta intorno al collo spesso, e sulla sua testa ci sono solo alcuni residui di capelli increspati. Il suo nome è Albert, dalla targhetta posta su un distintivo che augura ai clienti una buona giornata. Il tizio sembra sbattersene le palle del tipo di giornata che avranno le persone.
"Per dove?" chiede Albert, quando Mickey si avvicina allo sportello.
"Non devo andare da nessuna parte" dice Mickey.
"Allora fai spazio a chi deve davvero comprare i biglietti" dice Albert, col tono sofferente di chi sta facendo questo lavoro da troppo tempo.
"Sto cercando informazioni" dice Mickey.
"Le prostitute sono nel parcheggio. Non sono difficili da trovare, ragazzo"
Mickey scuote il capo. "No, non capisci. Sto cercando un ragazzo, dev'essere venuto qui tre o quattro settimane fa. Capelli rossi, alto...ti dice qualcosa?"
"Pensi davvero che io ricordi ogni ragazzo che viene qui? Smettila di farmi perdere tempo" dice Albert.
"Fammi guardare le telecamere di sicurezza, allora" dice Mickey. "Venti minuti con quelle registrazioni sono tutto quello che mi serve"
L'espressione di Albert è stoica, lui stesso è implacabile. Ma Mickey pensa che il tizio che lavora alla stazione non deve costare molto. Quindi prende il portafogli e tira fuori una banconota da venti dollari. La fa scivolare attraverso il piccolo spazio sotto lo sportello.
"Venti bigliettoni per venti minuti. Mi sembra uno scambio onesto" dice Mickey.
Nota Albert che guarda i soldi, poi guarda anche Mickey. Finalmente, Albert sospira.
"Entra dalla porta di lato. Bob ti darà quello che ti serve" dice Albert.
"Grazie" dice Mickey.
Fa il giro fino al lato del piccolo edificio ed entra da una vecchia porta pericolante. La stanza all'interno è piccola ma pulita. Ci sono schermi televisivi con alimentazione di sicurezza da un lato della stanza, scatole di documenti cartacei al centro, e una piccola area relax dall'altra parte. Seduto lì c'è un uomo anziano, più pelle e ossa che altro, con sottili capelli bianchi. Ha un panino in mano. Sta mangiando lentamente, come se potesse rompersi un dente a masticare più in fretta.
STAI LEGGENDO
I ragazzi etero non fanno danza classica
FanfictionMickey è il nuovo pianista in una scuola di danza, e Ian è probabilmente la persona più irritante che abbia mai incontrato. Quindi naturalmente, anche se ciò si spinge ai limiti della professionalità, decide di infastidire il giovane. Perché ogni ra...