Un Valzer

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Dopo due settimane e mezzo di assenza dall'appartamento di Mickey, Ian torna con uno schianto come un brillante macigno rosso. Non sembra che non se ne sia mai andato, decisamente no. Entrambi avvertono ogni secondo dell'assenza auto-imposta come se bruciasse tra loro, e Mickey probabilmente non arriva a contare fino a dodici prima di avere Ian nudo nel proprio letto.

È un sabato sera, e il riscaldamento di Mickey è di nuovo fuori controllo. Al momento, è come se ci fosse il fottuto circolo artico in casa sua. Ha addosso tre cazzo di coperte, senza contare il piumino che avvolge lui ed Ian sul divano. Non si stanno coccolando, per quanto Ian probabilmente sia costantemente disponibile per quello. È un attaccamento dovuto al necessario calore corporeo. E Mickey è la più grande sanguisuga di sempre.

Ian si sposta più vicino verso Mickey. Non gli mette un braccio intorno, ma non smette di contorcersi finché non sono pressati insieme più di quanto riescano ad essere.

"Ricordi che ti ho detto che abbiamo un piano a casa mia?" dice Ian.

"Quindi?" chiede Mickey.

"Fiona ha detto che per cinquecento dollari è tuo"

Porca merda. Farà fuori il resto dei soldi della volata di droga, ma Mickey è messo abbastanza bene da quando è alleato con Svetlana. Anche le occasionali visite di Iggy durante le ultime settimane non hanno lasciato un gran segno.

"Allora?" chiede Ian.

"Sì, sembra fantastico" dice Mickey. "Quando posso prenderlo?"

"Quando vuoi"

Due settimane dopo riesce a mandare gli addetti per il traporto del piano dai Gallagher. Assumere dei professionisti ha aggiunto un discreto pezzo a quello che Mickey sta già spendendo per il piano, ma nell'istante in cui ci cade su con gli occhi, capisce. È il suo piano. Quasi gli ricorda quello su cui aveva imparato, anche se questo mostra un uso leggermente inferiore. All'interno è praticamente nuovo di zecca, il che è incoraggiante.

Gli addetti del trasporto sono un paio di tizi forzuti e villosi che devono essere fratelli. Scherzano tra di loro come fratelli, perlomeno. Mickey gironzola mentre i due tirano fuori il piano dal furgone, e gironzola mentre lo portano nel suo appartamento. Solo quando se ne sono andati tira un sospiro di sollievo.

Guarda il piano, annidato tra la parete e la piccola televisione da quattro soldi. C'è solo una vecchia panca da pianoforte di fronte a esso. Entrambi sono fatti di antico, scuro legno che sembra odorare di decenni passati. Il piano, in tutta la sua rustica imperfezione, è davvero un oggetto prodigioso.

"Porca troia" borbotta Mickey.

Possiede un piano. Suo, tutto suo. Non appartiene a un parente o a un datore di lavoro. Può suonare quando cazzo gli pare. Vi scorre una mano sopra, ed è quasi sorpreso quando lo sente solido. Avrebbe giurato che fosse svanito in una nuvola di polvere sotto le sue dita. Si aspetta ancora che succeda quando si siede, ma i tasti sono decisamente saldi sotto le dita. Sono ancora freddi, per essere stati all'esterno. Lisci, anche. Mickey posiziona le mani in maniera appropriata e inizia a suonare.

Solo scale, all'inizio, per scaldarsi le dita. Ovviamente, sbanda su Indiana Jones a un certo punto, in onore della nostalgia. Ma alla fine va in camera sua, tira fuori alcuni spartiti che non si è mai disturbato di portare a scuola, e li posa sul piano. Suona e abbellisce e prova ogni fottuto tasto, perché sembra il suo migliore sogno ad occhi aperti.

Suona per ore, non accorgendosene. Probabilmente suonerebbe per giorni se i bisogni corporei e il lavoro non si mettessero di mezzo. Ma è solo venerdì sera, il che significa che ha l'intero weekend per fare un giro di prova. Se non che Ian si presenta di sabato sera, pronto per scopare e totalmente ignaro del fatto di avere appena interrotto Mickey nel mezzo di una sonata.

I ragazzi etero non fanno danza classicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora