Buon fottuto Natale

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E' il venerdì che precede il Natale. Mickey riesce a notare una distinta differenza riguardo all'entusiasmo per le vacanze tra dove lavora e dove vive. In alto vicino alla scuola di danza, ci sono luci natalizie su una finestra sì e una no e ghirlande su ogni porta. In fondo al suo isolato, c'è forse un triste Babbo Natale che suona la sua campana di fronte al Kash 'n' Grab.

Non gli importa, comunque. Il Natale non è mai stato fatto per lui. Crescendo, alla sua famiglia non è mai importato. Ora che vive da solo, ha ancora meno ragioni per sbattersene di festeggiare. Tuttavia, Natale significa un'intera settimana libera dal lavoro. Soprattutto, anche Ian ha una settimana libera da tutto. Un'intera e fottuta settimana per, beh, scopare. Buon Natale a Mickey.

Ian aveva blaterato per tutta la settimana sul fatto di venire venerdì dopo il lavoro. Non ha dormito bene ultimamente, e forse ha soltanto bisogno di una bella dormita notturna a casa. Il povero ragazzo ha costantemente le borse sotto gli occhi e si appoggia su qualsiasi cosa come se potesse addormentarsi ovunque. Ma insiste nel venire comunque.

"Non sono venuto per quasi una settimana" aveva detto prima Ian nello spogliatoio. "Verrò, berremo una birra, faremo il solito. Lo prometto"

Beh, c'è il ronzio del citofono, come promesso. Quando Ian giunge alla porta, le prime parole che escono dalla bocca di Mickey sono, "Amico, stai di merda"

Ian non ride neanche. Si limita a sbadigliare e si passa una mano tra i capelli. "Sì, amico, lo so cazzo. Posso entrare o no?"

Mickey fa un passo di lato per farlo entrare. Domanda, "Vuoi una birra o cosa?"

"In realtà" dice Ian, "So che avevo detto che avremmo fatto le solite cose stasera, ma magari andrebbe bene se ci limitassimo, non so, a non fare niente?"

"Intendi passare il tempo da completamente sobri?" chiede Mickey.

Ian ride. "Preferibilmente sul tuo letto. Cioè, non voglio pretendere nulla, ma va bene se dormo qui stanotte? Sono esausto"

"Sì, lo vedo. Vai pure, non mi pesa" dice Mickey.

Ian lo guarda, il volto pieno di sollievo e gratitudine. Poi si curva per togliersi le scarpe, non disturbandosi neanche di slacciare le stringhe, e le fa cadere dove capita. Ian perde vestiti nel tragitto verso la stanza di Mickey finché non collassa sul più vicino lato del letto solamente in t-shirt e boxer. Mickey si siede dall'altra parte. Fissa Ian, sdraiato con gli occhi chiusi e un sorriso contento sulla faccia. Quasi come un gatto addormentato in un punto in cui giunge la luce del sole.

"Settimana dura?" chiede Mickey.

Ian fa 'mmh', troppo esausto anche solo per parlare.

"Non ti rimbocco le coperte, te lo dico subito, cazzo" dice Mickey.

"Non devi farlo" borbotta Ian.

Lo stronzetto non apre nemmeno gli occhi. Solleva lievemente la testa solo per affondarla meglio nel cuscino. Il suo respiro rallenta finché il suo petto si solleva e si abbassa piano, e c'è solo il debolissimo ronfare proveniente dalla gola. In realtà è abbastanza carino. Mickey torna in salotto, chiudendo con cautela la porta dietro di sé, e guarda la televisione tenendola al volume più basso per un po'. Quando si sente abbastanza stanco, si toglie i jeans e va a letto accanto a Ian.

Si aspetta che Ian dorma abbastanza pesantemente da non svegliarsi, ma non è così tenendo conto del fatto che il letto di Mickey è uno stronzo stridulo. Scricchiola quando ci sale, e scricchiola quando si gira, e scricchiola se sposta la lingua nel modo sbagliato, Cristo Santo.

Gli occhi di Ian si aprono appena. Sorride e porta il braccio intorno al torso di Mickey per attirarlo più vicino. Mickey resiste per un secondo, ma poi scala verso Ian. Ian posa felicemente la testa sulla spalla di Mickey e chiude di nuovo gli occhi. Il suo braccio è ancora intorno allo stomaco di Mickey.

I ragazzi etero non fanno danza classicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora