Lanciando la bomba

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Ci sono dozzine di banchi dei pegni in questa città. Mickey ne conosce uno buono, e con 'buono' intende che il responsabile è disposto a contrattare e non fa domande. Entrambi i motivi vanno bene quando Mickey vi entra con il lussuoso orologio di Ned in tasca e senza aver preparato una bugia sulla provienenza. Si è reso conto durante una o due settimane dall'accordo con Svetlana che escogitare una menzogna da dispensare ai banchi dei pegni è piuttosto inutile.

Mickey posa l'orologio sul bancone e osserva gli occhi del tizio che si spalancano. Il responsabile (Mickey non si ricorda il suo nome e non gliene frega un cazzo) di solito sta ricurvo come un tricheco, ma la sua postura improvvisamente si raddrizza. Sembra entusiasta, quasi affamato. Cela quello che pensa con un secondo di eccessivo ritardo.

Il tipo non dice nulla. Prende l'orologio e lo guarda con attenzione, con uno sguardo come stesse notando dei difetti che Mickey sa che non esistono. Picchietta sopra l'oggetto e lo porta all'orecchio, e quando ha finito lo ripoggia tra loro. Come se gli lanciasse un guanto di sfida.

"Ti darò cinquecento dollari" dice il tizio.

"Non uscirò da qui a meno che non avrò duemila dollari che mi inceneriscono la tasca posteriore" dice Mickey.

"Per questa cosa? Non vale duemila. Non vale nemmeno la metà. Graffi, imperfezioni, vecchia fattura" dice l'altro. "Potrei andare avanti"

Tutte stronzate. L'orologio è in condizione grandiosa, ha solo qualche mese e Ned vi presta attenzione come un dannato collezionista. In più, se quest'orologio è un vecchio modello, allora Mickey è una puttana francese.

"Forse dovrei portarlo da qualche altra parte" dice Mickey. "Per confrontare le tariffe, sai"

La mano del ragazzo indica l'orologio. C'è un'espressione di panico nei suoi occhi.

"Posso darti mille" dice. "Non di più"

"Millecinquecento" dice Mickey.

Il ragazzo scuote la testa, ma non con la stessa convinzione di un minuto fa. Mickey lo ha preso all'amo, e deve soltanto tirarlo in barca. Quindi mette le mani sul bancone con i tatuaggi in bella vista. Il tizio dietro il bancone si sistemò il colletto della camicia.

"Mi darai millecinquecento dollari per questo dannato orologio" dice Mickey. "O altrimenti avremo un problema. Vuoi avere un problema?"

"Millecinquecento" ripete il tizio.

Tira fuori una chiave dalla tasca e va nel retro per prendere i soldi. Mickey sa che è lì che tengono la cassaforte, per via di quella volta che ha aiutato i suoi fratelli con la rapina. Allora c'era un responsabile diverso, ovviamente.

Cinque minuti dopo, Mickey sta uscendo dal negozio con un bel mazzo da millecinquecento dollari riposto al sicuro nel portafogli. Lui ne prenderà solo un terzo, visto che Svetlana tecnicamente fa il vero lavoro, ma lui ha anche la dolce soddisfazione di avere aiutato nel fottere quel bambolotto che si scopava Ian.

Ian va dritto a casa di Mickey di mercoledì pomeriggio. Spiega che deve badare ai fratelli quella sera più tardi ma che non voleva tirare il pacco a Mickey. Mickey gli dà un buffetto e gli dice di non fare la ragazzina, perché non sono una fottuta coppia codipendente che deve spendere ogni minuto insieme. Non menziona che forse è leggermente lieto del fatto che Ian abbia ritagliato del tempo per lui.

"Stavo pensando" dice Ian.

Oh, merda. "Non farlo, cazzo"

"Che c'è di sbagliato nel pensare?" chiede Ian, divertito.

"Perché tu pensi dannatamente troppo" dice Mickey. "E quando pensi, vuoi parlare e stronzate varie"

"E che c'è di sbagliato nel parlare?" chiede Ian.

I ragazzi etero non fanno danza classicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora