Mario
"Arrivi tu che parli piano e chiedi scusa se ci assomigliamo. Arrivi tu, da che pianeta? Occhi sereni, anima complicata"
Claudio è sul divano con il viso tra le mani, non dice una parola da un bel po' e riesco a sentire il suo disagio da qui. Non so neanch'io cosa fare o dire esattamente, allora lascio che sia il mio istinto a fare ciò che sicuramente è giusto. Prendo lo zucchero filato ormai sciolto dal tavolo e vado a gettarlo nel cestino, mi avvicino e mi siedo accanto a lui. Toglie le sue mani dal viso e si gira verso di me. L'unica cosa giusta che sento di fare è abbracciarlo per annullare la distanza tra di noi, e mi viene da pensare se magari un giorno riuscirò a farlo per davvero.
Trascorrono minuti interminabili e io sento ormai le mie braccia che lo stringono per le spalle abbandonarmi.
-"Dai su, alzati. Quaggiù dev'esserci ancora il ragazzo con lo zucchero filato."
Mi alzo dal divano e gli tendo una mano per incitarlo a fare lo stesso.
Mi sorride, si alza e lascia solo qualche centimetro tra la mia faccia e la sua.
-"Accetto la distanza soltanto perché so che un giorno riusciremo a trovare un modo per vivere nella stessa città, nella stessa casa, io nella tua vita e tu nella mia. Sarà così vero? Me lo prometti?"
Non so cosa ci riserverà il futuro, se riusciremo veramente a farcela. Però lo voglio, lo desidero con tutto me stesso, quindi glielo prometto baciandogli dolcemente le labbra.
3 Settembre
Mario
Siamo riusciti a trascinare gli amici di Claudio qui a casa stasera. Abbiamo preparato un aperitivo, qualche stuzzichino e prenotato le pizze. Sarà una cena semplice, Claudio dice che la cosa più importante è farmeli conoscere. So che sono fondamentali nella sua vita, che sono praticamente un punto di riferimento, una seconda famiglia per lui e io mi sento un po' a disagio per la verità, entro in un altro pezzetto della vita di Claudio questa sera e penso inevitabilmente che infondo lui non è mai entrato per davvero nella mia di vita. Non è mai stato nella mia città, nella mia casa, non conosce la mia agenzia, i miei cani, la mia famiglia. Non sa che quello scimpanzé poi l'ho attaccato al frigo, che la prima nostra foto è appesa nella mia stanza da letto, che ho perenne una valigia pronta dietro la porta di casa e che mentre sono in agenzia a guardare due ragazzi che seduti di fronte a me sognano il loro matrimonio, io penso a noi.
-"Dai che un giorno busserò al campanello di casa tua e lì vorrò vedere la tua faccia."
Mi ripete quasi ogni giorno e io ho paura che prima o poi smetterò di credergli, perché è ormai un mese che stiamo assieme e non l'ha mai fatto.
-"Claudio ti sbrighi? Non riesco a trovare il vino" gli urlo dalla cucina mentre sento lo scroscio dell'acqua della doccia fermarsi.
-"Ci sono delle bottiglie nel ripostiglio, in una scatola, prendine 3 e mettile in frigo".
Tra circa un'ora saranno tutti qui, io sono già pronto e sembro una trottola in giro per casa a riordinare e terminare le ultime cose per la cena.
Apro la porta del ripostiglio che è praticamente una stanza con tanta, troppa roba ammassata. Resto per un po' fermo a scrutare ogni angolo, pensando a dove potrebbero essere. Noto degli scatoloni in fondo, sotto alla finestra e inizio ad aprirne uno. E' pieno di fumetti e libri di favole, ma è un altro a colpire la mia attenzione, è molto più grande e non è sigillato. Mi rendo conto di essere qui a cercare tracce del passato di Claudio, del bambino che era più che trovare del vino per stasera, e rimango completamente intenerito quando tiro fuori un peluche di Bambi che copre i tantissimi giocattoli che riempiono questa scatola. Inizio a sorridere come un cretino mentre tengo in mano una macchinina verde e un portachiavi di Topolino.
-"Ti piacciono i bambini?"
Sento la voce di Claudio provenire dalla porta alle mie spalle e mi alzo di scatto, consapevole di essere stato trovato con le mani tra la sua roba.
-"Scusami, hai ragione, non dovevo. Ma stavo cercando il vino e mi sono ritrovato immerso tra questi giochi. I tuoi ti viziavano molto per avere tutta questa roba."
Lo vedo incupirsi, guardare il contenuto nelle due scatole e scrollare le spalle.
-"Si, io e mio fratello eravamo pieni di giocattoli. Quando mi sono trasferito qui ho deciso di portare tutto con me, sperando che un giorno sarebbero serviti a qualcosa. Comunque il vino è qui. Bianco o rosso?"
Claudio
Ritrovo Mario nel ripostiglio con la macchinina che una volta era mia tra le mani. Non so come giustificare tutta quella roba lì, quindi gli dico la verità, o almeno in parte.
Sono le 21 quando inizia a farsi vivo qualcuno. Rosita e Samuel sono i primi e io credo di essere più impacciato di Mario che invece sembra essere, almeno in apparenza, a suo agio. Paolo e gli altri ovviamente sono i soliti ritardatari, ma per le 22.30 riusciamo a mettere qualcosa sotto ai denti.
-"Mario non smetterò mai di ringraziarti, mi hai tolto un rompipalle dai piedi. Sono veramente felice stasera. Brindiamo?" urla Paolo richiamando l'attenzione di tutti.
-"Fortunatamente io dalle palle ti ho tolto qualche anno fa presentandoti Mattia." Controbatto sorridendogli, certo che non riuscirò mai ad averla vinta su Paolo.
-"Eh menomale che è venuta anche la tua ora, io e Mattia eravamo stanchi della candela." Dice mentre sento ridere Mario al mio fianco.
-"Che stronzi che siete!" dico adesso serio.
-"Dai scherzo. Sono felice per te e Mario, credo che adesso sei a posto così, siete al completo." So esattamente a cosa si riferisca e spero vivamente che stasera non faccia domande.
La serata passa in fretta e io sono più rilassato. Mario se la spassa con Rosita e Samuel che sembrano veramente essere interessati al suo lavoro e io sono felice che sia andato tutto a posto, il loro giudizio per me vale tanto e credo che su Mario non abbiamo nulla da dire. Spero che i miei amici diventano anche i suoi, che le serate così siano sempre più frequenti, che Mario presto decida di non andarsene più.
-"Cla', e Luca? Quand'è che torna?" mi chiede Paolo completamente spiaggiato sulla sdraio mentre si accende una sigaretta.
Alzo di scatto la testa a sentire il suo nome e mi rendo conto di aver cantato vittoria troppo presto, che Paolo con le sue domande è sempre inopportuno, che la mia faccia sembra aver appena visto un mostro.
-"Cla', tutto ok? E' successo qualcosa in Spagna?" mi dice adesso seriamente preoccupato evidentemente dalla mia espressione.
Bastano i miei occhi nei suoi per rendergli tutto molto più chiaro.
-"Cazzo Cla', veramente? Ma sei una merda! Non hai detto a Mario che sarebbe tornato?"
-"Lui non sa nemmeno della sua esistenza." Dico con voce bassa e colpevole.
Con un dito sotto al mio mento costringe la mia testa ad alzarsi e a fissare i miei occhi nei suoi.
-"Mario non conta nulla per te?" mi dice con fare accusatorio.
-"Più di ogni altra cosa al mondo Paolo." Gli rispondo sincero.
-"E allora perché non gli hai detto di Luca?"
-"Per lo stesso motivo."
Ragazze oggi non dico una parola, non voglio rovinargli questo "colpo di scena". Vi dico soltanto che le cose dal prossimo capitolo cambieranno. Nei capitoli che verranno vedremo un Claudio diverso, ci saranno dei flashback che vi spiegheranno molte cose e soprattutto i motivi per cui Mario non sa nulla. Basta così, grazie sempre! 💜
STAI LEGGENDO
Tutto quello che pensavo potesse bastarmi
FanficClaudio, una vita piena, apparentemente completa. Cos'è che gli manca? All'età di 30 anni si rende conto di non aver nessuno con il quale condividere le sue gioie e i suoi tormenti. Ha però delle responsabilità e per questo ha maledettamente paura d...