Claudio
Dopo tanta nebbia, a una a una si svelano le stelle.
Eccoci qui,
mentre il vento mi solleticava le gambe da sopra il lenzuolo bianco, lottavo contro la voglia di aprire gli occhi e vedere i suoi. Ma non fu così perché quando li aprii mi resi conto di stare ad abbracciare un cuscino e i miei occhi andarono dritto verso l'armadio con un'anta aperta. Panico.
Mi bastò però inspirare profondamente per sentire l'odore del caffè e tranquillizzarmi. Mario era dov'era sempre stato anche quando non c'era. A casa, tra le nostre cose, tra i nostri ricordi e i nostri progetti. Mi costrinsi a richiudere gli occhi, volevo di nuovo il suo buongiorno, mi era mancato così tanto. Quando sentii i suoi passi in corridoio sorrisi, non riuscii a fare altrimenti e lui mi beccò.
-"Fai pure finta di dormire tu, il buongiorno te l'avrei dato lo stesso." Mi disse sedendosi accanto a me.
-"Li puoi aprire gli occhi eh, lo so che sei sveglio." Continuò sorridendo e so con esattezza che in quel momento abbassò lo sguardo e si mise la mano tra i capelli.
Ad oggi mi rendo conto che lo conoscevo così bene che l'avrei riconosciuto anche ad occhi chiusi mentre fingevo di dormire.
-"Ok ho capito..." avvicinò le sue labbra alle mie in un semplice bacio a stampo. –"Buongiorno." Continuò dopo, e tutto era ritornato alla normalità, alla nostra quotidianità.
Mi costrinse ad alzarmi, la colazione era pronta. Ci sedemmo a tavola, inevitabilmente ripercorsi la serata precedente.
-"Dai Claudio sbrigati che facciamo tardi."
All'ennesimo richiamo da parte di Mario, ero pronto con le chiavi dell'auto in una mano e nell'altra la sua.
Arrivammo dopo poco a casa di Samuel e Rosita, un fiocco enorme troneggiava sul balcone. Mi ricordò quello che cucì mia nonna con le sue mani quando portai Luca per la prima volta a casa, quel ricordo bastò per farmi venire le lacrime agli occhi.
Lorenzo dormì per tutta la cena, Rosita sembrava riposata.
"Mangia e dorme, fortunatamente è molto tranquillo." Trascinò con dolcezza il carrozzino vicino al tavolo dove stavamo cenando tutti e quattro e accarezzò le lenzuola che lo coprivano fino alle spalle.
-"Ma menomale! Ricordi Luca? Quante volte in piena notte ti ho telefonata per farti correre a casa? Era ingestibile, non sapevo come fare a farlo smettere di piangere." Sorrisi ricordando quelle notti insonni e la stanchezza che si accumulava. Dormivo con lui durante il giorno, sul divano, steso a pancia in giù sul mio petto. Di notte lo facevo compagnia guardando i cartoni, e mi ero quasi abituato. Quando però lui perse quest'abitudine e di giorno iniziò a giocare e di notte dormiva, io continuavo a restare sveglio. Passavo la notte a guardarlo, sorridevo e gli chiedevo sottovoce perché non mi facesse lui adesso compagnia.
-"Il ciuccio Clà, l'unica soluzione." Mario intervenne, mentre era intento a mangiare una fetta della mia pizza.
-"Si, Rosi me ne portò uno alle 4 di notte. Me lo sputava, ricordi?" scoppiai a ridere indicando Rosita che si mise una mano in fronte per la disperazione a quei ricordi.
-"Che notti! Mamma mia. Quando riusciva a smettere di piangere, ci appoggiavamo alla porta e dormivamo in piedi" Commentò sorridendo. La cena continuò ricordando quei momenti, come la maggior parte delle nostre serate. Solo che adesso Mario era al mio fianco e interveniva partecipe sorridendo.
STAI LEGGENDO
Tutto quello che pensavo potesse bastarmi
FanfictionClaudio, una vita piena, apparentemente completa. Cos'è che gli manca? All'età di 30 anni si rende conto di non aver nessuno con il quale condividere le sue gioie e i suoi tormenti. Ha però delle responsabilità e per questo ha maledettamente paura d...