Figlio di "Nessuno"

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Mario

"Non è la carne e il sangue, ma il cuore che ci rende padri e figli."

-"Andrè non lo so, ti richiamo. Ciao"

Un rumore chiaro mi scosse dal momento di apnea che aveva segnato gli ultimi 2 minuti. Non ci pensai un attimo, bussai rumorosamente alla porta di quell'ufficio. Smisi solo quando fu Claudio, la sua voce, a rispondermi.

-"Max non è il momento, non voglio vedere nessuno."

Distruzione, riuscivo a percepire soltanto questo stato d'animo da quella voce che ormai da due anni animava la mia vita. Non insistetti, probabilmente non voleva vedere neanche me.

Uscii di fretta dall'Urban, non salutai nessuno. Mi strinsi nel mio giubbino e tornai a casa. Presi la mia Smart dal garage e andai verso casa dei genitori di Claudio. Se fossi stato a Roma sarei corso dalla mia famiglia, l'odore di casa mi mancava ogni giorno in maniera sempre più forte. Quel giorno il mio primo pensiero fu correre a casa da Margherita, avevo bisogno di sentire quell'odore diverso da casa mia, ma ugualmente forte. Era la mia famiglia a Verona, erano stati la mia forza quando in alcuni giorni era impossibile pensare ai miei genitori a Roma e non piangere. Correvo lì, mi rifugiavo lì, riuscivo a sfogarmi soltanto con loro. Parlarne con Claudio significava farlo sentire in colpa, come se mi fossi pentito di qualcosa, e non volevo perché non era assolutamente così.

"Sono semplicemente mancanze. Io ci faccio i conti tutti i giorni Mario... soltanto che tu puoi telefonarli ogni giorno, scendere a Roma e vederli quando vuoi. Il vostro legame va al di là della distanza fisica."

Aveva ragione, ha sempre avuto la forza di tranquillizzarmi ed è per questo motivo che stavo correndo da lei... e da Luca.

-"Hei.. ciao" si asciugò le mani con uno strofinaccio e venne ad abbracciarmi.

-"Luca è in camera di Claudio che dorme.. lo vado a svegliare, devi portarlo a casa?"

-"No lascialo stare.. posso restare un po', aspetto qui che si svegli."

Tornò a tagliuzzare le verdure per la cena, mi invitò a sedermi e lo feci in silenzio.

-"Tutto apposto? Sei preoccupato?"

Mi schiarii la voce

-"Un po'..."

-"Siete una bellissima famiglia, non devi aver paura di nulla.." lasciò tutto ciò che stava facendo, si lavò le mani e prese posto di fronte a me attorno al tavolo. Mi prese le mani come per tranquillizzarmi, ma stavolta non ci riuscì.

-"Va tutto bene, soltanto che ultimamente Claudio sembra spento, pensieroso, con la testa chissà dove.." cercai di spiegarmi, cercando di non andare oltre, ai miei sospetti.

-"Stai tranquillo vedrai che se ha qualche problema te ne parlerà. Ha sempre avuto la presunzione di risolvere tutto da solo, non vuole che ci preoccupiamo per lui. L'ho notato anch'io e qualche giorno fa gli ho parlato, ma niente. Dagli tempo, vedrai che ne parlerà con te, sei tu la sua famiglia ora."

Abbassai lo sguardo sulle nostre mani che si stavano intrecciando. Speravo vivamente che non fosse successo nulla.

-"Mì" una voce sottile attirò la nostra attenzione. Sulla porta c'era Luca, scalzo, che cercava il mio sguardo. Mi girai sulla sedia, allargai le mie braccia e corse da me.

-"Hei ometto, hai dormito tanto oggi! Eri stanco da scuola?"

Mugugnò qualcosa con la bocca e appoggiò la sua testa sulla mia spalla. Sospirai, cercai di mandar via tutta la tensione di quella giornata. Era meglio ritornare a casa. Margherita mi passò le scarpine, appoggiai il suo giubbino sul mio braccio e lo avvolsi in un plaid. Era impossibile rivestirlo, appena sveglio aveva bisogno di qualche oretta per riprendersi, proprio come me.

Tutto quello che pensavo potesse bastarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora