Mario
Quelle ore in treno furono interminabili. Ricordo che piansi dalla rabbia, mi maledii per esserci cascato, per essermi fidato dall'inizio di una persona di cui non sapevo niente. Mi isolai per qualche giorno, mi trascinavo dal letto al divano. Evitavo qualsiasi chiamata o messaggio, specialmente i suoi. La rabbia lasciò posto presto alla malinconia. Claudio mi manca ogni giorno sempre di più, e per quanto io mi convinca di pentirmi di qualsiasi cosa, in realtà rifarei tutto esattamente allo stesso modo. Fu una settimana dura, poi finalmente un giorno mi alzai dal divano, feci una doccia, diedi uno sguardo alle mie mail e ritornai dietro alla scrivania del mio ufficio. Ho ripreso a lavorare ma è difficile. Claudio è in ogni pensiero che attraversa la mia mente. Lo amo e niente cambia questo, nonostante sia padre e io non ne ero a conoscenza. Ricordo che mi davo dello sciocco per non essermi mai accorto di niente. Giustificavo qualsiasi evento, frase, oggetto strano per casa. Com'era possibile che Claudio non mi avesse detto niente? Non voglio più sprecare tempo a darmi spiegazioni che invece dovrebbe darmi lui, eppure lo faccio ogni giorno. Cerco di mettermi nei suoi panni, di trovare un minimo di giustificazione a questa situazione, ma niente. Penso ai mesi trascorsi insieme, ai nostri momenti, e non sembra neppure il Claudio onesto e buono di cui mi sono innamorato. Eppure il mio sentimento non muta, rimane lo stesso ogni giorno che passo lontano da lui, ogni volta che dico a me stesso quanto è bugiardo, ogni volta che mi rendo conto che mi ha preso in giro. Aspetto il suo buongiorno e la sua buonanotte come l'aria, ogni sua chiamata alla quale io comunque non rispondo, ogni foto, nota vocale e canzone che mi dedica mentre è in auto. Claudio c'è sempre, nonostante io ho smesso di esserci per lui già da un pò. Sono deluso, arrabbiato, mi sento messo da parte come se non contassi niente per lui. Quel bambino è suo e io non glielo avrei portato via, non avrei mai fatto niente che potesse fargli del male. Avrei aspettato, sarei stato paziente. Non si è fidato di me, mentre io ho messo tutta la mia vita nelle sue mani.
Negli ultimi giorni ho iniziato a pensare a come sarebbero stati questi mesi se io avessi saputo. Immagino Claudio che mi racconta di quanto la sua vita è cambiata da quando è diventato padre, di come è successo e se ha avuto paura. Avrei voluto sapere se fosse stata una scelta cosciente o se avesse agito di pancia. Mi avrebbe detto che è stato difficile, che credeva a tratti di non esserne capace, ma che poi ha visto quell'esserino crescere di statura ogni giorno di più senza che se ne rendesse conto. L'avrei ascoltato, sarei stato notti intere a guardarlo mentre mi raccontava quanto gli mancava, e invece no, ha preferito essere un'altra persona. Si perché Claudio non è stato se stesso con me, ed è questo che fa più male.
3 ottobre
Ore 7.30
"Buongiorno, come stai? Io sto benone. Anzi no, veramente sono terrorizzato. Mi ha chiamato Samuel, Rosita è in ospedale. Credo stia per partorire e io sto aspettando mamma che arrivi per tenermi Luca che ancora dorme. Sono felice però, mi sento come quando mi dissero che avrei potuto portare Luca finalmente a casa. E' inspiegabile, ma so che tu avresti capito. Sono stato uno sciocco, non si può tornare indietro e ricominciare da capo, ma possiamo andare avanti e decidere il finale. Torna presto, ne parliamo. Ti amo"
Sono senza dubbio felice, Rosita infondo è diventata una mia cara amica e oggi è un giorno importante per lei e Samuel. Immagino Claudio andare avanti e indietro per il salotto pensando a quanto sarebbe stato più semplice se ci fossi stato anch'io lì. Sono sempre la prima persona che chiama quando è felice e questo mi rassicura. Penso quanto conti per lui questo giorno, Rosita è una persona fondamentale nella sua vita, quindi senza rimuginarci troppo su, prendo il primo treno e parto, mettendo ancora una volta Claudio prima di qualsiasi altra cosa, anche prima di me.
STAI LEGGENDO
Tutto quello che pensavo potesse bastarmi
FanfictionClaudio, una vita piena, apparentemente completa. Cos'è che gli manca? All'età di 30 anni si rende conto di non aver nessuno con il quale condividere le sue gioie e i suoi tormenti. Ha però delle responsabilità e per questo ha maledettamente paura d...