E ritorno da te

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Claudio

"Credo a quel tale che dice che l'amore porta amore credo"

Ciò che ho capito da una settimana a questa parte è che non c'è cosa più bella che svegliarsi con un suo messaggio. Un semplice "buongiorno", un "buon lavoro", riesce veramente a migliorarmi l'umore e di conseguenza lo spirito con cui dovrò affrontare la giornata. Non c'è paragone con un buongiorno sussurrato direttamente sulle labbra la mattina, però ho deciso di accontentarmi. Se voglio Mario, dovrò accettare anche questo. Se voglio la sua presenza, dovrò accettare la sua assenza, se voglio il suo amore, dovrò accettare anche la mancanza che sembra soffocarmi quando non potrà essere qui con me. Quando iniziai a rendermi conto di essermi veramente innamorato di Mario non avevo messo in conto ciò che inevitabilmente ci separa. Quando vivi momenti così intensi, sconosciuti e inspiegabili, non pensi al dopo, ma al viverteli in quell'istante. E io in quei momenti volevo sguazzarci, volevo godermeli fino in fondo, non m'importava del dopo, di ora, delle mattine in cui devo lottare con la voglia di svegliarmi con il suo braccio che mi circonda la vita, con la mancanza delle sue domande a colazione, delle passeggiate di sera in centro mangiando un gelato raccontandogli delle cazzate fatte con i miei migliori amici. Non riuscivo a pensare al momento in cui avrei sentito la mancanza di Mario e di tutto il bagaglio di momenti straordinari che soltanto con lui ho vissuto fino a una settimana fa. E' stata dura, lo ammetto, però sentirlo durante il giorno mi ha reso tutto meno difficile. Bene o male riesco a sapere ciò che fa, dov'è e con chi e, anche se non ce lo diciamo esplicitamente, questi semplici messaggi rispondono chiaramente al dubbio che a me, e sicuramente anche a lui, ci ha fatto più male. "Mi penserà quando saranno 500km a dividerci?" si, è stato inevitabile. Mario padroneggia i miei pensieri senza che io mi ci applichi, senza che io mi sforzi. E' lì, fermo, costante, non posso farne proprio a meno.

Ho appuntamento con Rosita tra mezz'ora. Il tempo di una doccia e mi precipito in macchina. Ho lasciato Lara in negozio e le ho dato il compito di dare direttive a Max, il nuovo ragazzo che ho assunto ieri. Mi sono reso conto di avere veramente bisogno di un'altra spalla sulla quale contare e allora mi sono costretto a cercare un nuovo barista. E' un bravo ragazzo e sembra anche molto abile nel suo lavoro. Me l'ha presentato Paolo, dice che non mi deluderà. Mi fido di lui, ma non so fino a che punto potrò farlo visto i casini che mi ha fatto combinare in passato per colpa sua. Dovevo per forza farlo però, delle volte ho degli impegni che devo sbrigare personalmente che mi tengono lontano dal bar e a volte riesco a starci a stento mezza giornata, tipo oggi. Stamattina sono sceso a lavorare, tra caffè e colazioni, qualche chiacchiera con i miei clienti e le indicazioni da dare a Max, il tempo è volato. Alle 14 ero a casa, il tempo di mangiare un panino a volo, una doccia e sono in macchina andando verso casa di Rosita. Accendo lo stereo e mi rilasso completamente.

-"Claudio? Hei Cla', mi ascolti?"

Ricordo ancora la voce di Rosita che mi riscuoteva dai miei pensieri quella notte di Settembre. Eravamo al mare, trascinai Rosita fino a lì per distrarla. Preparai i cornetti al bar, due birre e andai sotto casa sua. La convinsi a seguirmi, promettendole che le avrebbe fatto soltanto del bene. E lei si fidò di me.

-"Si, che succede?" le chiesi preoccupato mentre eravamo distesi fianco a fianco su un telo appoggiato sulla sabbia.

-"Grazie.. sei la persona che più conta nella mia vita, non rinuncerei a te per nessun altro al mondo."

Rosita è la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto. La conosco da molti, parecchi anni. Abbiamo diviso il banco, le merende, i troppi caffè alla macchinetta della scuola, i libri, le risate e il sonno. Vederla star male significa aver fallito per me. Anni prima le promisi che mi sarei preso cura di lei, che l'avrei protetta quando da sola non ce l'avrebbe fatta, che ci sarei sempre stato per lei, al suo fianco, in qualsiasi momento. E in quel momento lei aveva veramente bisogno di me. E' stato esattamente tre anni fa quando Rosita perse, assieme a suo padre, l'altra parte del suo cuore. E io, nelle notti in cui la cercavo nei locali, la raccoglievo da terra e la trascinavo, cercavo di darle un pezzo del mio di cuore. Non sarebbe stato lo stesso, ma col tempo avrebbe toppato quella parte che mancava e che avrebbe sempre fatto tanto male. Ma, si sa, insieme il dolore è dimezzato, e io me la prendevo volentieri la sua sofferenza, se questo avesse significato farla stare un po' meglio.

Tutto quello che pensavo potesse bastarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora