Capitolo 6

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Ansia.

È questa l'unica cosa a cui riesco a pensare quando varco la soglia di quell'aula, quel martedì pomeriggio, per sostenere l'esame di economia aziendale.

Con il mio solito pessimismo, non sono affatto sicura che andrà bene.

Ho studiato poco e male, perché in questi ultimi giorni proprio non riuscivo a concentrarmi.

La mia mente si rifiutava di pensare a qualunque cosa che non fosse Paulo, così, le parole del libro e degli appunti entravano e uscivano da un orecchio all'altro, senza che mi rimanesse impresso niente.

Sono sempre stata una che quando decide di fare una cosa vi si focalizza completamente, dimenticando tutto il resto.

Stavolta non è stato lo stesso, non sono riuscita ad estraniarmi dal mondo e oggi ne pagherò le conseguenze, già lo so.

"Stai bene?" Mi chiede Mattia, mio compagno di università, sedendosi nel banco vicino a me.

È un ragazzo solare, coi capelli castani e dei caldissimi occhi color nocciola.

"Non ho studiato granché e adesso me la faccio sotto." Ammetto, facendolo ridere.

"Bene, siamo in due."

Il professore ci zittisce con uno sguardo, prima di iniziare a distribuire il compito, fila per fila.

Forza e coraggio, Bella.
Ce la devi fare.

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Rileggo per l'ultima volta le mie risposte, poi mi alzo per consegnare il test.

Alla fine non è stato un incubo come avevo immaginato e sono riuscita a rispondere alla maggior parte dei quesiti.

Sono abbastanza soddisfatta di me, perché, considerato il poco che sapevo, sono riuscita a fare tanto.

"Giuro solennemente che non arriverò mai più così impreparata ad un esame." Mi rivolgo a Mattia, camminando per i corridoi verso l'uscita.

"Me lo riprometto sempre anch'io, ma poi è sempre la stessa storia." Afferma lui, con l'aria di chi la sa lunga.

"Perché tu sei un caso disperato!" Lo prendo in giro, ricevendo un'occhiataccia come risposta.

"Pensiamo positivo: siamo già al secondo anno, solo più uno e verremo scaraventati nel mondo del lavoro."

Sorrido, in fondo ha ragione, anche se dubito che trovare lavoro sarà facile come lo descrive lui.
In ogni caso, non è ancora il momento di pensarci.

"Sei incredibilmente bella oggi, Bella." Si complimenta e io alzo gli occhi al cielo per quell'orrendo gioco di parole che mi ripete sempre.

In più stamattina, il mio aspetto è anche peggio del solito, con un paio di occhiaie violacee sotto gli occhi e i capelli arruffati legati in un pratico chignon, che potrebbe facilmente essere scambiato per un nido di paglia secca.

"Molto simpatico, devo dire."

"Già, ma tu sei Bella."

Fidati ancora di me - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora