Capitolo 25

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Il rumore causato dal tacco delle mie décolleté nere riecheggia nella sala, tutt'altro che affollata.

Un enorme lampadario di cristallo pende dal soffitto, pericolosamente in bilico e terribilmente luccicante, e il mio cuore manca un battito.
Non è da me farmi spaventare da un lampadario, ma stasera sono incredibilmente tesa.

Un cameriere dall'aria elegante mi sorride cordialmente, ignorando la mia aria confusa, e fa strada, a me e a Mattia, conducendoci fino ad un tavolo laterale, perfettamente apparecchiato come tutti gli altri.

Mi sfilo il cappotto rosso, per poi prendere posto di fronte al mio accompagnatore.

Mi guardo intorno, spaesata: mobili in legno dorato, tappezzeria rossa ed oro, tavoli apparecchiati sontuosamente.
Mio Dio, dove sono capitata, alla corte della Principessa Sissi? Tutto questo sfarzo mi mette più a disagio di quanto già non sia.

Incrocio nervosamente le gambe, fasciate da un semplice paio di pantaloni neri.

Io che ho evitato di indossare qualsiasi tipo di abito, per far sembrare il meno possibile questa cena un appuntamento, ecco che mi ritrovo nel ristorante più raffinato di Torino, vestita come quando si porta il cane a passeggio.

Le due candele accese, appoggiate ai bordi della tovaglia candida, rendono l'atmosfera ancora più romantica.
E imbarazzante.

"Ti piace?" Domanda ingenuamente Mattia, riferendosi chiaramente al luogo.

Annuisco soltanto, prima di tornare a sfogliare con finto interesse il menù.

Di questo passo, sarà una lunghissima serata.

Finisco per ordinare un piatto di spaghetti allo scoglio, proprio come lui.

"Eri mai stata qui?" Chiede poi, nel tentativo di iniziare una conversazione.

"No, è la prima volta."

Alle mie parole, segue il silenzio.
Nessuno dei due sa cosa dire ed è strano, perché, da quando lo conosco, non mi è mai successo di trovarmi così a disagio con lui.
Siamo abituati a ridere e scherzare su tutto, invece questa sera è come se fossimo due ragazzini che si vedono per la prima volta.
Ed è da stupidi comportarsi così.

"Ti ricordi di quella volta in cui ci hanno sbattuti fuori dalla classe perché pensavano stessimo copiando, quando invece mi stavi solo passando un pacchetto di fazzoletti?" Dico accennando un sorriso, giocandomi la carta dei ricordi: funziona sempre quando si tratta di spezzare la tensione.

"Certo, come potrei dimenticarlo? Mi ricordo anche di chi è stata la colpa..." Borbotta scherzosamente, facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Ero raffreddata!" Mi difendo, fingendomi offesa.

"Potevi aspettare a soffiarti il naso..."

"Non ricominciare... mica potevo pulirmi sulla manica della felpa." Affermo ad alta voce, attirando così l'attenzione di tutti gli altri clienti.
Non me ne curo: ho orecchie solo per la spensierata risata di Mattia, che mi scalda il cuore.
Il mio amico è tornato.

Il resto della serata trascorre piacevolmente, mentre noi ci gustiamo i nostri piatti di pesce tra una chiacchiera e l'altra.
Senza neanche accorgermene, è già ora di ordinare il dessert.
Sto giusto sfogliando il listino, che mi offre l'imbarazzo della scelta, quando Mattia è costretto a scusarsi e ad allontanarsi per rispondere ad una telefonata.

Fidati ancora di me - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora