Capitolo 26

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Il calore del pigiama sulla pelle, dopo averlo lasciato appoggiato sul termosifone acceso, una tazza di tisana al finocchio e uno di quei noiosi programmi televisivi che trasmettono solo dopo una certa ora di notte.

Io che dovrei dormire perché domani mattina mi aspetta l'università e che, invece, sono qui sul divano a rimuginare su questa serata iniziata male e finita peggio.

Vorrei poter semplicemente chiudere gli occhi e addormentarmi come una bambina, ma il buio fa luce a troppi pensieri.

Poi il campanello suona due volte.

Sussulto, colta di sorpresa, e subito la mia mente pensa a Paulo: era una cosa che faceva sempre, suonava sempre due volte perché troppo impaziente per restare ad aspettare.

Mi avvicino stancamente all'ingresso, cercando di non inciampare nei miei stessi piedi, che, nudi, patiscono al contatto con il pavimento ghiacciato.

Quasi non credo ai miei occhi quando guardo dallo spioncino e proprio la sua figura è lì, sul pianerottolo.

Le mani in tasca, mentre si dondola sui talloni.

Perché ha questa maledetta abitudine di presentarsi a casa mia nel bel mezzo della notte?

"Bella, apri per cortesia.
So che sei in casa, vedo la luce accesa."

Resto impalata, le mani in faccia a coprirmi il viso, indecisa sul dà farsi.
Non sono sicura di poter reggere ora come ora una conversazione con lui, che, quasi sicuramente, sfocerà in un litigio.

Il legno della porta su cui sono appoggiata trema, colpito con forza dai suoi pugni.

Questo è il suo modo di bussare o ha intenzione di sfasciarmi casa?

Sospiro, prima di aprirgli, obbligata dalle circostanze.

Lo guardo, in silenzio, mentre si richiude la porta alle spalle e concentra la sua attenzione su di me.
Mi squadra e, in particolare, sembra non apprezzare il mio pigiamone felpato.

"Ci sono problemi?" Domando seccata, senza salutare, lasciando volutamente trasparire un filo di acidità nel mio tono.

"Quel... coso è proprio antisesso." Ammette, curvando le labbra in un sorriso.

Alzo gli occhi al cielo, nervosa.
Se è venuto qui per illuminare la mia serata con il suo sarcasmo, può anche andarsene.

"Menomale che non devo farlo con te, sesso, allora."

Alle mie parole, si incupisce e assume un'aria turbata.

"Ti ha riportata Matteo a casa?" Chiede, con serietà e vorrei prenderlo a sberle: sa benissimo che si chiama Mattia e, se sta cercando di irritarmi, ci sta riuscendo alla grande.

"No, sono tornata volando."

"Molto matura, Bella."

"Grazie. Ora si può sapere, quale neurone malato ti ha spinto a presentarti qui a quest'ora?" Sbotto, stupendo anche me stessa: odio essere così scortese, ma, sul serio, Paulo è incredibilmente bravo a farmi perdere le staffe.

Fidati ancora di me - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora