Capitolo 21

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Paulo's point of view

Resto lì, immobile, ad ascoltare quel tu-tu sordo che da qualche secondo ha sostituito la voce familiare di Antonella.

L'orecchio ancora attaccato al cellulare, anche se, dall'altra parte della linea, non c'è più nessuno a parlare con me.

"Mi manchi da morire"
Sono state le sue parole.

Dritta al punto.

Io le manco.
Nonostante gli ultimi diverbi, le sfuriate e  le incomprensioni.

Dovrebbe essere normale in una coppia, mancarsi a vicenda, eppure, sentirmelo dire è stato semplicemente strano.
Inaspettato, sì, ma anche del tutto fuori luogo.

La cosa più triste, poi, è stata la mia risposta: un "anche tu" buttato per aria, meccanicamente o forse per convenienza, privo di qualunque tipo di sostanza.
Già, perché ad essere onesto con me stesso, non penso a lei prima di andare a dormire o la mattina appena sveglio, non mi chiedo con chi è, dove è, cosa fa.

Davvero, non so cosa ci sia che non va tra di noi ultimamente.
Forse qualcosa si è rotto: se due mesi fa mi avessero detto che avrei tradito la mia ragazza, gli avrei riso in faccia.
Invece, Isabella è piombata nella mia vita e mi ha fatto perdere la testa.
Bella come un angelo, mi tenta come un diavolo.
Così sbagliata e così giusta.

È qualcosa che non so più buttare fuori anche le volte che non so tenerla dentro.

Meglio un senso di colpa oggi, che un desiderio inespresso domani.
Dico a me stesso, nell'istante in cui i miei occhi si posano sulla sua figura, stretta stretta in un angolino del divano.

Un altro esempio di quanto siamo diversi, io e lei.
Io, che quando sono solo, occupo il sofà per intero.
Comodo e rilassato.

Lei sempre così composta, misurata su tutto, e adesso se ne sta lì rannicchiata, come se dovesse proteggersi da qualcosa.
Da me.

Glielo leggo sul viso che non sta bene.
Che mille pensieri diversi le invadono la testa.

Le sopracciglia aggrottate e le labbra contratte in una smorfia di pura indecisione.
Il linguaggio del suo corpo è ormai un libro aperto per me.
È combattuta.
Il buonsenso la sta implorando di sbattermi fuori di casa, lo so, ma c'è qualcos'altro, di più grande, che le impedisce di farlo.

Sospiro, avvicinandomi e prendendo posto accanto a lei, che, dal canto suo, non mi degna di uno sguardo.

Immagino di meritarmelo.

Mi passo una mano fra i capelli, nervoso.
Non ho la più pallida idea di cosa dire, né da che fottuta parte iniziare.

"Era Antonella." Abbozzo, sentendomi un emerito idiota non appena quelle parole scivolano dalle mie labbra.

La sua reazione è quasi impercettibile.
Quasi.
I suoi battiti di palpebre ora fanno un vento gelido.

Probabilmente pensa che io sia un imbecille e vorrebbe urlarmi contro, ma si sta trattenendo.

"Voleva sapere come me la stavo passando, niente di ché." Aggiungo, per spezzare il suo silenzio.

"Non mi devi dare nessuna spiegazione, Paulo.
Non sono io la tua fidanzata, non c'è bisogno che ti giustifichi."
Finalmente risponde, ponendo fine al mio supplizio.

Fidati ancora di me - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora