Capitolo 23

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Uno spicchio di luna brilla, solitario, nell'oscurità del cielo.
La notte amplifica: rumori, pensieri, l'assenza di chi manca.
La notte è un megafono di emozioni.

Mi stringo di più nel mio cappotto, investita da una fredda folata di vento.

Inevitabilmente penso a Paulo.
Lui è così, come il vento: a volte gelido e tagliente, altre dolce, come alito caldo.

Paulo, che adesso è lontano da me un oceano e parecchi chilometri.
È volato via, con quell'aereo, lasciandosi tutto alle spalle.
Lasciando me, indietro.

"Appena atterro ti scrivo, okay?"

Invece non si è più fatto sentire.

E in fondo sapevo che sarebbe finita in questo modo.
Lui che torna in Argentina per le partite della nazionale e rivede la sua Antonella, già pronta ad accoglierlo a braccia aperte.
E arrivederci Isabella, tanti saluti.

Eppure, anche la sua assenza è una cosa che sta con me.

Avanzo di qualche passo, persa nei miei pensieri malinconici.
Le mani in tasca, mentre la mente già sogna il dolce tepore del letto.

Mattia cammina al mio fianco, mantenendo un'andatura moderata: ogni sua falcata equivale a due delle mie.

Abbiamo cenato insieme, nel nostro bar di fiducia, dopo un pomeriggio intero passato chini sui libri, a studiare per l'imminente esame di storia economica.
Almeno, mi tengo occupata la mente ed evito di autocommiserarmi.

La frizzante brezza di Novembre mi solletica il viso e mi ritrovo a desiderare che, quel soffio improvviso, sia invece una sua carezza.
Oh, sono patetica. Davvero.

"Bella? Mi stai ascoltando?"
La voce del mio compagno di università interrompe i miei pensieri, riportandomi bruscamente coi piedi per terra.

"Ehm, no, perdonami. Ero nel mio mondo..." Mi scuso, nascondendo con un sorriso il leggero imbarazzo.

I suoi occhi castani mi scrutano, per qualche istante, indagatori.
"Sicura di stare bene? È tutto il giorno che sei strana..."

Sospiro.
Avevo sperato che, agli occhi degli altri, il mio malumore non fosse così evidente.

"È solo che sono molto stanca e... agitata per il test." Dico e, in parte, è la verità.

Lui annuisce, comprensivo.

"Stai tranquilla.
Sei assolutamente preparata e supererai la prova senza problemi." Mi rassicura, avvolgendo le mie spalle con il braccio sinistro.
"Qui quello che deve preoccuparsi sono io!"

Rido, divertita.
"Dai, hai ancora qualche giorno per assimilare i concetti più difficili."

"Come no... Sappiamo entrambi che questo esame non lo passerò mai." Afferma con riluttanza, preso dalla rassegnazione.

Alzo gli occhi al cielo: eccolo che ricomincia.

"Sei il solito drammatico."

"E tu sei meravigliosa." Ribatte.
Quelle semplici parole abbandonano le sue labbra insieme ad una nuvoletta di fumo.

La sua mano stringe senza preavviso la mia, congelata.
Con il suo calore rifiorisce la mia circolazione sanguigna e le mie guance si tingono immediatamente di rosso.

Fidati ancora di me - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora