quaranta

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Vittorio é mio ospite, ho organizzato nel mio appartamento una cena per farlo conoscere ad Ilaria, che , paradossalmente, é stata l'artefice della nostra riconciliazione e ho deciso di chiamare anche Serena e lo zietto, infondo é una scusa per riunire sotto lo stesso tetto le persone che hanno un ruolo cruciale nella mia vita.
Nonostante fossi un po'in ansia direi che la serata sta andando bene, Ilaria é sempre stata ostile verso Vittorio, ma essendo cambiate le circostanze sembra aver voluto seppellire l'ascia di guerra, si ride, si scherza e sento che il clima che si è venuto a creare trasmette serenità, una cosa che in questo periodo mi é mancata.
" Ila..." Esordisco mentre servo a tavola.
" Dimmi."
" Perché hai deciso di chiamare Vittorio?" Le chiedo.
" Così...eri un cencio e ho pensato che se la causa di tutti i tuoi mali, senza offesa eh.. " dice girandosi verso Vik. " Ti avesse anche solo ricordato con la presenza che se una volta ti sei riuscita a rialzare potevi farlo ancora, ti saresti data una scrollata e avresti reagito."
I suoi ragionamenti per quanto contorti hanno sempre un fine preciso, é una delle sue caratteristiche peculiari!
La cena prosegue benissimo, anche Serena e Luca sono visibilmente a loro agio, ma un po' di tristezza mi pervade nel vederli, mi chiedo perché non riescono a trovare un loro equilibrio anche con il prof Donizetti, evidentemente é il rancore che entrambi si portano dietro che gli impedisce di sentirsi parte di una famiglia.

Serata conclusa, sono nel mio letto e cerco di prendere sonno, ma sembra che ultimamente la mia ghiandole pineale sia in sciopero, proprio non dormo, mi siedo sul letto e rifletto un secondo, forse c'è una questione in sospeso che mi tormenta e che devo risolvere per trovare un attimo di pace...in fondo é anche l'interruttore che ha innescato questo putiferio! Mi alzo e raggiungo il salotto.
" Vik...dormi?" Chiedo sottovoce salendo sul divano letto.
" Mmmh...s-si...n-no..." Bofonchia senza guardarmi.
" Si! Stai dormendo! Svegliati allora!" Gli dico scuotendolo.
" Oh! Ma sei fuori!?" Mi dice con una faccia a metà strada tra il sonno profondo e la rabbia.
" Si... cioè no! É che ho bisogno di parlarti..." Dico con gli occhi da cucciolo persuasivo.
" O-ora?" Chiede ancora poco convinto.
" Siiii! Dai sveglia!" E lo scuoto ancora.
" Sono sveglio...sono sveglio..." Vittorio si siede sul materasso con gli occhi ancora socchiusi. " Allora... che c'è?" Mi chiede sollevando appena una palpebra.
" Vik... ecco...lo devo sapere..." Prendo un profondo respiro e cerco di mettere in ordine le parole nella mia testa, ho paura di non riuscire a dare forma ai miei dubbi. " Perché?" Non riesco a dire altro, ma quel semplice interrogativo riassume in se il mio bisogno di risposte.
" Perché cosa?" Mi chiede passando la mano tra i folti capelli scuri.
" Perché hai pensato di tagliarmi fuori dalla tua vita?"
Vittorio si avvicina e mi abbraccia, affondo il viso sul suo petto in un gesto così familiare, ma, allo stesso tempo, completamente nuovo, sento il vigore della giovinezza sotto la maglia e la tonicità di un corpo temprato dal duro lavoro, per quanto attraente Ettore non era così, ma non é il fisico di Vittorio a rendere questa sensazione nuova, il cuore mi batte forte, ma non come quando mi stringeva il mio dottore, mi pulsa per la gioia, nella stretta del mio migliore amico sento quell'affetto che temevo di aver perso per sempre e che, invece, mi si ripresenta proprio nel momento in cui ne ho più bisogno.
" Perché sono un egoista..." Mi risponde accarezzandomi la testa. " Perché sono un egoista bastardo che ha sempre pensato di poter avere tutto senza rinunciare a nulla e che le poche cose davvero belle che la vita gli aveva regalato gli erano dovute... quando, presa da altro, hai trascurato di chiamarmi qualche giorno, mi sono sentito ferito, anzi, offeso, perché ero io che avevo bisogno di aiuto e tu non c'eri, non mi sono preoccupato che anche tu potessi essere nei casini per via dell'università o della tesi...lo so, sono stato uno stronzo, ti vedevo come una cosa che mi apparteneva e che mi stava venendo sottratta da altro..." Le sue parole un po'mi feriscono, mi ha sempre vista come un oggetto di sua proprietà, l'idea che pensasse questo di me é una bella botta...
" Poi... cos'è cambiato?"
Vittorio mi solleva il viso e mi bacia castamente sulla fronte.
" Tutto... quando non ci sei stata più sul serio, perché io ti avevo allontanata, allora ho sentito il vuoto, ma non il vuoto che lascia un oggetto, ma quel vuoto straziante che lascia la persona che ti rende migliore quando va via..."
Come due imbecilli scoppiamo in lacrime e nel vedere che stiamo entrambi piangendo iniziamo anche a ridere, non riusciamo a capire se stiamo piangendo o stiamo ridendo, non importa perché la sensazione é meravigliosa, é come se ci fossimo liberati di un peso dal cuore e tra un singhiozzo ed una risata ci stringiamo più forte addormentandoci come due bambini al sicuro nel letto di mamma e papà...
Alle prime luci dell'alba un raggio di sole filtra attraverso le veneziane semi aperte, per un istante mi sento disorientata, so di non essere nella mia stanza e sono sento di non essere sola, mi volto con gli occhi ancora chiusi e allungo il braccio alla ricerca di... Ettore? Mi alzo di scatto e apro gli occhi e appena vedo Vittorio addormentato a pochi centimetri da me una piccola parte di me resta delusa, per pochi istanti, solo per i pochi istanti che separano il sonno dalla veglia il mio cuore aveva dimenticato gli eventi degli ultimi giorni e aveva cercato quella che aveva creduto essere la sua metà.
Mi metto a sedere sul bordo del letto cercando di non svegliare ancora il povero Vittorio, prendo il cellulare per controllare l'ora e trovo due messaggi.
Il primo é l'ennesimo tuffo al cuore...

Da: Ettore
A: me
Sara...lo so che stai male, ti giuro che anche io sto impazzendo, ti prego... vediamoci... parliamo...ti supplico...

Chiudo l'SMS e apro il secondo e questo sì che mi lascia senza parole, é un numero sconosciuto...

"Sara, sono Luca, diciamo Donizetti, scusa per l'ora, ma ho bisogno di un favore, per il ritratto dal vivo non venire questo pomeriggio in Accademia, ho bisogno che tu venga a questo indirizzo: Via Re David n. 16, terzo piano...ti sembrerà una assurdità, ma devo partecipare ad un concorso e volevo...presentare un tuo ritratto, il tuo stato d'animo ti ha dato... non so spiegarlo un qualcosa di speciale e vorrei catturarlo...ti prego accontentami...se ti senti a disagio puoi portare chi preferisci. Grazie in anticipo...Luca."

La mia faccia assomiglierà sicuramente ad un totano, ma il mio stupore é tale che non riesco a dargli una forma, in questo istante, però, non ho idea a chi dare una risposta, Ettore mi manca da impazzire e giuro che più passa il tempo è più sento un vuoto incolmabile crescere in me...e poi questa storia del ritratto mi sembra una follia...ci penso su e poco convinta digito sul cellulare...sono certa che sto facendo una stupidaggine, ma sento che ne ho bisogno...

"Ok, ci vediamo da te questo pomeriggio..."

Invio. Ho il vago sentore che me ne pentirò...

My surgical life [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora