ventinove

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Guardo il tavolo operatorio e faccio violenza su me stessa per non piangere, osservo quel viso sfregiato dalla mano del Direttore e dal tumore,cerco di vedere qualcosa di umano, ma proprio non ci riesco. La dottoressa De Gioia é la seconda operatrice e sembra quasi refrattaria a quanto sta assistendo, ma in cuor mio so che non é così, vorrei solo sapere come riesce a mantenere così a lungo quella maschera di freddezza che la fa apparire asettica.
Quando è tutto finito mi sento frastornata, l'idea che quando quell'uomo si sveglierà non troverà piú parte del suo viso mi fa mancare il respiro.
Esco dalla sala e prendo un lunga boccata d'aria, anche il solo assistere é stato davvero molto pesante, non mi era mai capitato di vedere nulla del genere, la stessa natura sa essere molto crudele...

"La prima volta fa sempre questo effetto..." Sono sulla scala antincendio e la voce della dottoressa mi coglie di sorpresa.
" Proprio un brutto effetto..." Rispondo. " Ma ci si abitua?"
" Non del tutto, é vero che in qualità di odontoiatri non possiamo operare certe cose in prima persona, ma possiamo e dobbiamo aiutare... anche solo assistendo, fatti lo stomaco e indurisci il cuore, per la chirurgia ne avrai bisogno!"
" Grazie per le dritte, pensavo di essere l'unica idiota a non aver retto la scena di oggi."
" Macché, ti devi solo fare le ossa. Comunque ho visto Ettore, sembra sereno, avete risolto?"
" Penso di sì, ma non so come si evolverà la cosa, é stata una risoluzione affrettata...." Oltre che hard, ma questo non é il caso di dirlo.
" Spero che tutto prosegua per il meglio, Ettore sembra proprio preso da te, non è una cosa frequente per lui e non ha avuto sempre fortuna con le donne, spesso arrivava prima il suo titolo della sua persona."
Sorrido alla dottoressa con un certo imbarazzo, é strano parlare con lei della mia vita privata, soprattutto sapendo che il nodo cardine di questa é anche parte della sua.

Sveglia da quattro soldi dell'IKEA! Proprio oggi ti si dovevano scaricare le batterie!? É sabato e sono le 9.30,tra mezz'ora dovrei vedermi con Serena Donizetti e sono ancora in pigiama!
Salto giú dal letto e corro in bagno per darmi una sistemata, Ettore, grazie a Dio, continua beatamente a dormire, questa settimana é stata molto stressante per lui, quindi un po'di riposo gli farà bene, mi infilo le prime quattro cose che trovo, metto il guinzaglio al mio cucciolone ed esco come una saetta.
Il parco é pieno di gente, un timido sole ci avvisa che la primavera sta arrivando e tutt'intorno un fiume di vita invade i viali alberati di quel polmone verde che permette alla città di respirare, arrivo di fronte alla solita panchina, con Wisky che mi strattona impaziente di essere liberato, ma Serena ancora non é arrivata, mi siedo e aspetto.
Passano circa quindici minuti ed inizio a pensare che non verrà, ma ecco che una voce mi chiama, scatto in piedi per la sorpresa, non può essere! No, dai, non facciamo scherzi...ed ecco in lontananza due figure che si avvicinano una sorridente e l'altra un pochino meno...
" P-professore... b-buon giorno..." Balbetto quando mi ritrovo Donizetti a due centimetri da me.
" Ciao, Sara, come va?" Mi chiede sfoggiando un sorriso smagliante.
" Ehm...non c'è male..."
" Mi fa piacere, comunque non avrei mai immaginato che tu e mia figlia foste amiche, ma tu guarda i casi della vita..."
" Eh... già..." Imbarazzo portami via!
" Allora, non dovevi solo lasciarmi e andare?" Ad un tratto la voce stizzita di Serena richiama la nostra attenzione.
" S-si, ora vado, a che ora passo a prenderti?" Il professore sembra a disagio e cerca di stemperare la situazione con un sorriso poco convincente.
" Ti chiamo io, ora vattene!"
Il prof mi guarda con occhi tristi e mi accenna un timido saluto, si allontana senza dire una parola ed io mi sento tanto a disagio.
Serena mi guarda come se nulla fosse successo e strattonando leggermente il guinzaglio che stringe in una mano fa avanzare Nana a passetti.
" Allora, sciogliamo i ranghi?" Mi chiede ridendo.
" S-si..." Liberiamo i cani che iniziano a saltellare ovunque, mentre noi ci sediamo alla solita panchina, anzi, io mi siedo, lei posiziona la sua carrozzina proprio accanto a me.
" Allora, come vanno le cose? " Mi parla con la sua solita dolcezza, come se la Serena di qualche istante fa non fosse mai esistita.
" Ehm... tutto ok...solo un po' incasinata... Tu?"
" Bene, gambe a parte, sono solo un po'annoiata."
" Come mai annoiata?"
" Così, dall'incidente non sono più tornata all'università e a casa mi annoio."
" Che facoltà frequentavi?"
" Accademia di belle Arti." Mi dice sfiderando il suo sorriso migliore.
" Allora sei un'artista!"
" Ero un artista...sono mesi che non metto mani a nulla."
" Che indirizzo avevi preso?"
" Mosaico e decorazione..."
" Wow! Ma é stupendo!"
" Già....hai presente quel mosaico nel refettorio del monastero benedettino? Quello dove in estate organizzano le mostre?"
" Si."
" Ecco, lo abbiamo fatto io e zio Luca." Dice con manifesto orgoglio.
" Davvero? Ma vi ci sarà voluta una vita! É immenso e pieno di figure!"
" Già, se ne sono andate la primavera e l'estate scorsa..."
" Devi essere molto legata a tuo zio, passate molto tempo assieme?"
" Si, moltissimo, é l'unico che mi può capitare, noi siamo... uguali..." La guardo un attimo stranita, ma lei senza perdere il sorriso Inizia a spiegare: " Zio l'ho conosciuto proprio in facoltà, era l'assistente del Professore di disegno dal vivo, all'inizio non avevo idea di chi fosse, ma da quando ho iniziato a frequentare l'Accademia lui é sempre stato gentilissimo con me, in apparenza senza motivo, poi, una mattina notai che sul polso sinistro aveva una piccola voglia caffè-latte, proprio come la mia e gli dissi che c'è l'avevano anche mio padre e mio nonno, dopo un primo momento di imbarazzo lui iniziò a raccontarmi la sua storia, che in realtà era il fratellastro di mio padre e che mio nonno l'aveva avuto da una relazione clandestina con una giovane pittrice. Lo so é da folli, lui aveva sempre saputo di me, mentre io ne ignoravo l'esistenza...dopo un primo momento di shock, però, mi sentii così affine a lui, molto più di prima, perché anche io sono una figlia bastarda e, come lui é stato abbandonato dal padre, io sono stata abbandonata da mia madre."
Serena racconta come se nulla fosse, mentre io mi sento avvolgere da tanta tristezza, dietro quel suo sorriso c'è tanta rabbia e tanta tristezza, ma, anche, tanto, tantissimo amore, quello zio quasi sconosciuto é l'arcangelo Salvatore della sua vita.
Ascolto rapita il suo racconto e mi immedesimo a tal punto che indipendentemente dalla mia volontà inizio a piangere.
" Ehi! Ma stai piangendo? Dai...non volevo rattristarti..." Dice Serena appena mi nota in lacrime.
" No...non ti preoccupare...sono tremendamente emotiva...non mi hai resa triste, tranquilla."
Il resto della mattina passa velocemente, ci raccontiamo Delle nostre vite quasi senza filtri, lei mi parla del rapporto con suo padre ed io la metto a conoscenza di Ettore e dei miei trascorsi con Vittorio...sento Serena affine, simile al mio modo di essere, ma a differenza mia la vedo più forte, più combattiva, forse un po' arrabbiata con il mondo, ma comunque piena di entusiasmo, quello che a me qualche volta manca...

My surgical life [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora