quarantatré

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É fine maggio, i giorni non fanno altro che susseguirsi uno dopo l'altro con una velocità impressionante, oggi sono in sala operatoria con la dottoressa De Gioia, ormai sono una presenza fissa qui, io e l'aspiratore abbiamo una relazione...
" Allora, Sara, ora isoliamo il fascio vascolo-nervoso alveolare inferiore con appositi fili..." Dice la dottoressa appena enucleata la grossa cisti che stava letteralmente mangiando la mandibola del paziente.
Mi sporgo maggiormente sul tavolo operatorio e ammiro il sito chirurgico tolettato alla perfezione.
" Vedi, Sara, ora che abbiamo isolato il fascio, trazionandolo possiamo continuare con la strumentazione la pulizia del sito chirurgico..."
In questi ultimi due mesi ho avuto modo di legarmi molto a Giocasta De Gioia, se non seguo Donizetti sono con lei ed ogni volta é un'esperienza magnifica! Per molti la chirurgia é una branca esclusivamente maschile, se si pensa al chirurgo ci si immagina il classico Dottore con la divisa verde, ma posso assicurare che la dottoressa De Gioia ha abolito questo preconcetto, in reparto il chirurgo é lei e lo é con la c maiuscola!
Dopo l'intervento ci concediamo una pausa ristoratrice nella sua stanza e tra una chiacchiera e l'altra ecco che viene tirato fuori un argomento che negli ultimi tempi ho bypassato più che volentieri.
" Ehm...Sara..." Esordisce la dottoressa. "Non so se l'hai saputo..."
" Saputo che?" Chiedo mandando giú un sorso di caffè che manderebbe al creatore un diabetico per quanto zucchero ci ho messo!
" Di... Ettore..." Ed eccolo che ritorna... Più lo voglio dimenticare, più me lo riportano alla mente.
" Ettore cosa?" Faccio finta che la cosa mi interessi fino a in certo punto, ma in realtà brucio dalla curiosità.
" Beh... parte...starà fuori un anno..."
" Eh? Parte? E per dove?!" Per poco non mi affogo con il caffè quando lo sento.
" Per la Spagna, si tratta di un... progetto di ricerca.. " per un istante sento come una vertigine, ma dura veramente attimi, bhe le nostre vite stanno prendendo strade diverse ed è giusto che sia così, poso il bicchiere sul tavolo e sorrido.
" É un progetto importante?" Chiedo.
" Molto, potrebbe aprirgli molte porte in futuro." La dottoressa mi guarda perplessa nel tentativo di percepire i miei pensieri.
" Bene, sono felice per lui, gli auguro che tutto vada per il meglio....ora però io del mio futuro non so nulla quindi é meglio che ci lavori su..." Mi sollevo dalla sedia e mi dirigo verso il mio PC. " Dottoressa, vorrebbe darmi un parere sull'ultimo capitolo che devo consegnare?"

Non vedo un accidente e non so dove sto andando, Serena mi ha detto di raggiungerla a casa sua dopo il tirocinio e chi trovo? Ilaria e l'immancabile zio! In quattro e quattrotto quei fessi mi hanno bendata e caricata in macchina stile ostaggio giustificando la situazione con un corale: " É una sorpresa, rilassati!" Ma come faccio a rilassarmi in queste condizioni!?
L'auto inchioda e sento prima scendere Luca per approntare tutto il necessario per lo spostamento di Serena, poi Ilaria ed, in fine, Serena...due mani grandi e ruvide afferrano le mie, l'odore acre di solvente per vernici mi solletica l'olfatto..." Tranquilla, ci sono io...lasciati guidare." Luca mi aiuta ad uscire dall'abitacolo e affidarmi ad Ilaria.
" Trovo parcheggio ed arrivo."
Il silenzio aleggia su di noi, sento solo il mormorio sommesso dei passanti, credo che ridano di me nel vedermi bardata in questo modo ridicolo.
Al suo ritorno lo zietto mi afferra saldamente la mano e con un lieve strattone mi indica di seguirlo.
Saliamo una lunga rampa ed io come una polla rischio di inciampare sui miei piedi ad ogni passo, quando, finalmente, ci fermiamo tiro un sospiro di sollievo, ma la risatina sommessa di Ilaria mi mette in allerta.
"Quando avete intenzione di levarmi questa cosa dagli occhi?" Chiedo seccata.
" Uff... come sei impaziente!" Risponde Serena.
" Dai... siamo arrivati, liberate l'ostaggio." Ironizza Ilaria.
Appena mi sfilano la benda, una grande luce mi ferisce gli occhi, poco a poco inizio a mettere a fuoco il mondo circostante e quando tutto torna nitido mi accorgo che siamo di fronte all'ingresso principale della vecchia stazione ormai adibita a galleria d'arte e con immensa sorpresa vedo un enorme manifesto adornare l'ingresso.
" Le bellezze della mia quotidianità. Mostra d'arte pittorica di Luca Antonelli."
Resto senza fiato, una discreta fila di persone si sta formando al botteghino, resto paralizzata e stringo forte la mano a Luca, so che è un artista molto dotato, ma vedere che gli hanno concesso di allestire una mostra tutta sua é un'emozione immensa, ma ciò che mi fa vibrare l'anima é leggere il cognome...é quello di sua madre, sua eroina, sua musa, suo primo mondo.
" Entriamo... prima che aprano al pubblico." Lo zietto mi stringe il polso e con un entusiasmo quasi infantile inizia a tirarmi verso l'ingresso.
Appena varco l'ingresso resto senza fiato, l'atrio della stazione é illuminato a giorno e di una cinquantina di cavalletti sono esposti altrettanti dipinti, Luca continua a tirarmi con forza e quasi ci mettiamo a correre lasciando dietro Serena ed Ilaria, ad un tratto si arresta di colpo e senza voltarsi mi ordina: " Chiudi gli occhi!"
" Ancora? Dai, non mi va!" Ribatto piccata, odio perdere il controllo della situazione.
" Chiudili, per favore..." Riprova a chiedermi con tono più dolce ed io, con non poche remore, lo accontento.
Camminiamo per qualche altro metro poi lo sento fermarsi, Luca lascia la mia mano e si allontana.
" Sara, al mio tre apri gli occhi...uno, due...tre!"
Apro e...il mondo non esiste più...é come se ci fossimo solo io e lei, io la osservo, ma lei cerca di evadere il mio sguardo, sembra a disagio, ma nella sua goffaggine sembra davvero molto bella, anzi...io sembro davvero molto bella, perché lei...sono io...é il mio ritratto...
" L-Luca, ma é..." Balbetto per l'emozione.
" Si, é il ritratto per cui ti ho chiesto di posare...non era per un concorso, era per la mia mostra, sei estremamente espressiva e ogni tuo stato d'animo é un capolavoro di madre natura...ho voluto a tutti i costi ritrarti..."
Mi avvicino con le lacrime agli occhi e leggo il titolo dell'opera...mi si ferma il cuore dall'emozione...
" Ho sempre pensato che fossi speciale..." Bisbiglia Luca.
Gli vado incontro e lo abbraccio, quel titolo é il complimento più bello che abbia mai ricevuto.

"La meraviglia di voler ricominciare."

My surgical life [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora