23 Aprile 2014

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Caro diario, è un po' che non ti scrivo. Sono successe tante cose.

Giorno 15 ero a messa e pensavo un po' a tutto quello che stava succedendo. Ho cominciato a non respirare bene, avevo bisogno di acqua. Sono uscita fuori pensando che fosse la troppa confusione a crearmi fastidio. Poi, rientrando mi sono sentita meglio. Alla fine della messa, ricomincio a non sentirmi bene. È come se l'aria si bloccasse prima di entrare nei polmoni. Non riesco a riempirli.

Mi gira la testa. Esco dalla chiesa, e vedo che non cambia niente, per un attimo non ho visto più, c'era Daniele con me, il mio ex migliore amico. Mi sono seduta e mi sono calmata. Non ho detto niente a mia mamma, non volevo farla preoccupare.

Il giorno dopo, al corso di recupero, è successo di nuovo, mi tremavano le gambe per via della troppa  tensione ai muscoli, ero con Morena, la mia compagna di ricreazioni insieme ad Alisia, stavolta, lei sapeva cosa era successo il giorno prima e si ricordò che le dissi che Daniele per calmarmi mi aveva fatta ridere. Cominciò a dirmi una serie di cose divertenti, ma era spaventata tanto quanto me.

Appena finito il corso torno in chiesa e di nuovo.

Mentre cammino inizio a sentire i muscoli irrigidirsi, mi fa male la gamba destra per prima.

Cammino un po' zoppa, comincio a tremare. Non respiro. Non riesco a riempire i polmoni. Provo a concentrarmi sul respiro, ma più mi concentro più le voci nella testa si fanno prepotenti.

Daniele mi dice che mi si stanno girando gli occhi, ho perso i sensi per qualche secondo credo.

Nel frattempo dev'essere arrivata Auri, non mi ero nemmeno accorta di lei. Chiamano mia mamma, ma quando arriva sono già tranquilla.

Arriva, venerdì di Pasqua, mi confesso ma non dico niente di quello che mi succede. È come se quello che non dico emerge quando mi sento male.

Non riesco a finire il Padre nostro che le gambe cedono. E ricomincia tutto da capo, stavolta molto più forte, mi danno dell'acqua , non sento nemmeno ciò che dicono, sento solo le voci.

Cerco di appigliarmi alla più piccola cosa per distrarmi, non ci riesco. Dev'essere arrivata mia mamma, Daniele stavolta si è spaventato di più, dev'essere stato lui a chiamarla.

Inizio a piangere. Non voglio farmi vedere così da mia madre. Mi agito ancora di più.

Le gambe non si muovono, non le sento.

Non respiro.

Mia mamma chiama mio padre, la cosa mi infastidisce. Mi portano in ospedale.

Solo attacchi di panico. Me ne vergogno.

Laura- Caro diario...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora