14 Febbraio 2015

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Caro diario,

è passato un anno da quando ho iniziato a scrivere, sono cambiate tante cose. Io sono cambiata, la mia famiglia pure. Ho sempre immaginato la famiglia come una casa, adesso le fondamenta stanno crollando. Casa significa certezza, significa punto fermo, significa riferimento, amore, sostegno,protezione. Queste cose man mano vanno via, ad una ad una scompaiono e rimangono solo le persone. Nessun nucleo, nessun insieme, nessuna struttura. Persone che ti fanno bene e persone che ti fanno male.

Le delusioni fanno crescere è vero,  ed io sono cresciuta. Mi rendo conto però, di aver perso la vitalità di un tempo.

Come Peter Pan sognavo di rimanere piccola per sempre, o, di crescere, ma di mantenere quel minimo di infantilità che ti fa vedere il mondo come un giardino pieno di fiori, l'infantilità che ti fa apprezzare le piccole cose della quotidianità.

Non sta andando come speravo. Vedo il negativo in tutto, come mia nonna. Lei è così, nelle persone vede solo il male, è sempre sospettosa, sempre sull'attenti. Le delusioni l'hanno portata a questo. Amo mia nonna, è una seconda madre, sempre presente. A volte pure troppo. Quando vado da lei mi rendo conto di quanto sia invecchiata. Me ne rendo conto soprattutto quando parla male della mia famiglia, quella che mi ha dato il cognome. Li sono tutte persone che non sanno cosa vuol dire la parola "famiglia", lo so, ma il fatto che lei me lo ricordi ogni volta non aiuta. Sto cercando di non diventare come lei sotto questo punto di vista (per il resto è fantastica), non voglio vedere il negativo in tutte le cose. Cercherò di lavorarci. È difficile.

Ricordo che un anno fa come oggi festeggiavo per aver ricevuto degli stupidi cioccolatini da mio padre, ora non ho niente da festeggiare.

L'amore può far bene, ma quando manca, distrugge più dell'odio.

Nel frattempo lui lo ha rifatto di nuovo, e di nuovo ancora, e ancora. Continuo ad avere gli attacchi di panico, anche nei momenti in cui non ci penso più, come fossero una sorta di sfogo, ne ho avuti ovunque, anche a scuola. La prof. di religione ha capito che dipendevano da qualcosa e mi ha suggerito di sfogarmi con lei, perché, a volte, il consiglio di un adulto può essere migliore rispetto a quello di un coetaneo. Ho accettato, le ho detto tutto e mi ha capita. Mi ha consigliato di parlare con lui, perché quello che noi manca è il dialogo. A parole non  riesco, perciò gli ho scritto. Gli ho mandato un messaggio dicendogli  che ormai ha distrutto tutto, che ho cercato di salvare il rapporto nostro e loro, che nonostante tutto lo avevo difeso. Mi sono sfogata, non ho cercato di chiarire, ma avevo bisogno che lui sapesse quello che io stavo provando.  Così come non ha considerato la promessa che mi aveva fatto, non ha considerato nemmeno quel messaggio, non gli ha dato lo stesso peso che io ho dato a quelle parole. A quanto pare dirgli che lui per me non esisteva più non è una cosa tanto forte da fargli abbandonare le sue abitudini schifose.

Sono incazzata con lei. Gli permette tutto questo, forse glielo permette perché non ha visto fino in fondo, ma in ogni caso lo permette. L'ho capita la prima volta, poi la seconda, ed ancora la terza, poi non l'ho capita più.  Ho rabbia dentro. Rabbia perché vorrei darle l'appoggio di cui ha bisogno, ma non ci riesco.

Sono arrabbiata col mondo perché cazzo, esistono le famiglie rovinate, esistono le famiglie peggiori delle mie, ma io ho a portata di mano tutti gli esempi di famiglie felici. Quelle delle mie amiche sono perfette, e mi viene da piangere quando mi dicono "ho parlato con mio padre.." " mio padre mi ha consigliato di..". mi viene da piangere perché sono consapevole del fatto che i padri presenti esistono, ma il mio non è tra questi.

Laura- Caro diario...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora