Caro diario,
era prevedibile che quest'anno non sarebbe stato bello come passato, lentamente le cose mi scivolano dalle mani, la realtà a poco a poco si fa spazio tra le mie bellissime fantasie di adolescente innamorata.
Il viaggio di maturità è stato davvero una boccata d'aria per me, ma una volta finito tutto ciò che avevo lasciato in sospeso a casa, l'ho sentito come amplificato. Un enorme mostro verde che di notte viene a bussarti alla porta.
Ho litigato con mia madre più e più volte, non vuole ancora farmi guidare la macchina per via della cilindrata, nemmeno per i tragitti brevi. "Sei fuori legge", mi dice. Ha ragione, ma guidare la macchina per me è sempre stato un sogno, sin da piccola ho ambito all'indipendenza, all'essere grande, al sentirmi libera, ed una volta conquistato il mio obiettivo con tutto il mio impegno e tutte le mie forze, non voglio rinunciarci.
Ne abbiamo parlato, abbiamo urlato, sono andata via di casa per sfuggire al pianto, ma mi ha raggiunta, perciò sono tornata indietro.
Mio padre non nomina nemmeno la questione, ho chiesto tantissime volte a lui di poter guidare, tutte le volte ha detto no, a lui non interessano le mie suppliche; nemmeno gli sguardi di mia madre che chiede aiuto hanno effetto.
Lei mi ha detto che se mio padre fosse stato d'accordo, se mio padre non l'avesse lasciata sola, probabilmente me l'avrebbe affidata la macchina, ma lui non si vuole prendere la responsabilità, di conseguenza lei non si fa carico di una cosa così grande. Una fuorilegge, dice.
Mio padre se ne lava le mani. Mia madre, lasciata da sola, non si prende la responsabilità di me. Come dovrei reagire?
Vedo il padre di Aurora e Pietro e non faccio altro che notare quanto lui, anche da lontano, sia presente. Non faccio altro che sentire i suoi "Piccola, guida tu, non hai ancora la patenta ma presto l'avrai, io mi fido di te" ed i suoi "Campione, ti sosterrò e ti insegnerò ogni cosa".
È brutto invidiare gli altri, ma li invidio. Loro hanno quella che hai miei occhi risulta essere il bene più grande che una persona possa avere, la famiglia. Il sostegno e la fiducia da parte di questa.
Non mi sono mai fatta vedere vulnerabile da mia madre, mai le ho fatto notare una mia lacrima mentre mi diceva che stava male. Sono stata forte, per lei, eppure mi ha detto: "Non ti stai mettendo nei miei panni, sono sola, sono sola in ogni cosa".
Mi ha fatto male, perché io ogni volta che lei non lo ha sbattuto fuori di casa per questo, l'ho capita, ho capito che lo ama, nonostante tutto.
Non ho mai condiviso le sue scelte, ma come lei ama lui, io amo lei, nonostante tutto.
Mi ha ferita, perché stavolta doveva essere lei a mettersi nei miei panni, doveva capire che il marito così lei lo ha voluto e non possiamo piangerne le conseguenze tutti.
Sarò dura, sarò stronza, ma non riesco a pensare ad altro che questo.
La odio perché non fa altro che distruggersi. Ma la amo, perché lei sa amare.
Tutti i sentimenti contrastanti, tutte le lacrime, il mostro verde, hanno spinto quel pulsante dentro di me che non doveva essere toccato, ed un vortice è partito; quel vortice che tutto risucchia e tutto distrugge. Un pensiero ne tira un altro e ad ogni pensiero io sto sempre peggio.
Ieri ho toccato il fondo. Stavo per rinunciare a lui, l'unica persona che mi è sempre stata accanto.
Sono andata casa di mia cugina per un caffè, insieme a mio cugino e tra una battuta ed un'altra lui mi ha detto che non mi avrebbe mai affidato la sua macchina, non si fida. Sembra una cosa banale, e lo è. Ma non era il momento. Il tasto " macchina " in questo periodo ovviamente per me è intoccabile e scoprire che un'altra persona non si fida di me, mi ha fatto stare male. Ho detto a Pietro come mi sentivo e abbiamo iniziato a litigare perché per lui sono insicura e per questo quando lui mi propone di guidare la sua macchina io non accetto, in realtà non accetto perché non voglio rischiare di rovinare qualcosa che appartiene ai suoi genitori. Mi sono lamentata pesantemente, ma poi, come spesso accade, mi sono resa conto dell'esagerazione e gli ho chiesto scusa per lo sfogo.
Lui mi ha risposto così:" tranquilla, ci sono abituato ormai a questo tuo periodo nero".
E li è partito il meccanismo di pensieri che stavano per rovinare tutto. Non riuscivo più a pensare consapevolmente.
Sono fatta così, certe frasi la mia mente le ignora, altre le prende sul serio; come si prende sul serio un pugno nello stomaco.
Le mi insicurezze sono salite a galla tutte insieme; non mi sentivo all'altezza di stare con lui.
Non volevo costringerlo a stare con una che ha tanti problemi, una che viene chiamata " pessimista". Non volevo lui fosse "abituato" ai periodi neri di una ragazza, ad i miei periodi neri. Non volevo farlo stare male per me, non volevo coinvolgerlo. Non voglio coinvolgerlo.
Lo amo troppo per addossargli la responsabilità di rendermi felice. Merita il meglio, ed il meglio non sono io.
Insomma, ieri sera eravamo insieme e naturalmente ha capito che qualcosa nella mia testa non era nel posto giusto.
Pensavo e non sentivo niente.
Inconsapevolmente decisi che forse era il caso di lasciar perdere tutto, tutto ciò che eravamo stati fino a quel momento, per salvarlo da me.
Non dissi niente. Non potevo prendere una decisione così su due piedi; in fondo sapevo di non essere lucida. Ma lui capì.
Mi chiese di parlargli e piansi. Piansi tanto. Gli dissi tutto. parlai senza prendere aria un secondo. Lui mi disse che non stava male, che io sono tutto ciò che vuole, che non gli importa, vuole stare con me. Che non credeva che io potessi lasciarlo così. Mi disse che mi ama, che sono tutto ciò che lo rende felice.
Mi disse tante cose ieri sera. La maggior parte di queste non le ascoltai. Fui troppo presa dalla voglia di baciarlo, in contrasto con la testa che mi indicava quale fosse la strada giusta da prendere.
Ascoltai poco quella sera del suo discorso, a dirla tutta quel poco nemmeno mi convinse. Le parole non mi convincono mai.
A convincermi furono i suoi occhi. Quando inizialmente capì dove stavano andando a parare i miei pensieri, nei suoi occhi vidi un lampo di terrore che mi basto a convincermi che i suoi occhi erano tutto ciò che volevo. Tutto ciò che mi bastava per dire no al mio pessimismo. Tutto ciò che bastava per evitare di farlo soffrire. E alla fine decisi che per i suoi occhi verdi, era il caso di lottare contro me stessa.
Ci sto provando, non riuscirò a distruggere il mio carattere, ma spero di controllalo almeno un po'. La sensazione di sentirmi utile per lui, di essere la sua ragione di vita mi basta per essere felice
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Laura- Caro diario...
Romansa* La storia non è autobiografica* Salve a tutti! Quest'opera è diversa dalle altre, non è un semplice racconto. Potrete viverla in prima persona attraverso le pagine di un diario. La protagonista inconsapevole di quello che a breve le accadrà, ini...