Il vento soffiava implacabile fuori dalla villa, i rami degli alberi si muovevano furiosamente creando delle ombre informi sul muro al di sopra della testa di Grace. Non riusciva a prendere sonno e quei rumori le mettevano paura. Tutto intorno a lei era avvolto nel silenzio, tranne per l'ululare al di fuori delle finestre e dei respiri regolari dei suoi compagni di stanza. Si erano addormentati sui grandi divani del salotto dopo aver visto un film poliziesco che non aveva fatto altro che ricordarle che la polizia stava cercando prove contro di lei in due Stati diversi. In California per il casino da lei commesso e in Oklahoma per cercare il colpevole delle auto rubate.
La rossa sospirò rigirandosi per la milionesima volta su quel divano tanto elegante quanto scomodo e scaraventando a terra un cuscino dorato d'ornamento.Quei ragazzi erano simpatici non poteva negarlo, ma in quei quattro mesi era riuscita a percepire la bellezza della solitudine. Aveva scoperto molte sfumature di se stessa che non conosceva e aveva imparato ad apprezzare il silenzio di ogni giornata. Spariva per pomeriggi interi in mezzo a quel boschetto che aveva trovato, si appoggiava ad un albero e si guardava attorno pensando. Pensare e sognare era un'esclusività dell'uomo che tanti sottovalutavano, lei stessa un anno prima non ci badava. Pensare ai fatti accaduti le aveva fatto comprendere meglio la situazione, l'aveva fatta ragionare e le aveva fatto vedere il problema sotto un altro punto di vista.
"Nessuno può portarmi via un pensiero. Nessuno può derubarmi dei miei sogni, la mente è la mia fortezza."
Grace era cambiata radicalmente o forse era semplicemente cambiato il modo nel quale si vedeva. Sapeva di essere vulnerabile quanto forte, bastava trovare il giusto equilibrio per non far crollare il suo castello di carte.
Aria. Le serviva aria o si sarebbe intossicata con le sue stesse riflessioni.
Scattò in piedi legandosi i cordoni grigiastri delle scarpe e prese dall'appendiabiti una felpa scura pur non sapendo di chi fosse. Sgattaiolò lentamente verso l'entrata con la borsa che penzolava su una spalla e fece scattare la chiave nella serratura.
L'aria fredda della notte le fece volare i capelli sul viso e Grace, infastidita, si tirò il cappuccio sulla testa trattenendolo con le dita. A differenza di quel pomeriggio la temperatura si era drasticamente abbassata e sulle gambe nude si scorse immediatamente la pelle d'oca. La ragazza attraversò lentamente il parco desolato e buio inspirando l'aria pulita e sana di quella notte. Si ritrovò al confine segnato dagli alberi e si sedette per terra con la schiena appoggiata ad un tronco. Il fruscio delle piante le metteva soggezione, ma si sentiva bene in mezzo a quelle continue folate di vento gelido. Tirò fuori dalla borsa il cellulare che segnava le tre di notte e una decina di chiamate di suo padre. Guardò per un po' lo schermo indecisa se mandare un messaggio di rassicurazione al suo vecchio, ma poi lo schermo diventò nuovamente buio e lei si decise a rimetterlo al suo posto. Shane si curava poco di lei, se non in campo giuridico, e di conseguenza Grace non vedeva la necessità di rassicurare una persona che non provava un reale interesse nei suoi confronti.
Giocò per un po' con i fili d'erba accanto a lei e sentì la terra fresca infilarsi sotto le unghie corte e mangiucchiate. Spostò lo sguardo verso alcune foglie appese al ramo sopra di lei, in equilibrio precario, proprio come la sua vita e con quell'immagine finalmente si addormentò.—————————————————————————-
-Oh mio Dio, dite che è morta?- una voce squillante e preoccupata le arrivò alle orecchie.
-no, Yvette, sta solo dormendo-
-e perché mai dovrebbe dormire qua fuori?-
-è pazza, ve lo dico io-
-penso che abbia un brutto passato-.
Un vocio fastidioso la svegliò e lentamente aprì gli occhi verdi che furono subito invasi dalla luce del giorno.
-Grace, stai bene?-
-mmh, si tutto ok- mugugnò portandosi una mano sulle palpebre.
Provò ad alzarsi puntellandosi sui gomiti e un braccio muscoloso venne subito in suo aiuto.
-vieni qua-
-grazie- biascicò con la voce ancora flebile.
-tu sei completamente ammattita! Ti facevi di droghe pesanti nella tua città?- la voce dura di Aloysius era inconfondibile.
-avevo solo voglia di una boccata d'aria-
-con la mia felpa? E si dà il caso che stanotte alle quattro mi sono svegliato per pisciare e tu già non c'eri-
-Davis, non strillare come una ragazzina e ti ridò la felpa non preoccuparti- Grace era già pronta a sfilarsi l'indumento, ma Aloysius la fermò con un gesto della mano.
-ho solo avuto paura che ci avessero scoperti, ma sul giornale hanno scritto che le hanno ritrovate-
-sul giornale? Ma che ore sono?-
-le otto, bell'addormentata nel bosco- ridacchiò Dean e le porse la sua brioche mezza mangiucchiata.
Grace storse le labbra in segno di negazione e si strinse nella felpa in cerca di calore.
-è meglio che torni a casa o mio padre mi ucciderà- in realtà la rossa non si faceva problemi per suo padre, ma era arrivato il momento di starsene da sola.
-Noelle, puoi prestarci la tua auto per tornare a casa? Te la lascio nel parcheggio vicino al parco- Noelle acconsentì senza molto entusiasmo alle parole di Dean e si presentò poco dopo a bordo della sua Mini Cooper beige.
Grace, Yvette, Dean e Zaire salirono a bordo mentre i due fratelli Davis li informarono che si sarebbero fatti venir a prendere da qualcuno.
Il viaggio verso il centro fu assai silenzioso, non di quei silenzi normali, ma di quelli imbarazzanti, come se ci fosse una domanda che volessero porgerle, ma che nessuno si azzardava a fare.
-Grazie del passaggio, ci sentiamo- e una volta chiuso lo sportello Grace sospirò.Finalmente sola.
L'avevano lasciata davanti al botteghino in centro e dopo un quarto d'ora di camminata strascicando i piedi, arrivò a casa. Risalì le scale polverose più lentamente del solito e arrivata al suo pianerottolo cercò le chiavi nella borsa, ma non ci fu bisogno di usarle perché suo padre spalancò la porta.
-Si può sapere dove sei stata?! Ti ho chiamato minimo dieci volte! Ci sei sempre attaccata a quell'aggeggio e quando ti cerco non ti trovo mai! E sei sporca di terra. Hai davvero superato il limite ragazzina-Bla bla bla.
Parole al vento che non servivano a niente, suo padre non era un padre se non si prendeva cura di lei e urlarle contro per farle intendere che un minimo ci teneva non era di certo un buon modo per guadagnarsi il rispetto della rossa.
-è successo un casino, ma niente di grave, niente di cui tu possa preoccuparti- la sua voce piatta e annoiata non fece altro che aumentare la collera dell'uomo di fronte a lei.
-questa frase non mi è nuova eppure quando l'hai detta sei stata accusata di omissione di soccorso e peggio di omicidio!-
-e infatti sono stronzate perché non ho fatto nulla di tutto ciò!- prima che suo padre potesse dirle altro scappò in camera e chiuse la porta a chiave. Lanciò la borsa sul piccolo letto e scivolò a terra cercando di fare respiri profondi senza piangere.
-vado in ufficio, vedi di non combinare niente!- e con queste ultime parole Shane uscì.
Essere in casa da sola le trasmetteva sicurezza e tranquillità. Senza fretta si diresse verso il minuscolo bagno e si spogliò prima di immergersi nell'acqua e nel vapore caldo della doccia."Spero arrivi Ottobre al più presto."
Si insaponò i capelli con il suo shampoo alla fragola preferito.
Ad Ottobre ci sarebbe stato il suo processo, la resa dei conti insomma. Dopo sarebbe stata libera. Almeno sperava. Suo padre doveva dimostrare com'erano andate veramente le cose quella notte, altrimenti per lei sarebbe stata la fine.
Uscita dalla doccia si infilò l'accappatoio bianco e si stese sul letto osservando il soffitto fino ad addormentarsi.
L'intera giornata la passò così, tra le lenzuola candide del suo piccolo letto e i cuscini non troppo comodi del divano. Non aspettò suo padre per cena e si fece ancora una volta un misero panino per poi tornare a dormire.🌮🌮🌮🌮🌮🌮🌮🌮🌮🌮🌮🌮🌮🌮🌮
Holaaa ecco un nuovo aggiornamento.
Comunque mi è venuta un'idea, siccome mi piacerebbe condividere diversi lati di questa storia, ho deciso di creare (magari per quando, spero, ci saranno più persone e più attività) un hashtag dove dirò degli aneddoti su questa storia, dal più stupido e insignificante a magari qualcuno di più interessante. Fatemi sapere se può essere carina come idea.
#aneddotoflash Ho iniziato a scrivere questa storia quando avevo all'incirca tredici/quattordici anni credo ed ho creato Grace in modo che fosse più grande di me, così che nel mio ideale avesse più libertà. Ora il tempo è passato però e sono giunta pure io ai diciassette anni, perciò fa strano scrivere delle esperienze di una mia coetanea d'età. Non credo di voler cambiare l'età, non mi sembrerebbe giusto perché nei miei pensieri lei ha diciassette anni eppure sono molto in contrasto con me stessa.
Ecco a voi un semplicissimo dettaglio del mio piccolo mondo. 🌎
Inoltre, vorrei comunicare, che la storia sta partecipando al concorso di ❤️✌🏻
Alla prossima, Elena.💞
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Grace Rogers: In trappola con se stessi
Teen FictionLa vita di Grace, una giovane piccola donna di soli diciassette anni, cambia radicalmente dopo una notte di incertezze. Sente sulle sue spalle una colpevolezza atroce, che le divora anima e corpo, ma che forse nemmeno le appartiene. Dopo essere fu...