Chapter 24: Truth

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-Ehi-
-Ehi- la panchina arrugginita, sulla quale si sedette Grace, cigolò sotto il suo minuto corpo.
-come stai?-
-bene Lionell, non era nulla di grave-
-ho pensato al peggio, devo essere sincero-
-e come darti torto- Grace appoggiò sull'erba verde la borsa.

Lionell la fissava timoroso. Era giunto il momento della verità finalmente.
-Quindi..-
-quindi..- ripeté Grace schioccando le dita delle mani.
-partirò dall'inizio, dal principio. Non pensare, ascolta solo le mie parole- la ragazza sospirò pesantemente ed incrociò le gambe sotto al fondoschiena come una bimba.

-Sono sicura che il tuo interesse maggiore sia più verso le mie emozioni che per il fatto in sé, ecco perché devo iniziare da tempo addietro.- Grace si schiarì per l'ennesima volta la voce.
-sono sempre stata una persona debole, o almeno, io mi ritengo tale. Fin da piccola ho avuto un rapporto burrascoso con mia madre e crescendo non ha fatto altro che peggiorare. Non ho mai avuto grandi amici, quelli che consideravo tali mi hanno pugnalato alle spalle. A scuola avevo un gruppo, ma poi mi sono resa conto che era fasullo, solo io credevo di farne parte. Tutto questo ha sicuramente influenzato molto, il così detto "effetto valanga". Mi sono trovata sola da un momento all'altro, è stato molto difficile considerando che tutt'ora ci sto male. Mi sono sempre chiesta se fossi io il problema. Forse sono troppo impulsiva, forse il mio atteggiamento respinge le persone, o forse sono solamente troppo sincera per un mondo così falso. Non prendermi per un'arrogante, ma io credo davvero che la sincerità ripaghi sempre, eppure non è stato così. Alle persone non è vero che piace la verità, loro vogliono sentirsi dire la loro verità, quella che gli fa più comodo. - Grace si bloccò osservando un fiore giallognolo spuntare dall'erba verde.
-Il colmo è stato quest'anno, pensavo di aver conosciuto l'inferno e, invece, questo è stato molto, molto peggio. Era una sera di marzo e volevo uscire dal mio guscio.
Non l'avessi mai fatto.
Un compagno di classe aveva invitato l'intera scuola a radunarsi in una vecchia corte appartenente ai suoi nonni. Non avevo bevuto poi così tanto, magari non ero perfettamente lucida, ma so quel che ho visto.
Ero arrabbiata, stanca e delusa. La festa era andata male ed ero intenzionata a tornare al più presto a casa e dimenticare tutto. Mi sentivo affranta ed ero parecchio pensierosa. La corte in questione era situata in una zona più periferica di dove abitavo io, ci voleva diverso tempo per raggiungerla ed io ero sola, moralmente e fisicamente. Percorsi stradine sterrate per non so quanto tempo, avevo solo una leggera musica a farmi compagnia e le lacrime sulle guance. E poi ecco che una ragazza salta fuori da nulla, nel vero senso della parola. Non c'erano altro che alberi ed erbacce nei dintorni, forse qualche lampione. Ho frenato quasi in tempo, sono sicura di non averle fatto male, di non averla uccisa. Ero spaventata, tremavo come una foglia, pensavo di svenire da un momento all'altro.- Grace fermò il racconto portandosi le mani sul viso e singhiozzando. Lionell la strinse in un abbraccio, la storia non era ancora finita e sentiva già un enorme nodo alla gola. La ragazza si tranquillizzò negli istanti successivi e riprese a parlare con più calma.

-Ho aperto lo sportello e ho appoggiato un piede fuori cercando di alzarmi, ma in terra vidi solo dei rivoli di sangue e la testa cominciò a girarmi. D'ora in avanti i ricordi sono sfuocati, blandi, come fossero distanti da me. Ricordo il volto di questa ragazza, era coperta di sangue, aveva tagli ovunque sulle braccia ed i vestiti erano tagliuzzati. Era a terra, ma non sapevo se fosse morta o meno. E me ne sono andata- Lionell sgranò gli occhi sorpreso da quell'ultima notizia.
-te ne sei andata?-
-ero scioccata, spaventata, in procinto di svenire. Mi è preso il panico, ma non ricordo cos'ho pensato, non ricordo nemmeno come sono rientrata a casa. Il mattino dopo credevo fosse stato un incubo, ma il vero incubo stava solo per iniziare. Sono scesa in cucina con ancora il trucco sciolto della sera prima e il pigiama stropicciato. Alla tv c'era il telegiornale locale che parlava di un omicidio. Ho riconosciuto il luogo di quelle immagini, e il nome della vittima sembrava davvero adatto alla ragazza che avevo visto la sera prima. Pochi giorni dopo mi sono ritrovata in manette con l'accusa di omicidio.
Dopo numerosi interrogatori, i paparazzi alle calcagna, giornali con articoli compromettenti e l'esclusione totale dalla vita sociale, le accuse di omicidio caddero, ma venni accusata di omissione di soccorso. Era grave perché la ragazza, Madison, era morta dissanguata- .

Grace Rogers: In trappola con se stessiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora