Chapter 23: Hospital and letter

46 1 0
                                    

Si sentiva indolenzita, aveva mal di testa e non vedeva nulla, ma sentiva il suo respiro, poteva percepire il filo d'aria che entrava ed usciva attraverso le labbra secche.

Cercò più volte di sbattere gli occhi per capire dove si trovasse, ma la testa sembrava immersa in un turbine rabbioso. L'unica cosa che scorgeva era un quadrato bianco di fronte a lei, era così intenso da crearle strane visioni, per il resto, tutto era buio.

-Ormai é un giorno e mezzo Angela, sono così preoccupato ed in più tu non dovresti essere qui, torna dai tuoi figli, non è giusto che tu sottragga tempo ai tuoi per seguire la mia-
-Zaire è grande, sa come occuparsi di se stesso e di sua sorella. Tu hai bisogno di sostegno- .
Il cigolio di una porta sorprese le orecchie, già in allerta, della ragazza e una abatjour, da un caldo colore giallognolo, venne accesa di fianco al suo volto.

-Papà?- sospirò debolmente, sembrava avesse perso la voce.
-oddio mio, Grace!-
-chiamo subito un'infermiera- urlò Angela uscendo dalla porta.
-Grace, come stai?-
-non piangere per me, mi sono messa io in questa situazione-
-sì e sono molto arrabbiato con te, ma ora non posso far altro che sentirmi un uomo fortunato-
-non volevo farmi del male, volevo solo che tutta quell'ansia e agitazione cessasse in quell'esatto momento. Ero sconvolta e devo aver assunto un quantitativo eccessivo di calmanti-.

In un attimo un'infermiera tutta trafelata corse nella stanza.
-Signorina Rogers, si è svegliata- .
-Signor Rogers, le condizioni di Grace Elizabeth sono ottimali. La lavanda gastrica ha funzionato perfettamente - disse la donna paffutella guardando la cartelletta medica.
-potrà tornare a casa?- il labbro chirurgicamente gonfiato della donna si storse.
-ovviamente sì, nulla di grave Signor Rogers, ma dovremo rivedere i fatti accaduti. Le va di accompagnarmi fuori?- gli occhi grigiastri della stessa scattarono repentinamente dalla ragazza stesa sul letto al padre ancora scombussolato.

"Ora chiederanno a mio padre se questo è un caso isolato o se ho più volte provato a farmi del male, gli chiederanno delle mie sedute dallo psicologo, dei farmaci che prendevo e gli consiglieranno di farmi intraprendere nuove sedute che loro stessi possono offrire. Sono così banali."

-Grace, vado un attimo con la signora, fuori ci sono alcuni tuoi amici, posso farli entrare?- la rossa sbuffò, ma poi annuì non potendo di certo rifiutare.

La ragazza chiuse gli occhi e si strofinò le mani sul viso.
La porta cigolò e mentre suo padre usciva sentì alcuni passi farsi più vicini.

-Grace?- una voce spezzata la chiamò.
-Yvette-
-Oh mio Dio, come stai?-
-tutto bene- la rossa aprì gli occhi per guardare Yvette, ma il suo sguardo finì dietro alla ragazza dove un Lionell dall'aria triste era appoggiato al muro.

Lui notò il suo sguardo e chiuse gli occhi stringendoli più forte che mai.

"Sta trattenendo le lacrime."
"No, non è vero subconscio del cazzo."
"Sí,invece,testa dura! Guarda."

Ed era vero, Lionell stava trattenendo come meglio poteva le stille salate.

-Cos'è successo esattamente? Voi lo sapete?-
- Quella sera eravamo venuti a trovarti. Tuo padre ci aveva informato che eri in camera tua abbastanza arrabbiata per colpa di una vostra discussione. Ti abbiamo trovata noi. A quel punto Lionell ha presupposto che fossi intossicata da una enorme quantità di farmaci di cui abbiamo trovato il barattolo quasi vuoto. Abbiamo chiamato con urgenza il 911 e abbiamo spiegato la situazione, ma nel mentre eravamo già in viaggio verso l'ospedale più vicino.- raccontò Yvette cercando di sorridere amichevolmente.
-per fortuna siamo arrivati in tempo- Lionell biascicò quelle parole con voce roca per poi schiarirsi la voce.
-è stato un incidente. Non volevo assolutamente farmi del male. Ero decisamente scossa e confusa, volevo solo dormire profondamente senza nessun tipo di pensiero o ansia e le pastiglie mi sono scivolate sul dorso- .

Lionell la guardò con fare circospetto come se non credesse ad una sola parola, ma era davvero andata così. Lei non voleva togliersi la vita. Non che non ci avesse pensato tempo addietro, ma l'episodio accaduto non era un tentato suicidio.

Yvette sospirò e il suo sorriso si fece più sincero e raggiante.
-Purtroppo, nei piccoli paesi, le voci girano velocemente e in modo negativo. Tutti credono non sia stato un errore, ma potrai dire la tua quando tornerai, ne saremo tutti felici- Yvette parlò velocemente accarezzando i capelli rossi della ragazza.

Al momento dei saluti Grace prese coraggio e fermò Lionell trattenendolo da un polso.

-Appena uscirò ti dirò tutto, te lo giuro- il biondo si girò senza dire nulla ed annuì, come se avesse inteso benissimo che cosa la rossa gli avrebbe raccontato.

Grace sospirò accasciandosi nuovamente sul cuscino e fu pronta a spegnere quella dannata abatjour che la infastidiva, ma sul bordo del comodino vide un foglietto bianco stropicciato. Lo prese tra le mani e lentamente lo aprì.

"Se sei Lionell vattene a fanculo e togli le mani da ciò che non è tuo, questo biglietto è per Grace, non per te ficcanaso." le parole scritte in un corsivo difficile da decifrare e in rosso la fecero sorridere, aveva già capito a chi apparteneva il biglietto.

"Se invece sei proprio la destinataria delle mie parole, allora, ti dico subito una cosa: ti sei rincoglionita? Non sono bravo a scrivere e penso tu lo abbia già capito, ma non volevo venirti a trovare in ospedale. Ho sempre odiato quei postacci che puzzano di farmaci e detergenti per le pulizie. Sempre troppo affollati, sempre pieni di cattive notizie.
Rogers, io e te ci parliamo poco, non sono un tuo amico, ma voglio dirti (con o senza il tuo consenso) che queste cose non si fanno. In un piccolo paese come il mio scandali di questo genere ci stupiscono molto. Rimettiti presto.
P.S. appena torni ho qualcosa da mostrarti.
Aloysius."

Grace scoppiò a ridere, di una risata sincera e rincuorante. Dopotutto, Aloysius Davis, non era così male.
Non le piaceva però che in paese si fosse diffusa una falsa notizia. Lei era del tutto sana di mente, o quasi. Non voleva uccidersi. Non ci aveva nemmeno pensato.
Non in quel momento almeno.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

-Hai caldo? Il tragitto non sarà troppo lungo, ma se stai male dimmelo subito-
-sto bene, papà- Grace si accarezzò il punto dove le avevano inserito una siringa per farle le analisi del sangue.
-il medico ha detto che potresti sentire senso di nausea e mal di gola. È normale, ma dimmelo se devi vomitare che mi fermo- la ragazza roteò gli occhi al cielo guardando fuori dal finestrino le case di una città sconosciuta.

"Appena torni ho qualcosa da mostrarti." involontariamente si toccò la tasca destra dei pantaloni dove sapeva ci fosse il pezzetto di carta stropicciato.
Per qualche ragione voleva assolutamente dirgli che stava bene, che era tutto apposto e che non doveva preoccuparsi.

Ma lui si era davvero preoccupato? Sembrava di sì, ma non voleva illudersi che a qualcuno importasse veramente di lei.

Grace Rogers: In trappola con se stessiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora