Il cellulare si illuminò mostrando il testo di un piccolo messaggio:
"Gracy tutto bene?". Sua sorella Anne di tredici anni era l'unico legame che le rimaneva con la California e neppure tanto forte.
"Ciao sorellina. Sto bene e mi manchi tanto, tu fai la brava vero?". A scrivere quelle parole si sentì una vera ipocrita, come poteva pretende che sua sorella non si cacciasse nei guai se il suo primo esempio era una sorella maggiore disgraziata e nella merda più profonda?"Io sono sempre brava , è la mamma che ormai è esaurita. Ti dico una cosa Gracy, piange tutte le notti e chiama il tuo nome. La sento che parla con la nonna al telefono e le racconta che sogna sempre il momento in cui ci hai raccontato cosa era successo quella sera. Ho paura che possa decidere di abbandonarmi". Il cuore della rossa fece un balzo, non si aspettava di certo che dopo le parole cruente che le aveva rivolto sua madre, ella si potesse ancora dispiacere per lei.
"La mamma ti ama troppo per lasciarti andare, stai tranquilla andrà tutto bene" e Grace sperava vivamente che le cose si potessero riaggiustare, ma nel profondo sapeva che non poteva essere così, non dopo tutta la confusione da lei commessa.
"No Gracy, non andrà tutto bene e tu lo sai, non trattarmi come una bambina. Quattro mesi fa hai detto che te ne saresti andata per poco e invece ora nemmeno so dove ti trovi. La mamma sta male, io sto male e credo che anche tu non sia felice. Lo so che non avevamo un legame stupendo, ma mi manchi e voglio venire da te. Dimmi dove ti trovi". Non era il fatto che non si fidasse di sua sorella, più che altro non si fidava di sua madre e dei suoi giochetti sporchi per ottenere quello che voleva. Sua madre Clary aveva sempre agito così, mandava una delle due a parlare con l'altra per farsi dire cosa succedeva e tutte le volte Anne e Grace ci cascavano diventando marionette senza che loro lo sapessero. Questo improvviso amore della sorella le sembrava sospetto.
- É meglio che tu non lo sappia, devi restare in California e vivere la tua vita. Tornerò". Oh si si! Era sempre più convinta che dietro quelle parole ci fosse sua madre.
-Stronza- biascicò ed andò in cucina per prepararsi un panino.
Quando lei e suo padre se ne erano andati, o meglio erano fuggiti, Clary aveva prontamente chiesto il divorzio e se ne era andata a casa di sua madre, nonna Jessie, portando con se Anne. La famiglia Rogers di San Diego era parecchio importante per via dell'azienda di famiglia che possedevano e lo scandalo di Grace era rimbalzato su tutti i giornali. Paparazzi ovunque, interviste, domande indiscrete, privacy inesistente avevano fatto allontanare Shane e sua figlia al più presto, era una situazione invivibile. Grace non andava male a scuola, ma con il tempo era diventato sempre più difficile concentrarsi sui libri quando in testa non aveva altro che pensieri negativi, insinuazioni della gente, interviste screditatorie. Così i suoi voti erano calati, ma l'idea di allontanarsi non le era mai passata per la testa, almeno non nella sua perchè suo padre aveva già programmato tutto e l'aveva letteralmente nascosta in quel paesino sperduto. Quattro mesi in quel posto e non aveva legato con nessuno, le ragazze della zona la guardavano in modo strano quasi denigratorio, non che ci avesse provato così tanto a legare con qualcuno. Preferiva starsene da sola.Ormai era metà luglio e non poteva starsene per sempre con le mani in mano, insomma ci doveva pur essere da qualche parte un luogo dove i giovani si ritrovavano. Dopo aver masticato l'ultimo boccone del suo panino si rimise le scarpe che aveva tolto all'entrata, tolse il cellulare dalla presa della corrente, prese la borsa ed uscì. Le scale di quel condominio erano ricoperte di polvere, la vernice si scrostava dalle pareti e le ragnatele avevano dimora fissa in ogni angolo.
Il centro del paese non era come se lo aspettava, un mucchio di gente pullulava per le strade ridendo e scherzando. Non pensava nemmeno che ci abitassero tutte quelle persone in un postaccio del genere, ma poi capì. In una zona ricoperta solo da terra e campi sorgevano alcune giostre e banchetti di dolciumi. Bambini che urlavano, genitori con in mano dollari che sarebbero stati spesi per i biglietti, palloncini scappati dalle mani dei più distratti e ragazzi più grandi radunati a gruppi che bevevano birre e si scambiano sigarette.
Una festa paesana. A Grace saettarono gli occhi fuori dalle orbite per lo sconcerto.
Vide poco lontano un banco che vendeva i più svariati tipi di bibite, da quelle gasate agli alcolici. Si avvicinò lentamente con in mano un banconota spiegazzata.
-Ehi Jo, dammi una birra- una voce maschile la fece sobbalzare per un attimo, un ragazzo alto con uno strano ciuffo biondo arruffato e mal messo aspettava con ansia la sua ordinazione.
-Due, prego- esclamò Grace osservando ancora il suo vicino. Il biondo in questione si girò osservandola e facendole un grazioso sorriso.
-Non ti ho mai visto da queste parti. Sei nuova?-
-Nuova da quattro mesi- disse portandosi i capelli rossi, scossi dal flebile vento, dietro le spalle.
-Che accento strano! Di dove sei?- rise il tizio. Intanto le loro birre erano arrivate e dopo aver pagato, i due ragazzi fecero qualche passo indietro dal banco. Grace si compiacque che non avessero chiesto nessun documento per confermare la maggiore età. Ora sapeva che avrebbe potuto bere in piena tranquillità.
-San Diego, California-
-Per la barba di Merlino! Vieni da una città fantastica!- Grace quasi si soffocò con il sorso di birra.
-Cos'hai detto? Che centra Merlino?- le scappò persino una risatina che cercò di nascondere per non risultare sfacciata o maleducata.
-Oh scusa, é una piccola vizio- il viso del ragazzo si tinse di una tonalità di fucsia acceso rendendolo ancora più ridicolo.
-Non volevo imbarazzarti, ma non sento molto spesso questo tipo di esclamazioni. Comunque sono Grace-
-Dean, tanto piacere. Ehi uhm, sei tutta sola? Perché io e i miei amici stavamo per andare a fare un giro, insomma se puoi venire, o se vuoi! Non devi di certo chiederlo ai tuoi genitori, non che non sia importante il loro parere eh! Ma..-
-Ehi calmo, scusa se ti ho messo a disagio prima, ma non agitarti. Va bene, voglio venire e non devo chiedere a nessuno- Grace gli rivolse un sorrisino che non aveva niente di felice, era da tanto che il suo sorriso si era spento e le veniva difficile mostrarsi contenta per qualcosa.
-Andiamo allora-.Attraversarono la strada gremita di persone e girarono in qualche piccola via prima di ritrovarsi in un parchetto poco illuminato.
-Dean, perché cavolo ci hai messo così tanto?- esclamò uno dei ragazzi, erano in cinque, tre maschi e due femmine, tutti seduti in cerchio.
-Perché ho incontrato lei. Ragazzi vi presento Grace. Grace loro sono Zaire, Aloysius, Lionell, Yvette e Noelle-.
Per Dio, era inutile che gli dicesse i nomi, tanto non se li sarebbe comunque ricordata, tranne per quel ritardato di Aloysius.
-Ciao- disse solo, niente sorrisi o roba del genere, non era da lei.
-Grace Rogers, la ragazza che non rispetta le zone private-
-Ancora con questa storia, Davis- il sorrisetto irritante di Aloysius le avrebbe fatto girare i tacchi in giro di due secondi, ma non voleva apparire scortese.
-Sei la californiana! Aloysius ci parla spesso di come lo fai infuriare- una ragazzina minuta che non sembrava avere più di tredici anni, ridacchiava mostrandole un bellissimo sorriso, ma il pensiero che potesse essere così piccola sfumò quando la vide prendere un sorso da una bottiglia di Malibù, almeno ci sperava insomma.
-In realtà non faccio nulla di male, è lui che mi tormenta- rispose secca osservando come Aloysius stringesse i pugni e rendesse gli occhi bruni due fessure.
-Se tu non gironzolassi in zone private forse non ti tormenterei-
-Io non gironzolo, non sono un cane- la rabbia cominciava a crescere dentro di lei. Era da tanto che non si infuriava, ormai il sentimento prevalente era l'indifferenza e il dolore per i rimorsi che ogni giorno bussavano alla porta della sua mente pronti a farle rivivere i ricordi più spiacevoli.
-E chi lo sa chi o cosa sei, magari sei una bella cagnetta, sei scappata dalla tua bella città di tutta fretta per venire a vivere in questo piccolo pezzo di mondo. Che hai combinato, eri incinta?- il ghigno sarcastico del ragazzo di fronte a lei non si interruppe nemmeno un attimo da quando aveva iniziato a parlare.
-Basta Aloysius, sei proprio un deficiente, molla un po'- Lionell Davis aveva parlato e ancora una volta si era distinto da suo fratello. Erano totalmente diversi anche fisicamente. Aloysius era moro, Lionell era biondo, Aloysius sembrava il solito rompi coglioni tanti muscoli e niente cervello, Lionell era più posato, con un fisico asciutto e longilineo.
-Sei proprio stronzo- gli disse la ragazza che prima le aveva sorriso passando la bottiglia di alcolico a Dean che si era seduto insieme agli altri.
-Siediti un po' Grace, raccontaci com'è San Diego. Sono Yvette, se non ti fosse chiaro- e ridacchiò di nuovo, era davvero troppo allegra secondo Grace, ma forse non tutti dovevano portarsi sulle spalle un fardello come il suo.
-Come sapete da dove vengo?-
-Sempre Aloysius, suo padre è il sindaco, l'avrà sentito in casa- la rossa annuì spostando lo sguardo verso il moro che si era steso sul prato per guardare il tramonto fumando.
-Comunque la California è un bel posto, dovreste starci, è il paradiso- la ragazza si schiaffeggió mentalmente da sola per la peggior frase di circostanza mai detta in tutta la sua vita.
-Perché te ne sei andata?- una voce tagliente e fredda, ma nello stesso tempo fin troppo curiosa parlò. Doveva essere Noelle quella. Grace si schiarì la voce abbassando lo sguardo.
-Problemi. Starò qui per un po', ma spero di tornare presto nella mia città -
-Hai un accento davvero molto bizzarro- e con questo Noelle si coricò al fianco di Aloysius fregandogli la sigaretta.
-Anche io gliel' ho detto! Zeus, allora non sono l'unico che l'ha notato- Grace si voltò a guardare Dean trattenendo per la seconda volta una risata
-Almeno io non pronuncio nomi di gente mai esistita-
-Ehi, gli Dei dell'Olimpo esistono!- tutti scoppiarono a ridere e il viso di Dean si colorò per la seconda volta di un rosa acceso.
-Come mai non ti abbiamo vista per quattro mesi se già abitavi qui?- la domanda di Dean le fece intendere che voleva cambiare discorso per non parlare più dei suoi modi strani di citare gente a caso, ma le andava bene, non voleva metterlo ancora in imbarazzo, anche se risultava assai difficile.
-Sono venuta poco in centro paese, preferisco camminare da sola e cercarmi un posto tranquillo o starmene in casa, se possiamo definirla casa ecco. Vivo in un lurido, schifoso appartamento che cade a pezzi, lo odio- la faccia schifata della rossa fece ridacchiare gli altri.
-Dove vivevi prima?- le chiese Yvette.
-In un attico in centro a San Diego. In realtà è tutto della mia famiglia il condominio. Ai piani più alti vive la mia famiglia e i parenti dalla parte di mio padre, mentre ai piani inferiori ci sono gli uffici a gestione familiare-
-Poco ricchi insomma- borbottò con voce sommessa Aloysius.
Forse pensava che non si sarebbe sentito o forse lo aveva fatto apposta, cosa decisamente più probabile.
-Me la vivevo bene lo ammetto, ma ora sono qui. Senza offesa al vostro paese-
-Oh, ma lo odiamo tutti!- disse ridacchiando, ancora una volta, Yvette.🦁🦁🦁🦁🦁🦁🦁🦁🦁🦁🦁🦁🦁🦁🦁
Buonasera, ecco il secondo capitolo della storia.
Prometto, anzi giuro su Zeus (come farebbe Dean) che andando avanti la qualità di scrittura migliorerà e che le cose si faranno più interessanti. 🙏🏻
Baci, Elena❤️
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Grace Rogers: In trappola con se stessi
Teen FictionLa vita di Grace, una giovane piccola donna di soli diciassette anni, cambia radicalmente dopo una notte di incertezze. Sente sulle sue spalle una colpevolezza atroce, che le divora anima e corpo, ma che forse nemmeno le appartiene. Dopo essere fu...