Grace era imbambolata a guardare le luci dei lampioni che sfrecciavano sopra di lei. Si era coricata sui sedili posteriori cercando di non addormentarsi e osservava la notte dal finestrino al rovescio.
Si ricordava una scena del genere di parecchi anni prima. Era piccola, al massimo sei anni, stava tornando a casa dal parco giochi dove suo padre l'aveva portata. Era stato un pomeriggio all'insegna del divertimento, una giornata splendida per una bambina della sua età . Certo in quel momento non era la bimba più pulita e raffinata del mondo. Aveva la treccia rossa completamente disfatta, il vestitino bianco con le fragole sporco di terra ed erba verde, i sandali bianchi erano macchiati di fango, ma il suo animo era leggero e felice. Guardava il cielo limpido dal finestrino, era coricata sui sedili posteriori, anche se suo padre temeva che potesse cadere e farsi male. Eppure, una volta tornata a casa, sembrava che quella felicità fosse obbligata a lasciarla, non c'era posto per la sua allegria tra quelle mura.-Ti sembra il modo di tornare a casa? Sei inguardabile, non può una bambina comportarsi come un maschio irrispettoso delle regole d'igiene- la piccola Grace guardava sua madre senza capire la maggior parte delle parole che ella le gridava.
-fatti aiutare dalla domestica a pulirti. Corri!- e come sempre suo padre non la difese minimamente.
-Grace! Grace!- la ragazza sussultò dallo spavento.
-scusa, ma ti eri incantata. Siamo arrivati- Dean aprì lo sportello ed aiutò la ragazza a scendere.
-dì a Lionell che mi dispiace e che la prossima volta, se mai ci sarà , lo ascolterò-.
La ragazza si avviò su per le scale del suo malridotto condominio e salutò con un leggero cenno Dean.
Sperava vivamente che suo padre dormisse già o le avrebbe fatto un mucchio di domande a cui non aveva voglia di rispondere.
Appena varcò la soglia di casa sentì un profondo silenzio, tutte le luci erano spente per sua fortuna. Con passi leggeri e felpati si diresse verso la camera di suo padre facendosi luce con lo schermo del cellulare. Il letto era perfettamente intatto, in casa non c'era nessuno. Le sopracciglia ben disegnate si aggrottarono rapidamente mentre i piedi si mossero pesanti verso la sua stanza. La sveglia indicava le tre meno un quarto e non era possibile che suo padre fosse a lavoro. Grace si aspettava sincerità , dopotutto avrebbe accettato di buon grado una nuova compagna per il suo vecchio, ma era enormemente infastidita dal comportamento di Shane. Con uno sbuffo sonoro lasciò cadere la borsa a terra, si tolse malamente le scarpe e i vestiti e con una vecchia salvietta umidificata, che tanto umida non era più, strofinò con violenza sul viso. La pelle chiara si arrossò immediatamente irritata e attorno agli occhi si formarono righe nere per via del trucco."Mio padre non si fida."
"Rabbia. Provo solo rabbia e tanto rammarico."La ragazza strinse i denti avviandosi verso il bagno. Gettò distrattamente la salvietta nel piccolo cestino sotto al lavandino e cercò di tirar via il trucco con della semplice acqua. Il risultato non fu dei migliori e lasciò perdere fregandosene dell'aspetto trasandato che aveva assunto. Acchiappò con forza lo spazzolino e strizzò il tubetto di dentifricio verde fino a far schizzare il suo contenuto contro lo specchio sporcandolo.
-al diavolo anche tu!- imprecò prima di infilarsi lo spazzolino arancione in bocca."D'ora in poi saremo sempre sinceri l'uno con l'altra" "siamo solo io e te Grace, dobbiamo aiutarci a vicenda" "si papà lo vedo."
Velocemente si sciacquò la bocca e poi tornò in camera pronta per dormire, ma la rabbia non voleva abbandonarla. Grace era sempre stata una persona molto impulsiva e tenace, non si faceva mettere i piedi in testa e la sua lingua era una lama assai tagliente, eppure in quel periodo sembrava che il suo animo guerriero si fosse assopito. Nel tempo la rossa aveva capito che ogni esperienza trasforma le persone, le fa ricredere e cambiare. Non si può descrivere appieno il carattere di qualcuno perché questo è in continuo mutamento. Lei stessa non avrebbe saputo cosa raccontare della sua persona. Pensava di essere una tipa tosta, pensava che sarebbe stata sempre in grado nella sua vita di affrontare le disavventure, ma in quel preciso istante capì che si sbagliava. Era tutto frutto dell'egocentrismo, del suo orgoglio fiero ed imponente. E quell'orgoglio maledetto le impediva di essere totalmente se stessa davanti agli altri. Certi ragionamenti non li avrebbe mai fatti, mai ammessi, mai detti, ma pur sempre pensati. La rabbia per lei era un momento eccezionale nel quale si esprimeva, anche volgarmente, in modo libero. Per vedere Grace Rogers nel pieno della sua sincerità bisognava farla arrabbiare, incazzare, imbestialire. L'arrabbiatura poteva durare anche solo pochi minuti, ma scatenava l'infinito che aveva dentro. Sputava sentenze senza paura, sputava ingiurie senza pena, gli occhi verdi raggiungevano una tonalità paurosamente scura, le mani le tremavano come in preda alle convulsioni, sbatteva i piedi come una bambina viziata ed urlava, gridava senza timore fino a rimanere senza fiato, fino ad avere le lacrime agli occhi e il cuore accelerato. In quella visione tutt'altro che raffinata si poteva scorgere l'affascinante verità di quella ragazza.
Erano appena scattate le quattro, come segnava la sveglia dai grandi numeri verde accecante sul comodino.
Grace si rigirava ancora tra le coperte non riuscendo a chiudere occhio. Si sentiva accaldata, la schiena le grondava di sudore proprio come la fronte. Aveva parecchia sete, ma non aveva voglia di alzarsi e dirigersi verso la cucina. Per qualche motivo, nel suo dormiveglia erano presenti i volti dei due fratelli Davis. Aloysius e Lionell dicevano cose senza senso, frasi sconnesse contornate da sorrisi felici. Grace non capiva, sentiva solo la gola arida e la testa appesantita da quelle voci irreali.
Il rumore di una porta che si chiudeva le fece dimenticare la situazione che le si era creata in testa e il buio reale della sua stanza la colpì con forza."È tornato finalmente."
Sentì alcuni passi veloci avviarsi nella stanza accanto, il suono di vestiti che scivolavano via dal corpo e le molle del letto che cigolavano.
"Buonanotte anche a te papà, grazie del bacio sulla fronte e del tuo sguardo premuroso assente."
Sospirando si girò su un fianco e combattendo la sete si riaddormentò.
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Buonasera a tutti,
Il capitolo è più corto del solito, lo so, ma è fatto apposta. In questo breve testo ci sono scritte davvero tante verità. È uno dei miei pezzi preferiti e dove racconto più me stessa, perciò ho voluto dedicare un capitolo a questa parte molto importante per me.
Spero possiate apprezzare questo scritto,
a presto
Elena♥️
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Grace Rogers: In trappola con se stessi
Teen FictionLa vita di Grace, una giovane piccola donna di soli diciassette anni, cambia radicalmente dopo una notte di incertezze. Sente sulle sue spalle una colpevolezza atroce, che le divora anima e corpo, ma che forse nemmeno le appartiene. Dopo essere fu...