Chapter 14: Revelations

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La settimana passò lentamente. Grace alternava i pensieri dall'imminente concerto, al viaggio che avrebbe dovuto affrontare con un compagno che non si sarebbe tirato indietro a farle domande, e a suo padre. Padre che non sapeva nulla del giro nella capitale, dell'acquisto dei biglietti, dell'accompagnatore della figlia.
Non sapeva niente, ma a Grace non importava.

La sera precedente al viaggio, la ragazza riempì un vecchio zainetto rosso scolorito, molto simile al colore dei suoi capelli. Mise tutto il necessario per il giorno dopo e lo accostò ai piedi del letto. Quando si stese sul materasso cigolante il suo stomaco si strinse in una morsa dolorosamente piacevole. Si sentiva eccitata, le budella sembravano rovesciarsi e scambiarsi di posto.

Era felice. Felice, anzi, felicissima!

Eppure sentiva che quella gioia sarebbe presto svanita, come se non se la meritasse, come se non potesse appartenerle.

Si rigirò nel letto, suo padre già dormiva e tutto era fastidiosamente silenzioso. In quel momento avrebbe voluto che qualche rumore distraesse la sua mente, qualsiasi cosa. Tese le orecchie per cercar di captare qualcosa attraverso la portafinestra chiusa, ma non sentì nulla.
Cambiò per l'ennesima volta posizione e finalmente, dopo quelle che sembravano ore, le palpebre caddero pesantemente a coprire i suoi occhi verdi.

Il rumore di un campanellino arrivava da sotto il bianco cuscino, Grace scattò in piedi come se avesse sentito uno sparo. Un gran sorriso alleggiò sul suo viso mentre si vestiva, pettinava e faceva colazione. Suo padre era già uscito e pur contro tutte le decisioni che aveva preso quella settimana, scrisse velocemente un biglietto di rassicurazione.
Il frastuono di un clacson le annunciò l'arrivo del biondo, prese lo zaino e scattò giù dalle scale saltando a due a due gli scalini.

-Penso che la signora che abita sotto di me non gradisca- disse la ragazza indicando il volante e di conseguenza il clacson.
-oh, mi dispiace hai ragione- ridacchiò Lionell grattandosi la nuca e la rossa alzò le spalle sorridendogli.
-hai cambiato auto?- Grace non era poi tanto scontenta, preferiva sicuramente quella Mercedes alla vecchia Ford.
-sali, è una storia divertente- la ragazza si accomodò sui sedili in pelle ben rifiniti e chiuse con cura lo sportello. Uscirono dal vialetto sterrato mentre il biondo armeggiava con la radio touch.
-Aloysius è davvero molto geloso delle sue cose, la Ford che hai visto il weekend scorso appartiene a lui.  Era riuscito a procurarsela con fatica. Undici anni, aveva undici anni quando si è innamorato di quell'auto, apparteneva ad un vecchio amico di nostro nonno, purtroppo alcuni anni fa è morto e mio fratello ha preso l'occasione per prenderla. La moglie del signor  Williams, così si chiamava quel vecchietto, non si decideva se vendere la vettura o no. Non immagini quanti biscotti e torte di mele Aloysius gli abbia portato-
-beh, i dolci hanno fatto il loro effetto a quanto pare-
-no, in realtà anche la signora è passata a miglior vita-. Grace lo guardò sorpresa e non riuscì a trattenere un risolino per la maniera ironica con la quale il suo compagno l'aveva informata.
-insomma mio fratello è riuscito ad impossessarsene, era così orgoglioso e felice che non si curò minimamente del fatto che i miei genitori mi avessero comprato quest'auto e un nuovo pick-up-
-aspetta, cosa? Perché ti hanno regalato due macchine?-
-regali di compleanno, i miei sono separati e non si sono messi d'accordo. Ora lasciami finire la storia- Lionell le scoccò un' occhiata scherzosa mentre lei alzò un sopracciglio.
-Questa mattina stavo per salire sulla Ford, non dirglielo ma amo quell'auto, e quando ha sentito il rombo del motore è sceso di corsa in pigiama con un cornetto mezzo mangiato ancora in mano. Ha urlato così tanto che ha sputacchiato la crema pasticcera e ho dovuto cambiarmi la maglia. Devo chiedere il suo permesso almeno tre giorni prima, me lo ripete ogni santa volta-
-allora tu chiediglielo- il biondo le scoccò un'altra occhiataccia, ma questa volta più severa.
-stavo proprio per dire che gliel'ho chiesto, ma ha cambiato idea. Un cretino, solo questo è. Ha iniziato a schiamazzare come un' oca dicendo che sono solo uno snob sbruffone con tre auto, parole sue-.
Grace scoppiò a ridere alzando il volume della radio sulla celebre canzone di Celine Dion "My heart will go on".
-oh Dio ragazza mia, questa canzone è vecchia e deprimente-
-è emozionante, ricca di sentimento, oggigiorno c'è tanta musica spazzatura invece- il biondo la osservò senza fiatare spostando lo sguardo dalla strada al viso della sua vicina.
Le note dolci della canzone non furono interrotte fino alla fine. Grace guardava fuori dal finestrino pensierosa, mentre Lionell era indeciso se porre la domanda fatale o no.
-che cosa ti è successo Grace?- la tentazione aveva preso il sopravvento. Lionell non era riuscito a resistere.
-Mi è capitato qualcosa di ingiusto, qualcosa che ancora adesso mi chiedo cosa sia, una punizione forse? O era solo l'ingranaggio di una macchinazione molto più grande? E soprattutto, chi l'ha deciso? Chi l'ha fatto accadere? E molto altro deve ancora avvenire e io sto qua, sto qua con le mani in mano a sperare, a distruggermi moralmente perché ,Lionell, non so cosa sia veramente successo- quel discorso le era venuto dal profondo, era forse, la rivelazione più sincera che avesse mai fatto in tutto quel tempo e sperava che il suo interlocutore non ne capisse davvero la grandezza.
-Dai l'impressione di una ragazza sicura di se, ma che ha capito che ci sono minacce pronte a buttarla giù-
-sai, qualche anno fa con i miei amici- e qui si fermò per indicare l'ultima parola con le virgolette -mi comportavo come se fossi sempre in cima a un piedistallo. Mi sentivo una persona dominante e insostituibile, ma capitava molto spesso, più di quanto dessi a vedere, che la mia sicurezza vacillava. Ogni tanto qualche ragazzo carino sbucava di fronte a me e come tutte le adolescenti mi facevo grandi filmini mentali. Speravo venisse a baciarmi, a chiedere il mio numero di telefono o semplicemente a informarsi del mio nome, e invece niente. Vedevo indifferenza nei loro sguardi, mi dispiaceva. Mi sentivo sbagliata, non poi così bella, non poi così importante. Mi facevo domande, incolpavo i capelli troppo rossi, la pelle troppo chiara, il fisico non così magro- e qui Lionell alzò un sopracciglio biondo strabuzzando gli occhi- erano minuti nei quali le mie difese crollavano e il mio orgoglio ne risentiva. Il giorno dopo non ci pensavo già più però. Sono cambiata certo, ora preferisco restare sola e non voglio che le persone si avvicinino troppo, sentimentalmente parlando. Eppure il gesto di uno sconosciuto mi farebbe ancora piacere-
-Grace è tutto un contro senso. Vuoi i gesti di uno sconosciuto, io sono uno sconosciuto e all'inizio non ti sei fatta avvicinare, stavi sempre sulla difensiva, ancora adesso sento che sei restia a dirmi tutto-
-non posso raccontare i miei fatti personali a chiunque- il tono di voce si era alzato e sembrava che l'arrabbiatura sarebbe presto giunta.
-chiedo dei piccoli gesti Lionell-
-non è così che funziona. La prima volta che ci siamo parlati..-
-il tuo approccio è stato terribile! "Perché stai lontano dalle persone?" questa è la prima cosa che mi hai chiesto.
-in realtà ti ho offerto un gelato e mi hai respinto come se avessi la peste-
- comunque ti arrabbi troppo facilmente, devi calmarti ragazzina- il ragazzo tamburellava velocemente le dita sul volante in segno di nervosismo.
-non provare a chiamarmi ragazzina Davis! Non ti permettere!-.

Il silenzio calò tra loro, Grace guardava fuori dal finestrino con le mani che ancora tremavano per l'agitazione e Lionell non scostava gli occhi dalla strada. Pian piano l'adrenalina dell'arrabbiatura scemò dal corpo della ragazza e la fece leggermente appisolare con la fronte spalmata sul vetro.

Grace Rogers: In trappola con se stessiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora