chapter 7.

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Come cazzo si prepara la pasta? Giuro sono così incapace da non riuscire a farlo, non diventerò mai un uomo di casa in queste condizioni. Se ci penso, rido come un ebete.
«Accidenti, ma per quanto deve bollire la pentola?» sicuramente vi starete chiedendo, come ho fatto a sopravvivere in questi anni, dato che sono una frana in campo di cucina. Beh, la riposta vi farà penso ridere in un certo senso, ma voi mettetetevi comodi ed ascoltate questa barzelletta. Dunque, vicino alla mia dimora, ho una vicina che è venuta ad abitare qui un anno prima di me, so che può sembrare assurdo tutto questo, e vi starete sicuramente domandando cosa c'entra, ma siate pazienti e continuate ad ascoltare. Questa signora, sì, perchè ha ben più di 60 anni, non è di qui, ovvero di Modena, ma della Sicilia. Esatto, mi sono trovata una siciliana, che parla il dialetto di continuo, e credetemi, non ci capisco mai nulla, anche se sto cercando di apprendere qualcosa da lei. Proprio così, Mascolo alle prese col siciliano. E nulla, la fine di questa storia è che lei, dopo essersi trasferita qui, ha fatto subito conoscenza con me, ed io ovviamente pure, sebbene non capivo molto bene il suo linguaggio, e così, col passare del tempo, lei cominciò a trattarmi come un figlio, e lo fa ancora. Giorno dopo giorno, mi portava sempre il pranzo e la cena, sì, sapeva che ero una frana e allora mi ha aiutato gentilmente. Ed ogni giorno, alla stessa ora, suona il campanello della porta. E posso dedurre che manca pochissimo al suo arrivo.
"Din don" eccola!.
«Bedduzzu!» disse, non appena le aprii la porta, sarebbe "bello" per chi non lo sapesse ahah.
«Signora Marta!» esclamai, abbracciandola.
«Mascolino, ti purtai na cosa, tieni, na bella parmigiana!» sì, lei e il suo dialetto mi fanno sempre morire.
«Oh sempre gentile lei!» risposi, afferrando la teglia. Un odore alquanto buono, mi invase le narici, credo di morire dalla fame, sto sbavando.
«Senti beddu, un giorno vieni e ti insegno il siciliano» pazzesco, è la prima volta che me lo dice, per giunta, ha usato una sola parola in dialetto questa volta, almeno non mi confonde le idee. Che donna gentile, è come una nonna per me.
«Oh, ne sarei ono-» ma mi interruppe subito.
«T'ansignari a fari u cuoco»
«Ehmm..insegnare?» domandai confuso.
«E cettu» rispose lei, convintissima. Potrei ridere per la sua espressione da un momento all'altro. È simpaticissima!
«Basta che non mi prende a bastonate con la scopa se le brucio la cucina» risposi, quasi ridendo, si aggiunse alla risata e infine mi diede un leggere schiaffetto sulla guancia.
«Ciao bedduzzu» mi salutò e se ne andò, ricambiai il saluto e subito dopo chiusi la porta di casa. Vi sarete fatti quattro risate, ne sono certo, se non avete capito qualcosa, tranquilli, vi faccio compagnia io.
«Se non mangio, svengo» dissi, prima di addentrarmi sulla parmigiana che mi stava chiamando, il cibo mi chiama sempre non lo sapevate?
«Che buona» dissi a bocca piena, gustando quella prelibatezza, tutto merito della grande cuoca siciliana, ah, come farò a sdebitarmi con lei.

***
Dopo quella lunga mangiata, mi addormentai nel divano peggio di una balena spiaggiata, ma mentre stavo comodamente dormendo, un suono mi fece sobbalzare per poi farmi cadere a terra. Chi è che rompe a quest'ora, sono solo le 17:00, domani è domenica, possibile che non ho mai il tempo di starmene da solo? Ma poi chi è un ladro questo qui? Sono più di tre ore che suona, ehi, guarda che se vuoi rompere il campanello sei in tempo. Afferrai l'ombrello per sicurezza e mi diressi piano piano alla porta, e infine, girai la maniglia di scatto.
«LADR-» puntai l'ombrello nel presunto "ladro" ma quando vidi che si trattava del biondo, rimasi a bocca aperta per la vergogna.
«Ma che» disse, guardandomi stranito.

*Spazio autrice*
QUESTO CAPITOLO MI HA FATTO MORIRE E GIURO CHE HO RISO MENTRE LO SCRIVEVO AHAHAH.
Al prossimoo

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