Capitolo diciotto

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-Voleva vedermi, Monsignor Angelo?-

-Per oggi sono solo Angelo. Avevi ragione tu, gli imposti sull'oppio sono nulli se si qualifica come medicina, inoltre la popolazione sembra più che felice di comprarlo-

Gerard si sentì come se fosse un mostro.

Aveva permesso che si vendesse alla popolazione un'erba allucinogena, tutto per rivedere Mira.

Nonostante quella fossela sua assoluta priorità, non poteva nemmeno trascurare il popolo dell'isola di Rowan, sarebbe stato da stolti farlo, un buon principe deve proteggere i suoi sudditi.

-Sapevo che stavi aspettando l'occasione di sentire di nuovo fra le tue mani il corpo di una donna-

-Sì, già da molto tempo che non ho quella sensazione- mormorò, dicendo la verità per una volta innanzi ad Angelo.

-Allora è il tuo giorno fortunato. Stasera, dopo che le luci verranno spente, tu ed io andremo a divertirci come lo fanno i veri uomini.... Devi vestirti come un signore, però, ho lasciato degli abiti nella tua cella-

Gerard iniziò a capire in che luogo voleva portarlo Monsignor Angelo, nonostante ciò non capiva perché dovesse indossare abiti molto eleganti per accedere a un luogo ove le donne si vendevano per poche monete.

Mancavano all'incira quindici minuti al suo incontro segreto con Angelo, iniziò a cambiarsi.

Indossò una camicia verde scuro rifinita con disegni di foglie dorate, un pantalone nero e una giacca dello stesso colore, un paio di stivali intonati.

I suoi capelli neri vennero tirati all'indietro, pettinandoli come gli aveva insegnato Nathaniel anni prima.

-Sono pronto- si disse.

Bussarono alla porta, fu strano vedere il Monsignore per la prima volta senza abiti religiosi: portava degli abiti neri e argentati e un cappello piumato.

-Signore- salutò con un cenno del capo mentre il grasso uomo si avvicinava a lui.

-Gerard, andiamo-

Gerard si sentì come un ladro in quel momento: portava delle monete in tasca, abbastanza da poter comprare l'intero bordello se volesse, però conosceva la provenienza di quelle che recava il suo accompagnatore.

Scesero le scale del monastero, facendo attenzione al rumore, giunsero alla porta (naturalmente Angelo aveva una chiave) e uscirono sigillosamente ove due cavalli bianchi li attendevano, pronti ad essere montati.

Lasciarono alle loro spalle la "prigione" che li aveva mantenuti rinchiusi per tanto tempo.

Si notava la fretta che aveva il religioso per giungere al luogo designato, accelerava e spronava il suo destriero senza comprendere che il povero animale faticava ad avanzare sotto il suo peso e per il sentiero infangato.

Le luci si avvistarono, Gerard rimase stupefatto al notare quanto diverso fosse quell'edificio dal suo pensiero originale.

Si immaginava che un bordello che si prendeva cura di poveri preti non fosse che una casetta sperduta in un monte, invece si trattava di una villa di pietra, con ricche sculture e luci in ogni luogo.

Iniziò a pensare che forse non si stavano dirigendo da prostitute.

-Fai attenzione a non sporcare quei vestiti, non ti faranno entrare se pensano che sei un plebeo-

-Sono un principe, Angelo, non un novello in queste faccende-

-Perdonami, mi dimentico con chi ho a che fare. Quando sono venuto in questo luogo prima, portavo dei ragazzi che non oltrepassavano nemmeno il cancello della villa-

Gerard di RowanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora