Capitolo ventidue

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Jonny ricordava in tutto e per tutto il volto di suo padre: gli stessi chiari capelli come se fossero stati di un biondo sporco, tratti duri nella mandibola e un naso adunco, gli occhi dalle sfumature verdi erano terribili, gli occhi di una bestia.

Sembrava una pantera pronta ad azzannare la sua preda.

Indossava un paio di pantaloni e una casacca grigi, si era tolto gli stivali e la cintura che recava una spada e un pugnale dal manico d'argento.

Si soffermava molte volte sulle armi altrui, fin da quando Gerard le aveva mostrato il suo pugnale d'oro incastonato con pietre preziose.

-È piuttosto scomodo, sai? Non credo che tante pietre preziose vadano bene, però è un regalo di mio padre e devo conservarlo come tale- le aveva commentato con un mezzo sorriso sulle labbra.

Lui sempre sorrideva in quel modo, non mostrava mai i denti alla gente, nonostante fossero allineati e perlacei.

Victoria si figurò di essere con Gerard, ma era una bugia.

Jonny era lì con lei.

Lanciò la cintura sul letto al fianco di Victoria e la fissò come se la stesse valutando.

Lei si era inginocchiata e aveva poggiato le mani sulle sue cosce come se stesse attendendo un ordine, invece tutto il suo corpo era teso come la corda di un arco.

-Cosa volete?-

Jonny rimase paralizzato dopo aver udito la voce della giovane: non se l'aspettava così imperativa.

-Perché dovrei volere qualcosa? Le mie intenzioni potrebbero essere nobili, non pensi?-

Ciò che Victoria farfugliò dopo fece che il cuore di Jonny ardesse:

-Siete sangue di Ugo, sempre starete tramando qualcosa. Ditemi cos'é e facciamola finita subito-

Jonny si voltò, il tempo che aveva bisogno Victoria per occultare il pugnale d'argento sotto il suo cuscino.

-Mio padre e il principe ereditario Nathaniel hanno fatto credere alla regina che tu sia gravida. Già sono passate due settimane e mi spiace comunicarti che la bugia non si manterrà se il tuo ventre non cresce-

-Per questo mi alimentano tanto- rispose Victoria, cercando nel suo intimo un coraggio che non possedeva.

-Non è più sufficiente. Se non procuriamo un erede alla regina, lei diventerà furiosa con mio padre. Non possiamo permettercelo, vero?-

Victoria comprese dove voleva arrivare quell'infimo uomo.

Stava sollecitando che avessere un'unione carnale per procreare un figlio e ingannare la regina Beatrice!

-Non vi avvicinate!- gli intimò la ragazza.

-Credi davvero che a questo punto importi la tua opinione?-

Lui la spinse, non era più in ginocchio, adesso si trovava appoggiata sui suoi cuscini di piume e tremava, tremava come se si trattasse di neve e non di tessuto ciò che giaceva sotto di lei.

Voleva obbligarla!

-Sei una donna molto bella- mormorò, sovrastandola con il suo corpo tozzo.

"Gerard...." pensò all'istante la principessa, sentendosi così piccola.

-Perché...?-

-Perché io?-

La risata del padre e del figlio erano così simili, Victoria non poté credere che lui fosse figlio di un'altra persona, non solo di Ugo. Non aveva potuto ereditare nulla da sua madre!

-Nathaniel non vuole nemmeno avvicinarsi a te. Gli fai ribrezzo, il pensiero di toccare le tue carni impure, le tue curve,....-

Le afferrò i polsi e li tenne insieme con una mano.

Era incredibile pensare che una sola mano potesse essergli d'aiuto per tenere entrambi i polsi di lei, era così minuta....

-Mio padre potrebbe averlo fatto, ma non vuole sporcarsi le mani-

"Gerard, ho bisogno di te più che mai!"

Era la vergogna di suo padre, poteva essere picchiata e abusata quanto volessero gli altri perché lei mai avrebbe fatto nulla per impedirlo.

Era un sacrilegio che Duncan avesse sprecato il tempo per allenarla, tante notti che le aveva insegnato a usare la spada erano invano perché lei non aveva il coraggio di contrattaccare.

-Smettila di resisterti!- ordinò Jonny.

Lei abbandonò le braccia lungo i fianchi, lui iniziò a sentirsi il re della situazione.

"Non posso farmi salvare da Gerard, non sempre; lui non ha bisogno di una ragazza che non possa difendersi da sola" quest'ultimo pensiero la travolse come un'onda marina.

I suoi occhi si riempirono di lacrime, per poi posarsi in quelli pieni di lussuria del suo attaccante.

Infilò la mano sotto il cuscino e tirò il pugnale, accoltellandolo con tutte le sue forze al petto; non poté evitare costui di mostrare sorpresa nella sua espressione.

Provò a supplicare aiuto, ma la voce non glielo permise.

-Basta! Basta!- urlò Rori, lanciandolo via dal letto e, una volta che questi fu sdraiato al suolo, inginocchiandosi sopra di lui.

Il sangue l'aveva coperta, l'aveva assassinato! Aveva preso una vita umana con sé!

-Victoria, cosa...?- Giovanni uscì dal suo nascondiglio dietro la porta di servizio, portandosi le mani alle labbra per trattenere l'urlo.

-Giovanni... aiutami....- supplicò la ragazza, paralizzandosi, credendo che il suo amico avrebbe urlato così forte da attirare l'attenzione del re di Rowan e di suo marito e facendo che venisse uccisa a sua volta.

-Non puoi restare qui a corte!- determinò il ragazzo, reagendo più velocemente di quanti Rori si aspettasse in una situazione di quell'indole.

Prese un mantello e la coprì, poi le indicò:

-Dammi un tuo abito e un tuo cappello-

Rori eseguì come un'automa, non capiva cosa potesse volere fare con i suoi vestiti, però sapeva che sarebbe stata la cosa giusta.

Anche se Giovanni avesse deciso di consegnarla alle autorità o ai regnanti, sapeva perfettamente che non avrebbe avuto torto.

Giovanni indossò le femminili vesti sul suo corpo piuttosto magro, per poi uscire di corsa insieme alla ragazza in direzione del portone d'ingresso.

Riuscirono a udire alle loro spalle l'urlo lancinante della regina Beatrice, aveva trovato il figliastro morto nelle stanze di Victoria.

-Assassina! Assassina!- esclamava, indicando Giovanni al pensare che si trattasse della principessa di Wari e Castiglia.

-Dobbiamo dividerci, io li distrarrò. Tu vai via da questo luogo, Duncan ti ritroverà- le spiegò, mentre la ragazza si affrettava a raggiungere l'uscita del castello.

-Giovanni....-

Era nascosta dietro un albero, poteva vedere che il suo amico dava le spalle alle guardie per evitare che comprendessero che aveva mentito sulla sua identità.

Il suo viso si mostrò solo a Rori, recava un sorriso rassegnato e angelicale allo stesso tempo, il sorriso di un martire.

-Fermatevi o spareremo!- minacciò una guardia, recando l'arco in mano.

Giovanni continuò a avanzare lontano dal luogo nel quale si trovava la sua amica fidata, lei lo perse di vista e chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, solo vide volare il cappello sporco di sangue.


Gerard di RowanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora