7.Un lunedì mattina di 💩

296 25 12
                                    

Nel tempo che resta prima di lunedì io ed Avan riusciamo a conoscerci meglio. Non capisco da dove viene tutto questo suo desiderio di passare i pomeriggi con me, ma non mi lamento perché ciò mi permette di stargli vicino ed è tutto ciò che ho sempre desiderato dalla prima superiore ad ora.

Usciamo insieme per un thè da Starbucks, lo accompagno agli allenamenti, a ricreazione ci incontriamo e mi presenta ai suoi amici... persino il sabato sera decide di passarlo con me, Jenette e Matt a guardare un film dopo l'altro mangiando pizza e bevendo CocaCola comodamente sdraiati in divano, mentre invece la domenica pomeriggio mi porta con lui a giocare al LaserTag e poi seratona con i suoi amici.
Adoro il modo in cui mi rende importante davanti alle altre persone.

Così la domenica vado a dormire con un sorriso, che mia ha accompagnata per tutto il giorno, stampato sulle labbra; mentre il lunedì mi sveglio con la consapevolezza​ che tutto questo oggi finisce: torna la ragazza di Avan.

Fatico ad aprire gli occhi, questa notte ho dormito poco e male, resto diversi minuti a rigirarmi sotto il caldo piumone prima di riuscire a trovare la forza per affrontare questo lunedì 11 dicembre; mi metto a sedere sul bordo del letto e infilo il maglione di lana e le ciabatte. Perdo qualche altro minuto a scrutare la sedia, su cui puntualmente ogni giorno riverso il mio armadio, nella speranza di qualche potere telecinetico, sviluppato nella notte, che mi permetta di non lasciare il letto per prendere i vestiti... non funziona e mi decido ad alzarmi una volta per tutte.
Indosso jeans e felpa al volo ed occupo il bagno prima che mio fratello possa anche solo pensare di farsi la prima delle numerose docce della giornata.
Impreco quando Otis scodinzolando mi attraversa la strada facendomi inciampare, impreco quando mi ricordo di non essermi struccata e guardo il riflesso nello specchio, impreco quando mi siedo sulla tavoletta ghiacciata e la temperatura del mio culo va sotto lo zero ed impreco anche quando mi accorgo della macchia rossa sui miei slip.
Mancava il ciclo in questa giornata di merda.
Mi preparo alla bene meglio e scendo a fare colazione da Jenette come ogni mattina con Matt, poi prendiamo il bus e quaranta minuti più tardi siamo al nostro solito angolino di cancello ad aspettare l'ingresso a scuola.

Oggi fa un freddo che mi gela le ossa.
Muovo nervosa la neve con i piedi mentre Jenette mi soffia addosso l'ennesimo sbuffo di fumo. Matt mi squadra silenzioso, nessuno ha voglia di parlare. Tengo lo sguardo fisso sulla strada dalla quale a momenti dovrebbe sbucare la Mini di Avan con, dopo una fantastica settimana, Victoria al posto del passeggero.

Mat: -Resterai delusa, Elizabeth...- parlotta Matt sfregando le mani rosse e screpolate dal freddo quando per la decima volta abbasso lo sguardo sconsolata.

Jen: -Secondo me no, non può dimenticare tutto così in fretta... no?- dice Jenette buttando in terra il restante mozzicone e pestandolo per spegnerlo.

Mat: -Dimenticare no, ma cambiare probabilmente si. Stiamo comunque parlando di un atleta la cui cheerleader è stata assente una settimana, è ovvio che cerchi un rimpiazzo.- osserva il riccio con sguardo triste; non so se sia il suo tono, il mio ciclo o la consapevolezza che quello che dice è tutto vero a darmi più fastidio.

Eli: -Non serve che mi ricordi ogni giorno che per lui sono uno scarto.- ringhio affondando il viso nella sciarpa, Matt mi posa una mano sulla schiena.

Mat: -Non sto dicendo questo, cerco solo di non illuderti.-

Jen: -Beh, le stai spezzando il cuore, coglione.- mi difende la bionda tirando una pacca sulla nuca al riccio.
Finalmente la Mini nera di Avan sbuca all'incrocio.
Jen: -Ora sei più tranquilla? La strega non lo ha ancora rinchiuso.-

Eli: -Ma che dici? A me non interessa.-

Mat: -Non sembrava mentre cercavi di sbranarmi.-
Con una manovra perfetta Avan parcheggia al solito posto, Victoria è con lui e scende dalla macchina con uno dei sorrisi più fastidiosi che io abbia mai visto. Trascina ancora il suo trolley pieno delle cose, probabilmente solo vestiti e scarpe, che le sono servite in questo ritiro speciale. Subito gli occhi di Avan si posano su di me e un sorriso solca le sue labbra, gli faccio un cenno con la mano. Prende il cellulare e qualche istante dopo il mio squilla nella tasca.

Avan Jogia💖:

Dopo la prima ora, davanti il bagno delle ragazze, devo parlarti😘

Sollevo lo sguardo senza capire, vuole davvero vedermi? Forse non tutto di queste settimane si è cancellato.
Digito veloce la risposta:

Okay

Jen: -Boom, uno a zero per Jenette.- esclama la bionda sollevando lo sguardo dal mio cellulare per posarlo soddisfatta su di me. Mi costringo a restare razionale.

Eli: -Vorrà solo dirmi che non ci vediamo più e stronzate del genere.- borbotto guardando nuovamente il ragazzo che ha ormai raggiunto i suoi amici ma continua a fissarmi con un sorrisino.

Jen: -Ah ah, si certo, proprio così... regalate un paio di occhiali a questa ragazza! È stracotto! Nathan dice che in compagnia ormai non parla d'altro che di te!-

Eli: -Nathan esagera.-

Mat: -Merda.- impreca Matt, entrambe ci voltiamo a guardarlo interdette dalla sua esclamazione.

Jen: -Che hai?-

Mat: -Copritemi, copritemi, è lei!- bisbiglia nascondendosi dietro a me e Jenette che ancora non capiamo.

Jen: -Riesci a dirci che cos'hai?- sbuffa alzando lo sguardo al cielo.

Mat: -La ragazza della festa del 2... è lei!- sibila sporgendosi oltre le nostre spalle per spiarla.

Eli: -E qual è il problema?-

Mat: -Non lo so, alla festa è stato così bello che ho paura di incontrarla nella vita vera... cazzo, non sapevo fosse della nostra scuola.-

Jen: -Ti piace una cheerleader, Matt.- dice emozionata Jenette indicando il trolley che si trascina dietro la piccola mora.

Mat: -Non mi piace, non è vero.- smentisce lui, finalmente la campanella suona e possiamo mimetizzarci con la calca di ragazzi che spinge per ripararsi nell'atrio tiepido e accanto ai termosifoni delle classi.

Non ho idea di come faccio a sopravvivere alla prima ora con la consapevolezza che Avan Jogia mi aspetta al piano di sopra alla fine della lezione, so solo che quando suona la campanella la pagina del mio quaderno di filosofia (if you don't know what I mean😉 «Skinny jeans, health cigarette, forbidden love») è pieno di scarabocchi e scritte cubitali del suo nome. Il mio cuore batte a mille mentre mi alzo dal mio banco, con gambe tremanti mi affianco alla cattedra e chiedo al professore di uscire per andare in bagno. Acconsente.
Salendo le scale mi devo aggrappare al corrimano per non inciampare e quando sono al terzo piano mi sembra di non ricordare neanche il mio nome da quanto sono terrorizzata all'idea che Avan voglia bidonare la nostra amicizia. Faccio mente locale su dov'è il bagno ma non ne ho bisogno, da dietro due mani si posano sui miei fianchi e mi scocca un bacio sulla guancia.

Ava: -Ciao Liz.-

Un mese per dirti "Ti amo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora